ROMA - Sicurezza, scuola, sanità. La fame delle Regioni non si
ferma: e se arrivasse sulle loro spalle anche il fardello del debito pubblico?
E' quasi una provocazione quella del sottosegretario al Tesoro Piero Giarda,
"padre" della riforma fiscale "federale" varata ad inizio anno: "Questi
due comparti - spiega il professore - assorbono il 10 per cento del reddito
nazionale e più del 35 per cento dell'intero gettito tributario".
A meno che non si voglia anche questo fardello con il decentramento tributario
bisognerà andare con i piedi di piombo: "Se il debito pubblico e
la previdenza restano allo Stato, allora il decentramento tributario non
potrà superare in ogni caso, inclusa la solidarietà, il 40
per cento del totale".
Del resto la riforma c'è già stata, nel febbraio di quest'anno,
e non di poco conto. Oggi le Regioni italiane dispongono di un importante
tributo come l'Irap che produce ogni anno ben 55 mila miliardi. Dal 2001
potranno contare sul 26 per cento dell' intera Iva raccolta dall'erario,
cioè su circa 35 mila miliardi. Inoltre potranno incamerare la tassa
di circolazione, parte delle imposte di fabbricazione sulla benzina e parte
dell'Irpef (fino all'1,4 per cento andrà alle casse regionali),
per un totale di circa 5.000 miliardi.
Cosa manca? "Maggiori competenze alle Regioni per le quali è
necessaria una riforma della Costituzione preceduta forse da qualche analisi
sulle materie da trasferire. E un insieme di strumenti, incentivi e sanzioni,
per realizzare la responsabilità finanziaria ed evitare che io,
Regione, spendo e tu, Stato, paghi", osserva Piero Giarda sulla scorta
delle reprimende impartite per lo sfondamento della spesa già nei
primi mesi di quest'anno.
Ma gestire sicurezza, scuola, sanità è ipotizzabile per
le Regioni? Il discorso riguarda grandi comparti di spesa nel bilancio
dello Stato. "Prendiamo il caso della sanità - spiega Giarda -,
che è notoriamente la più grossa industria italiana, con
700 mila dipendenti e 120 mila miliardi di fatturato: chi dovrebbe fissare
i compensi dei medici e degli infermieri, chi i livelli di prestazione
dei cittadini?". Aggiunge il professore: "Non per niente nella Germania
federale la sanità è assai centralizzata...".
Senza contare la prova-solidarietà. Il meccanismo della nuova
legge sul federalismo fiscale evita il rischio di una spaccatura tra le
Regioni con la creazione di un fondo collettivo che compensa le più
povere: infatti solo sette regioni sono in grado di autofinanziarsi (Piemonte,
Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Toscana, Marche e Lazio) e solo la Lombardia
sarebbe in equilibrio e avrebbe risorse sufficienti per finanziare la "spesa
storica". Perlomeno una difficile quadratura del cerchio.