Riforme Istituzionali
Rassegna stampa
 
http://www.malcolmx.it/riforme/indexint.htm


il manifesto - 14/01/2000

Valentino Parlato

Muro contro muro
 
Sulla pericolosità e incostituzionalità dei referendum radicali abbiamo scritto parole inoppugnabili, leggetevi e rileggetevi l'articolo di Luigi Ferrajoli pubblicato su il manifesto di domenica 9 gennaio. L'operazione che Pannella e Bonino stanno tentando è assolutamente eversiva, tuttavia dopo il pronunciamento della Confindustria non resisto alla tentazione di dire, "grazie Emma, grazie Marco". E aggiungo: la Corte costituzionale dovrebbe dichiarare inammissibili i referendum (come si augurano D'Alema e Veltroni e come dovrebbe essere), ma poiché siamo in Italia dove può accadere tutto e il contrario di tutto, mi auguro che la Corte costituzionale li ammetta.

 Non sono masochista, né per il tanto peggio tanto meglio e provo a spiegare il perché di questa mia speranza, che se fossimo in un paese normale e rispettoso della Costituzione non si potrebbe neppure avere. Ma in Italia tutto è possibile.

 Il pronunciamento della Confindustria è stato provocatorio e temerario. E' stato non dico contro la concertazione (che non mi piace) ma contro quel bilanciamento dei poteri che dovrebbe essere proprio di ogni comunità uscita dallo stato selvaggio. La Confindustria, schierandosi, ha detto: noi siamo i padroni e non vogliamo più rotture di scatole. I sindacati non hanno altro da fare che uscire dalla comune: Marco Pannella ha detto che Sergio Cofferati ha ormai un destino di disoccupato. Cancellati i sindacati - che pure sono disposti a concertarsi e che sono stati il soggetto principale che ha consentito l'ingresso dell'Italia in Europa - sarebbe il ritorno allo stato selvaggio: o servilismo, o gatto selvaggio, o anche terrorismo.

 Di fronte a questa prospettiva (che non so neppure quanto convenga alla Confindustria e ai suoi desideri di essere competitiva in Europa) non si può andare a una trattativa al ribasso: sì il problema c'è, il governo sta già facendo qualcosa in questo senso (parole del ministro Salvi), insomma cerchiamo di metterci d'accordo. Su questo terreno, sociale e costituzionale, di equilibrio dei poteri, non si può andare a una trattativa e allora è meglio, andare allo scontro, anche al temutissimo e deprecato "muro contro muro". So bene che è pericoloso, so bene che una sconfitta sociale agisce più in profondo e più lungamente di una sconfitta politica, ma non mi pare che ci sia una via d'uscita che non sia la progressiva capitolazione e lo stravolgimento della nostra repubblica. Se la sfida uscirà dai corridoi del ceto politico potrà essere l'occasione (l'opportunità si dice oggi) di una grande mobilitazione degli italiani, di quel vasto popolo di sinistra che si è ritirato nell'astensionismo e che è ancora alla ricerca di un'identità e di un obiettivo unificante. Gramsci, uno dei pochi sopravvissuti alla modernizzazione, scriveva "è meglio avanzare e morire, piuttosto che arretrare e morire". Meno romanticamente cerchiamo almeno di non arretrare, di accettare lo scontro nel campo aperto del referendum.



 
Indice "Rassegna Stampa"