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La Repubblica - 23/03/2000

"Fallito il maggioritario"
Berlusconi in campo per il proporzionale. La replica di Fini

di Silvio Buzzanca

Arriva, arriva il Cavaliere. La voce si sparge in fretta, produce speranze e larghi sorrisi in buona parte dell'armata proporzionalista che si è data appuntamento all'ex Hotel Bologna per lanciare il progetto di legge ispirato al modello tedesco. Se viene vuol dire che si schiera, che ha scelto, è contro il referendum, sembra di leggere su molti volti, noti e meno noti, assiepati dietro il tavolo e nella sala. Da destra verso sinistra siedono Urbani (Fi), Boselli (Sdi), Buttiglione (Cdu), Bertinotti (Prc), Adinolfi (Ppi), Pivetti (Udeur), D'Onofrio (Ccd), Zecchino (Ppi), Rebuffa (Upr), Bossi (Lega). In prima fila Giulio Andreotti, più in là Paolo Cirino Pomicino, Vittorio Sgarbi e tanti altri.
Silvio Berlusconi non delude tanta attesa, perché fa capire che ha deciso di combattere in prima linea contro il maggioritario. Al tavolo prende il posto di Bossi, appena andato via, e annuncia il "fallimento del maggioritario". Un sistema, si accalora il Cavaliere, "che pure aveva trovato in me un sostenitore, perché speravo che potesse portare al cambiamento, ma che ha fallito perché ha portato al trasformismo, ai ribaltoni e a un governo senza legittimazione popolare". In serata aggiungerà che non "ha voluto nascondersi dietro un dito" e che giudica il modello di Berlino "non un ritorno al passato, ma un guardare avanti. Il sistema tedesco è compiutamente democratico e favorisce anche il bipolarismo".
Queste le ragioni politiche. Ma ciò che sembra contare nei calcoli del Cavaliere sono sempre e comunque i sondaggi. Berlusconi, infatti, dice e ripete che una decisione vera Forza Italia la prenderà solo dopo il 16 aprile. Ma ammette: "Non ho potuto nascondere i miei pensieri personali, che sono in sintonia con gran parte degli azzurri e che sono confortati dai sondaggi sugli elettori di Forza Italia: c'è stato un fallimento del sistema maggioritario". È giù una sfilza di numeri per dimostrare che la scelta è obbligata. Il 52 per cento degli italiani infatti, secondo il Cavaliere, boccerebbe il sistema maggioritario.
Poco importa che questa linea rischi di mandare in pezzi il Polo. Ma esiste ancora il Polo? Publio Fiori, per esempio, ne decreta la morte proprio ieri. Gianfranco Fini non gradisce e replica. Senza alzare i toni, ma con fermezza, rinviando tutto al 21 maggio. "Non credo che sia colpa del maggioritario se abbiamo avuto i ribaltoni e la moltiplicazione dei partiti - dice il leader di An -; semmai è il fatto che la legge elettorale non è compiutamente maggioritaria". Dunque rotta di collisione. Intanto, Pier Ferdinando Casini si astiene. Non firmerà progetti proporzionalisti prima del 16 aprile.
Le parole di Berlusconi provocano immediate reazioni a sinistra. Per Walter Veltroni, la manovra sul proporzionale è frutto di "una vecchia italia che ogni tanto rispunta". Per il leader dei Ds "il proporzionalismo è un tentativo di ritorno al centrismo; ma nessuno può sostenere che era meglio quando i governi si facevano dopo centinaia di giorni, con accordi notturni tra le segreterie dei partiti". Ieri all'ex Hotel Bologna c'era buona parte di quel mondo. A cominciare da Andreotti, che però ha spiegato ai compagni di viaggio che è meglio combattere per il no o l'astensione. Perchè pensare, come Bertinotti e la Pivetti, che il Parlamento possa intervenire in senso proporzionale dopo una vittoria dei sì non sarebbe politicamente corretto.



 
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