Riforme Istituzionali
L'Editoriale
 

26/08/99
Franco Ragusa

Par condicio, ovvero: può un’aspirina curare un tumore?

Come per molte questioni italiane, l’attuale scontro sulla “par condicio” si sta svolgendo su di un piano totalmente astratto, non essendo stati affrontati i problemi alla base.
Tra questi, inutile nasconderselo o far finta di nulla, c’è che non vi è nulla di più normale che, nell'ambito di un corpo elettorale di oltre 40 milioni di aventi diritto, possa esservi un discreto numero di elettori facilmente soggetto ad essere influenzato da accorti e continui messaggi mediatici e, quindi, condizionato nella propria scelta di voto.
L’uno per cento? Il dieci per cento?
Sicuramente più vicini all’uno che al dieci. Ma quale che sia questa percentuale, va verificato sino a quale livello, a seconda del sistema elettorale adottato, l’eventuale manipolazione delle coscienze operata da un solo soggetto politico potrebbe avere influenze più o meno gravi sul quadro politico generale e sull’intero sistema istituzionale.
Come si ricorderà, una delle caratteristiche del proporzionale era che senza eccezionali spostamenti di voti non era possibile ipotizzare un mutamento del quadro politico o dei rapporti all'interno delle alleanze di Governo.
Diversamente, con il maggioritario è sufficiente spostare anche soltanto pochi voti per riuscire ad ottenere il governo del paese.
In altre parole, il paradosso del sistema elettorale maggioritario è che alla fine a decidere chi sarà a governare il paese saranno proprio quegli elettori con poche certezze, quegli elettori, cioè, più facilmente influenzabili.
Di qui, per l’appunto, le aumentate esigenze di risolvere la questione delle pari opportunità.
Ma è il problema stesso che, alla luce dell’esperienza pratica, consiglia il suo superamento per altre vie, rinunciando, in primo luogo, al sistema elettorale di tipo maggioritario. Una rinuncia dovuta, vista l’impossibilità di regolare per legge le pari opportunità.
La manipolazione delle coscienze, infatti, per quanto può essere limitata, non può essere annullata del tutto.
Che senso ha vietare gli spot quando è praticamente impossibile controllare l’informazione, televisiva e non soltanto televisiva, di tutti i giorni? E come controllare che la stessa programmazione televisiva non venga realizzata, con la scelta di particolari film o rubriche, proprio al fine di creare delle particolari suggestioni nei telespettatori in occasione delle scadenze elettorali?
E chi potrebbe porre sotto controllo l’attività politica di tutti i giorni, con organizzazioni politiche con elevate capacità finanziarie e quindi d’iniziativa e con materiale propagandistico in grandi quantità, a fronte di altre strutture con molte meno risorse a disposizione?
E si potrebbe proseguire a lungo con questi esempi di “par condicio” impossibile da stabilire per legge ... a meno di non vietare tutto con la certezza che chi avrà più risorse alla fine riuscirà a trovare il modo per utilizzarle.
Ma la difesa ostinata del sistema elettorale maggioritario, di per sé in grado di amplificare e premiare a dismisura i comportamenti antidemocratici di manipolazione delle coscienze, può giustificare tutto questo accanimento terapeutico a colpi di aspirina?


 

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