Cara Emma, anni fa ero una militante del Partito
Radicale. Con questo partito sono anche stata candidata alle elezioni politiche
all'inizio degli anni 90 ed insieme a te ho anche partecipato ad iniziative
di campagna elettorale e ad un comizio in via Garibaldi qui a Torino dove
vivo. Non ho potuto non rimanere sorpresa ed amareggiata al leggere il
testo dei referendum che la lista che porta il tuo nome propone in questi
giorni agli italiani. Come forse ti ricorderai sono sieropositiva da circa
11 anni e per la mia terapia, il servizio sanitario nazionale spende circa
due milioni di lire al mese.
Con la tua proposta di referendum sulla Sanità, io non credo
che avrei libertà di scelta: non credo infatti che nessuna compagnia
privata mi prenderebbe in carico; io rappresento quello che gli assicuratori
rifiutano in quanto "rischio certo" e o non mi assicurerebbero o mi chiederebbero
delle cifre astronomiche che una comune lavoratrice quale io sono non potrebbe
certo permettersi. Per me la libertà di scelta, in un regime di
mercato liberista non esisterebbe. Resterebbe, è vero, a possibilità
del Servizio sanitario nazionale, al quale verosimilmente contribuirebbero
i meno abbienti. Non credo che un servizio simile sarebbe in grado di garantire
le cure a me ed a tanti altri come me. Eppure, quando abbiamo fatta campagne
elettorali insieme mi sembrava che i diritti delle persone con Hiv/Aids
ti stessero molto a cuore.
E ora?
E non oso pensare a cosa potrebbe succedermi sul lavoro se passasse
la libertà di licenziamento, che voi proponete, qualora le mie condizioni
di salute dovessero portarmi ad assentarmi per malattia più spesso
del solito.
Emilia Ferrara, volontaria di InformaGay