Nonostante quel che pensano i radicali, la stragrande maggioranza dei cittadini italiani (87,5 per cento) sa che tra qualche mese sarà chiamata a esprimere il suo parere su un nuovo pacchetto di sette referendum. Ma sulla decisione di andare a votare o no, a differenza di quel che sostengono alcuni politologi, c'è ancora grande incertezza. Secondo la Swg, che lunedì 7 febbraio ha sondato un campione rappresentativo di 600 soggetti, solo il 34 per cento degli intervistati andrà sicuramente alle urne e non al mare: dunque la percentuale di chi farà di tutto per far mancare il quorum e di chi ancora vagola nell'incertezza è molto alta.
A giudicare dalle risposte alle domande della Swg, invece, gli schieramenti - tranne in un caso, quello del rimborso per legge ai partiti delle spese elettorali - sono molto chiari e delineati. Eccoli.
MAGISTRATI. A differenza di ciò che molti pensano, il referendum non mira a cancellare la separazione delle carriere tra magistrati dell'accusa e magistrati giudicanti, ma solo ad abrogare alcune norme in vigore sul passaggio dalla funzione di giudice a quella di pm e viceversa (per esempio non potrà più avvenire su richiesta solo dell'interessato). Data la complessità del quesito e la scarsità di informazioni in proposito, la Swg ha preferito una domanda meno precisa chiedendo tout court al campione se è d'accordo o meno con la separazione delle carriere dei magistrati: il 62,8 per cento dice di sì. Per le stesse ragioni non sono state formulate domande sugli altri due quesiti riguardanti argomenti di giustizia (incarichi extra-giudiziari, sistema elettorale del Csm).
GIUSTA CAUSA. Anche in questo caso, secondo la Swg, la scelta è netta. E alquanto prevedibile. Il 56,6 per cento del campione non vuole cancellare quella norma che obbliga il datore di lavoro a riassumere il lavoratore licenziato senza una giusta causa riconosciuta dal giudice; il 31,4 per cento è di parere opposto; gli incerti raggiungono quota 12. Anche sull'altro quesito sociale ammesso dalla Corte costituzionale, il responso è netto: il 63,3 per cento degli intervistati non vuole più la trattenuta obbligatoria sulla busta-paga delle quote di iscrizione ai sindacati; al 25,2 si fermano i no; 11,5 per cento gli indecisi.
ELEZIONI. Abolire il 25 per cento di quota proporzionale ancora presente nella legge elettorale? Il 51 per cento dice sì, ma la fascia di incerti è molto alta, 25,3. Eliminare il rimborso ai partiti delle spese elettorali? 49,2 per cento di sì e indecisi secondo la media: 12,8; il 38 per cento, invece, non ne vuol sapere. La Swg ha incrociato le risposte ai quesiti con le preferenze di voto e confermato la natura molto politica dei sì e dei no.