Riforme Istituzionali
Rassegna stampa
 
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il manifesto - 22/02/2000

Primarie truffa a Londra Blair contro Ken il rosso

Il governativo Dobson preferito al popolarissimo Livingstone

- ORSOLA CASAGRANDE - LONDRA

Alla fine ha prevalso l'ingiustizia. E' stato questo il commento della base del partito laburista dopo l'annuncio, domenica, della vittoria di Frank Dobson (uomo di Tony Blair) su Ken Livingstone (uomo dei militanti). Tony Blair l'aveva detto: il ribelle del Labour, contrario anche alla privatizzazione della metropolitana londinese, doveva essere bloccato, con ogni mezzo. E cosi è stato: il candidato ufficiale del Labour party nelle elezioni per il sindaco di Londra che si svolgeranno il 4 maggio sarà dunque il grigio Frank Dobson, ex ministro della sanità.

 Ken Livingstone non ha ancora detto se si presenterà come candidato indipendente e, visti i risultati di domenica, potrebbe anche farlo: la vittoria è certamente a portata di mano. Sì perché Dobson ha vinto grazie ad un sistema complicato e antidemocratico voluto dagli uomini di Blair e grazie al quale il voto di 75 tra deputati, parlamentari europei e candidati al nuovo consiglio comunale di Londra, valeva tanto quanto il voto dei quasi 35mila iscritti del partito laburista nella capitale. Il sistema escogitato dai fedelissimi di Blair, infatti, ha diviso gli elettori interni al partito in tre sezioni: parlamentari (nazionali ed europei), iscritti (londinesi) al partito, sindacati e associazioni affiliate. Ognuna delle tre sezioni valeva 33,3% nel conteggio finale, a prescindere da quanti fossero i votanti delle singole sezioni. In altre parole, il voto di un parlamentare valeva qualcosa come 450 volte più del voto di un singolo iscritto.

 A spoglio concluso Frank Dobson poteva cosi vantarsi di aver ottenuto il 49.6% dei voti, Ken Livingstone il 46% e Glenda Jackson il 4.4%. Dopo la ridistribuzione delle seconde preferenze Dobson ha chiuso a quota 51.5% e Livingstone a quota 48.5%. Va da sé che il sistema scelto dai vertici del partito era stato disegnato per garantire (nel modo più sicuro possibile) la vittoria di Dobson: cosa che comunque non ha evitato il verificarsi di episodi poco limpidi anche nel contesto di un voto già viziato in partenza. Il più eclatante è stato quello del sindacato dei metalmeccanici (il più vicino al premier e al new Labour) che ha annunciato il suo voto per Dobson (pari al 3.8%) senza nemmeno prendersi il fastidio di consultare i propri iscritti, che non hanno avuto la possibilità di esprimere il loro voto. Alla faccia del celebre motto base della democrazia: un uomo un voto!

 Parlando di risultati reali, Frank Dobson è stato votato da appena 20mila aventi diritto. Ken Livingstone l'hanno votato in 70mila. Tony Blair si è precipitato a congratularsi con il suo candidato e ha invitato Livingstone ad accettare il verdetto delle urne. Dichiarazioni che iscritti al partito e al sindacato hanno definito "ipocrite". Lo stesso Livingstone, dopo l'annuncio dei risultati, ha invitato Fran Dobson a prendere atto del voto e a dimettersi, dal momento che a votarlo è stata una minoranza del partito. Ken "the red" ha ottenuto il 54.9% dei consensi tra i militanti del Labour e il 71% tra gli iscritti al sindacato. Non abbastanza secondo i vertici del partito che contavano sui 75 deputati, 65 dei quali, fedeli all'impegno preso con Blair, il capo del partito, hanno votato per Dobson, il suo favorito. I giochi sembravano fatti. Ma la partita non è ancora chiusa del tutto. Il leader storico della sinistra Labour, Ken il rosso, deve infatti ancora sciogliere un nodo importante, quello di una possibile candidatura da indipendente. I londinesi e la maggioranza del Labour hanno confermato in tutti i sondaggi di essere pronti a votare per Livingstone "indipendente". Frank Dobson e Tony Blair non possono ancora dormire sonni tranquilli.



 
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