Secondo l'ultimo rapporto della Fec, la Commissione federale per le
elezioni, Bill Bradley ha raccolto fondi per 11 milioni e 850 mila dollari
e ne ha già spesi 4 milioni 354 mila. Gli restano ancora in cassa,
senza contare le ultime donazioni, 7 milioni 496 mila dollari. Con questa
cifra Bradley si piazza al terzo posto, dietro Al Gore (17 milioni di dollari
raccolti). I due candidati di punta del partito democratico, anche sommando
le rispettive forze, non raggiungono il risultato del governatore del Texas,
George Bush jr., che ha raccolto ben 37 milioni 289 mila dollari. Una cifra
enorme, soprattutto se si pensa che manca ancora un più di un anno
alle elezioni e la campagna elettorale deve ancora entrare nella fase più
calda. Gli altri dieci candidati repubblicani messi assieme, incluso Lamar
Alexander che ha ritirato la propria candidatura all'inizio di questa settimana,
hanno raccolto meno del solo Bush jr., che appare sempre più inattaccabile
nella sua corsa alla leadership. Finora, ma il rapporto arriva solo fino
al 30 giugno, il partito repubblicano ha mobilitato risorse per più
di 75 milioni di dollari a fronte dei "soli" 30 milioni dei democratici.
Tutti i candidati fanno ricorso alla tecnologia, non solo per presentarsi
agli elettori e spiegare il programma, ma anche per raccogliere fondi.
Le "donazioni" possono essere fatte anche attraverso Internet, con carta
di credito, sui siti ufficiali che ogni aspirante presidente ha aperto.
Una scelta questa, condivisa anche dalla Fec, secondo la quale i contributi
versati on-line possono essere più facilmente verificati diminuendo
così il rischio di truffa e la possibilità di aggirare la
legge sul finanziamento della campagna elettorale. Un tema scottante, quello
dei fondi, che ha già fatto alcune vittime, anche nello staff del
vicepresidente Al Gore. I democratici, spaventati dal divario finanziario
che li separa da Bush jr., stanno correndo ai ripari e promettono di recuperare
sulla distanza.