«No Bertinotti, la sinistra da sola perde» - Intervista a Gavino Angius
di Daria Gorodisky
ROMA - «Un appello molto giusto quello di Romano Prodi. E opportuno,
proprio in questo particolare momento della legislatura in cui per la seconda
volta sembra avvicinarsi la possibilità di dare all'Italia nuove
regole elettorali che garantiscano una effettiva stabilità: un obiettivo
importante per chiunque vinca, ma soprattutto per il Paese». Gavino
Angius, capogruppo dei Ds al Senato, accoglie così il richiamo che
il presidente della Commissione europea rivolge «ai compatrioti»
per sottolineare che «da Bruxelles si soffre per il senso di precarietà»
italiana. Ma cambiare il sistema elettorale è sufficiente a garantire
stabilità?
«Se c'è un forte vincolo con la volontà dell'elettorato,
attraverso l'indicazione del premier sulla scheda, e se si accompagna a
una norma anti-ribaltone, direi di sì. Oggi tutte le forze del centrosinistra
si sono impegnate, come mai in questi anni, a raccogliere anche le proposte
del Polo per raggiungere questo obiettivo, per avere paletti visibili e
solidi in grado di resistere ai capricci estemporanei di una singola formazione».
Il numero due del suo partito, Pietro Folena, ieri ha dichiarato anche
una disponibilità a rivedere la par condicio: era la condizione
posta da Silvio Berlusconi per parlare di legge elettorale.
«E' chiaro che ci debba essere una corrispondenza tra sistema
di voto e norme che regolano la comunicazione politica in campagna elettorale,
l'abbiamo sempre affermato. Il ricatto politico invece è inaccettabile.
Poi rimane sempre il conflitto di interessi, che il centrosinistra dovrebbe
affrontare come una delle riforme incompiute da portare a termine».
Fausto Bertinotti, leader di Rifondazione comunista, critica la proposta
elaborata dalla maggioranza ribadendo che l'unica via è quella di
seguire il sistema tedesco puro.
«Noi siamo per il "cittadino arbitro", come diceva Roberto Ruffilli,
per il cittadino che sceglie. Per Bertinotti invece è il partito
che deve essere arbitro: tornando al sistema proporzionale senza l'elemento
coalizione, ogni partito pensa a sé. E' una sorta di idea pessimistica
per cui il centrosinistra ha perso e ognuno raccolga i propri cocci, un'idea
che non condivido».
Il segretario della Quercia Walter Veltroni ha più volte sollecitato
la riapertura di un dialogo con Rifondazione, la quale però si assesta
su un modello elettorale diverso dal vostro. Come si può comporre
la frattura?
«La necessità di aprire un confronto con Rifondazione
è diffusamente sentita. Però è ovvio che tra noi e
loro esistono diversità di opinioni. Io vorrei invitare Bertinotti
a riflettere su un punto: la sinistra da sola non vince; può farlo
quando si allea con il centro. E allora quando si discute di legge elettorale
bisogna liberarsi dal rischio di far prevalere l'interesse particolare
su quello generale, che è un sistema di voto imperniato sulla garanzia
della stabilità».
Il presidente del Consiglio Giuliano Amato si dice ottimista sulla
possibilità di varare la nuova legge elettorale. E lei?
«Diciamo che sono più ottimista di qualche settimana fa.
Anche se comunque sto con i piedi per terra: le valutazioni non positive
sulla possibilità di fare la riforma arrivate da esponenti del Polo,
come Fisichella, Tremonti, Urbani, fanno nascere il sospetto che nel centrodestra
prevalga il calcolo numerico in base al quale per loro sarebbe più
favorevole l'attuale Mattarellum».
Al di là di tecnicalità e calcoli, la partita comunque
appare sostanzialmente politica, giocata con la regola del "perde chi resta
con il cerino acceso in mano", cioè chi alla fine apparirà
come affossatore della riforma.
«Noi non vogliamo fare il gioco del cerino, vogliamo discutere
in modo chiaro e trasparente. Però, certo, è bene che emerga
da dove arrivano le resistenze e perché…»