Riforme Istituzionali
Rassegna stampa
 
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Corriere della Sera - 11/01/2000

di Giovanni Sartori
 

RIFORME 
Perché assolvo i lettori che non capiscono

LEGGI ELETTORALI 
IMBROGLI CONTINUI

Siccome mi occupo - anche troppo - della nostra riforma elettorale, in questo momento di effervescenza sono bombardato da lettori che mi fanno sapere che non ci capiscono nulla. Li voglio consolare: a questo punto nemmeno io, nemmeno i giornalisti che ne scrivono, e forse nemmeno gli alchimisti dei partiti.

Propongo così, anch'io stufo di essere turlupinato, una semplice regola di semplice decapitazione. Questa: che sono sistemi truffaldini tutti i sistemi elettorali maggioritari - sia a turno unico che a doppio turno, non fa nessuna differenza - che si fondano su coalizioni precostituite al voto. Pertanto sono sistemi truffaldini, senza eccezioni, tutte le riforme elettorali che vanno per la maggiore: il progetto Veltroni (che è tra l'altro una voltagabbanata), il precedente progetto Amato-Villone, il «modello Senato». Ai poveri giornalisti viene detto turno unico o doppio turno, e loro pedissequamente ripetono. Non chiedono, non si fanno spiegare, e quindi non sanno fornire l'indicazione rilevante: se, dicevo, è consentito oppure vietato presentarsi all'elezione in coalizione. Il trucco è tutto lì; ma i nostri divulgatori non l'afferrano e non ce lo fanno capire.

Sono anche stupidamente pedissequi nell'avallare dizioni stupide. Per esempio il «modello tedesco» viene presentato come un sistema proporzionale a «turno unico» (stupidata che viene ripetuta in merito a una delle non so quante proposte Cossiga). Ora, specificare che un sistema proporzionale è a turno unico è come dire «quadrupede di quattro zampe». In tutti i sistemi proporzionali si vota una volta sola (a che servirebbe votare due volte?) e quindi tutti quei sistemi sono per definizione a turno unico. La distinzione tra turno unico e doppio turno si applica soltanto ai sistemi maggioritari, soltanto ai sistemi uninominali. E dunque usiamola quando è da usare. E non usiamola quando serve soltanto a confondere le idee. Qualcuno obietterà che il «modello sindaco» è un sistema proporzionale a due turni. Ma no: viene chiamato così ma tale non è. Il sistema elettorale per i Comuni è proporzionale (e basta) per l'elezione del consiglio comunale, e maggioritario a due turni per l'elezione del sindaco. In questo contesto avvengono due elezioni a fini diversi espletate con metodi diversi. E un sistema proporzionale a due turni non esiste, insisto, perché non può esistere.

Anche la dizione «sistema misto» è mal capita. Il nostro Mattarellum è davvero tale perché combina un criterio maggioritario e un criterio proporzionale sia in entrata (nel modo di votare) sia in uscita (nella distribuzione dei seggi). Ma poi scriviamo che anche il sistema tedesco è misto come il nostro, lasciando capire che è uguale al nostro. Ma non lo è per niente. Quel sistema è misto solo in entrata, ma puramente proporzionale in uscita, e cioè nella distribuzione dei seggi. Si dice anche che il sistema tedesco è «prevalentemente proporzionale». Ma no: non contiene nessuna prevalenza nel metodo di voto; e nel suo esito è, ripeto, interamente proporzionale.

Fin qui gli svarioni e i malintesi sul sistema elettorale. Ai quali aggiungiamo l'errore di far rientrare nel sistema elettorale cose che non c'entrano. Per esempio, la dizione «sistema tedesco con cancellierato» suggerisce che il cancelliere tedesco sia scelto da una indicazione elettorale. Ma così non è. Il sistema del cancellierato si fonda, nella misura nella quale è tale per legge, sul disposto costituzionale del «voto di sfiducia costruttivo», e cioè della norma che dispone che un premier non cade se e finché una maggioranza parlamentare non insedia un suo successore. Dunque, il cancellierato è materia di riforma costituzionale, non di riforma elettorale.

E siccome tutti dicono di volere un premier più stabile e più forte, perché non inserire il disposto tedesco nel nostro ordinamento invece di perseguire la soluzione stupida della elezione diretta del premier? Non so spiegare perché ai nostri politici piaccia tanto perseguire stupidità innecessarie. Il punto da fermare qui è che l'indicazione sulla scheda elettorale del «premier promesso» non può essere legalmente vincolante se prevista soltanto dalla legge elettorale, che è soltanto una legge ordinaria.

Per renderla vincolante occorre, ritengo, una modifica costituzionale. E invece sentiamo blaterare da anni (cominciando da Segni per arrivare, da ultimo, a Boselli) di una elezione diretta del capo del governo come se la questione fosse di riforma elettorale e non anche, prioritariamente, di riforma costituzionale.

E dunque tutta la manfrina sulle riforme elettorali non merita di essere seguita. La semplice verità è che la sola cosa che preme alla quindicina di partiti e partitelli che ci sono stati regalati dal sistema elettorale che abbiamo, è di sopravvivere in tanti quanti sono; e che un sistema maggioritario di coalizione aiuta i partitelli a sopravvivere ancor meglio di un sistema proporzionale, perché li dota di un potere di ricatto che perderebbero altrimenti. Quindi, se consentiremo le coalizioni, tutti i partitini ne usciranno indenni, e tutti gli italiani ne usciranno bastonati e cornuti. La partita è questa. Peccato che così non venga spiegata.
 



 
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