Riforme Istituzionali
L'Editoriale
 
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29/03/2000
Franco Ragusa
 
Di realismo in realismo, a che punto siamo?

Interessante la lezione di realismo politico fatta da Cossutta nell’intervento a “il manifesto” del 28-3-2000.
Spiega, Cossutta, che in questo paese la sinistra da sola non può vincere le elezioni. Come, quindi, battere la destra e far giungere la sinistra al Governo?
Ma che diamine, grazie ad una legge elettorale che costringa alla coalizione, al bipolarismo.
In tal senso, ed è sin troppo chiaro, il vecchio proporzionale non può funzionare ed è oggi da rifiutare.
Una grande lezione di realismo politico che, guardando ad una situazione politica contingente, trova utile congelare, in via definitiva, l’attuale quadro politico attraverso le forzature della legge elettorale sulle scelte degli elettori.
Non serve però essere molto maligni per individuare, nel processo logico cossuttiano, la sola volontà di salvaguardare personalissime ed egoistiche posizioni di potere che con la “sinistra al governo” c’entrano ben poco.
Di quale sinistra al governo infatti si parla? Chi l’ha vista?
E’ vero, e su questo bisogna concordare con Cossutta: nel paese c’è un senso comune di destra diffuso per il quale è difficile ipotizzare, a breve, un voto elettorale di “sinistra”.
Ma che a Cossutta possa piacere o no, l’attuale “sinistra” oggi governa non grazie alle forzature bipolari, ma più semplicemente perché non c’è nessuna sinistra al governo, ed è sufficiente guardare alla sostanza dei programmi di governo, passati e futuri, per trovare conferme.
Come tentare d’invertire, allora, questa tendenza?
Continuando a sostenere politiche e uomini che del senso comune di destra si fanno i portabandiera e che, a loro volta, contribuiscono ad alimentare?
Alcuni esempi che riguardano anche il “realismo politico” di Rifondazione Comunista, che a livello locale continua a non porsi problemi di alleanze con il centrosinistra.
A cosa hanno portato questi ultimi anni di “realismo politico” di sostegno a molti sindaci che di sinistra non hanno fatto e mai faranno nulla?
Il sindaco di Roma su tutti, esponente di spicco di un partito che a livello nazionale sa soltanto proporre modelli ipermaggioritari ed iperliberisti.
Ma anche a livello di governo locale è sufficiente ricordare le contrapposizioni contro il soprintendente alle Belle Arti sul modello berlusconiano “Io sono il Sindaco eletto dai cittadini, fatemi lavorare!”; la logica speculativa dei lavori per il giubileo che non si è fermata neanche di fronte alla necessità di salvaguardare il patrimonio artistico culturale, con anche lo scandalo dei resti archeologici ritrovati nelle discariche; una politica dell’accoglienza inesistente conclusasi, in queste ultime settimane, con la deportazione dei ROM; e poi le politiche sui trasporti che non hanno favorito in alcun modo la scelta del mezzo pubblico (quale politica delle tariffe?) e le politiche per privatizzare servizi di necessità primaria.
Ecco, questo è un classico esempio di cosa fa la “sinistra” al governo e che va sostenuta secondo lo schema di un concreto realismo politico.
Ma quanto questo realismo politico è in grado di contenere la deriva a destra della società, o quanto, invece, è in grado di alimentarlo?
Se per gli elettori di sinistra romani Rutelli è un modello di sindaco che vale la pena sostenere, per quale motivo il Rutelli nazionale e l’Asinello di Prodi e dell’anticomunista Di Pietro non dovrebbero costituire un modello altrettanto valido da seguire? Solo Berlusconi è la destra da battere?

Alcune considerazioni, infine, sul modo di rapportarsi al referendum sulla legge elettorale.
Non più una posizione pregiudizialmente contraria che individua, in questo referendum, una lesione profonda delle regole di democrazia, il tentativo antidemocratico di cancellare i diritti delle minoranze con un voto maggioritario.
No, oggi Cossutta ci dice che si adeguerà al “risultato”. Il realismo politico che arriva sino al punto di non porre più paletti neanche di fronte alla violazione dei diritti politici più elementari. Il tutto, chiaramente, sempre per salvaguardare proprie specifiche posizioni di potere.
Sarebbe infatti troppo complicato poter conciliare una posizione di dura condanna ai sostenitori del Sì al referendum elettorale e la permanenza in un Governo in gran parte retto da forze politiche che sono parte attiva di questo tentativo antidemocratico di soffocare le minoranze.
Molto meglio risolvere la contraddizione con del “sano” realismo politico.

Un grazie, quindi, a Cossutta. Se potevano esserci dei dubbi riguardo all’opportunità di contrastare i referendum con l’astensione, con le sue precisazioni li ha dissolti tutti.
Un altro buon motivo per distinguersi e per accettare la sfida a tutto campo della difesa intransigente dei diritti attraverso il rifiuto di partecipare a consultazioni elettorali e referendarie truccate in origine.


 

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