Riforme Istituzionali
Interventi
 
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16/05/2000
Giorgio Cadoni
 
Astensione o no?
Affermazioni tendenziose e falsi argomenti

 Il "manifesto" del 19 corrente pubblica a p. 18, nelle due colonne di destra, un appello ("Diciamo un solo no arancione") firmato dall'avvocato del lavoro Matilde Bidetti ed altri, che è un insieme di affermazioni tendenziose e falsi argomenti. Il primo è che i voti sull'abrogazione dell'articolo 18 della legge 300 "si conteranno comunque". Davvero? Vi immaginate, la destra, se dovesse vincere le prossime elezioni, retrocedere rispettosa e spaurita di fronte al fatto che i "no" sono stati più dei "sì" in un referendum invalido? O magari, qualora fosse stato raggiunto il quorum e i "no" avessero prevalso, incapace di trovare la maniera di introdurre norme che vanificano di fatto l'articolo 18, senza abrogarlo esplicitamente?
La verità è che nella malaugurata ipotesi di un successo della destra dovremo in ogni caso prepararci a respingere l'attacco che sarà portato ai diritti dei lavoratori. Impossibile, dicono i firmatari. E, per sostenerlo, sono costretti a gettare fango sulla "sinistra moderata", leggi DS, e sul sindacato. "Perché è da giurarci che la sinistra moderata non lo impedirebbe e che la Cgil non avrebbe la forza di opporsi, anche per le probabili divisioni che attraverserebbero il sindacato su questo punto", scrivono con bella disinvoltura. Passiamo agli altri argomenti, ossia alle "questioni tattiche".

 "La prima è che questo è l'unico quesito su cui i no sono davvero vincenti". Ahimè, lo sarebbero se fosse possibile modificare con un appello e qualche assemblea, l'irresistibile disgusto nei riguardi della proterva insistenza radicale che tratterrà a casa, per giustificabili motivi, un numero consistente di lavoratori!

 Andiamo avanti: "la seconda è che l'astensione di una parte della destra aiuta ulteriormente il no". Ben detto! Se non che "l'astensione di una parte della destra", se l'indicazione sarà seguita, aiuterà sopratutto l'astensione. E se non sarà seguita e non faremo prevalere l'astensione, aiuterà invece il "sì", dato che, piaccia o non piaccia, occorre dare per scontata l'astensione di una parte consistente della sinistra.

 E infine: "La terza è che che l'astensione non è voto valido, per cui ci ritroveremo il referendum sull'articolo 18 l'anno prossimo". Possibile, ma in questo caso noi non-violenti dovremo mobilitarci per impedire agli italiani di prendere a calci i banchetti radicali, il cui masochismo, nonostante le stentoree dichiarazioni della Bonino, avrà pure un limite.

 Seguono alcune ovvie considerazioni sulla barbarie dell'abrogazione degli ultimi diritti che restano ai lavoratori. Conclusione: "Perché non si può contemporaneamente disertare il voto sulla legge elettorale e dire NO al referendum sui licenziamenti?" La proposta è singolare. Chiedo: se fosse possibile battere con il "no" il referendum sui licenziamenti, perché sarebbe impossibile battere nello stesso modo quello sulla legge elettorale?
Davvero i lavoratori sono così ciechi da non comprendere il nesso indissolubile che li lega, solo perché DS esorta al maggioritario? Quanto i lavoratori seguano le indicazioni di Ds, lo hanno dimostrato le recenti elezioni. E se si pensa, invece, che le seguiranno compatti, l'esortazione a "ritirare solo la scheda arancione" è solo una maniera di scaricarsi la coscienza. Oppure, nonostante tutto, si riconosce efficacia determinante all'astensione? Ma, allora, tanto più è il caso di servirsi di questo mezzo per scongiurare l'insidia tesa all'articolo 18 della legge 300, piuttosto che, sono parole testuali, "provare a vincere questo referendum recandosi alle urne per conquistare il quorum valido".


 

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