Riforme Istituzionali
Interventi
 
http://www.malcolmx.it/riforme/indexint.htm

16/05/2000
Giorgio Cadoni
 
Astenersi è giusto

        Grande è il disordine sotto il cielo. E questa volta  la cosa non presenta alcun aspetto positivo. Mentre Rifondazione comunista, i Cobas e molti comitati propagandano l'astensione, i sindacati nazionali, la sinistra sindacale, le RSU e altri raccomandano di recarsi alle urne per pronunciare il proprio "NO" ai quesiti antisociali. Non vi è dubbio che i fautori del "NO", con l'unica eccezione di chi espone i lavoratori ad una sonora sconfitta pur di non contraddire l'indicazione in favore del maggioritario secco, siano mossi da nobili intenti. Ma poiché non riusciranno a convincere buona parte di coloro che intendono difendere i diritti duramente conquistati dal movimento sindacale astenendosi dal voto, cosa che non faranno i fautori del "SI", il rischio, e si tratta di un rischio assai grave, è quello di attribuire il quorum a un referendum nel quale i "SI" prevarranno inevitabilmente  sui "NO".
E' sorprendente che il sindacato sembri, in quest'occasione, mancare totalmente di quel "realismo" del quale ha dato  tante prove quando meglio avrebbe fatto a organizzare la resistenza dei lavoratori. Realistico, infatti, non è certamente il proposito di seppellire il referendum sotto una "valanga di NO", come se la propensione all'astensionismo potesse essere battuta con una tardiva e, tutto sommato, debole campagna, e neppure è realistico pensare che il futuro governo di destra si ritenga vincolato dall'esito della consultazione. Il dilemma si fa a questo punto angoscioso, perché, anche se, nonostante l'apporto dei fautori del NO, il quorum non venisse raggiunto, una maggioranza di "SI" priverà il movimento sindacale della possibilità di opporsi a un governo che volesse imporre per legge l'abolizione di qualsiasi tutela contro i licenziamenti arbitrari, mentre, qualora diversa fosse stata la posizione assunta dai sindacati, il mancato raggiungimento del quorum, pur prestandosi a pretestuose interpretazioni, avrebbe lasciato intatta la possibilità di opporsi a un simile tentativo.
        Stando le cose come stanno, volentieri accantoneremmo la questione di principio (l'opportunità di contrastare la svalutazione di un importante istituto rifiutando qualsiasi risposta alla petulante insistenza dei radicali) e accoglieremmo le indicazioni dei sindacati, ferma restando la necessità di impedire l'abolizione della quota proporzionale, per sottrarli alla sconfitta che si stanno preparando. Ma se non è illogico pensare che il risultato del referendum, anche nella migliore delle ipotesi, non costituirebbe una barriera insormontabile contro i progetti della destra e che la migliore delle ipotesi è molto meno probabile della peggiore, pare necessario dedurne che,  in ogni caso, non vale la pena di correre il rischio più grave: quello di regalare il quorum ai fautori del "SI".
        Questi sono gli ultimi giorni in cui ci si offre l'occasione di chiarire il significato dell'astensione - che non è qualunquistica indifferenza ma netto e sdegnato rifiuto delle proposte radicali - in maniera da non delegittimare la lotta che i lavoratori saranno costretti a condurre,  con o senza i sindacati, contro la progressiva erosione di ogni loro diritto, della quale proprio i sindacati avranno avuto la pesantissima responsabilità. Nonostante tutto, quindi, è più che mai necessario dichiarare ad alta voce la nostra scelta, che è l'unica a non essere preventivamente perdente e non deve lasciare alcuno spazio a strumentali interpretazioni.
 
Lo staff di "Controcorrente"


 

Indice Interventi