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Corriere della sera - 20/06/2000

«No Bertinotti, la sinistra da sola perde» - Intervista a Gavino Angius

di Daria Gorodisky

ROMA - «Un appello molto giusto quello di Romano Prodi. E opportuno, proprio in questo particolare momento della legislatura in cui per la seconda volta sembra avvicinarsi la possibilità di dare all'Italia nuove regole elettorali che garantiscano una effettiva stabilità: un obiettivo importante per chiunque vinca, ma soprattutto per il Paese». Gavino Angius, capogruppo dei Ds al Senato, accoglie così il richiamo che il presidente della Commissione europea rivolge «ai compatrioti» per sottolineare che «da Bruxelles si soffre per il senso di precarietà» italiana. Ma cambiare il sistema elettorale è sufficiente a garantire stabilità?
«Se c'è un forte vincolo con la volontà dell'elettorato, attraverso l'indicazione del premier sulla scheda, e se si accompagna a una norma anti-ribaltone, direi di sì. Oggi tutte le forze del centrosinistra si sono impegnate, come mai in questi anni, a raccogliere anche le proposte del Polo per raggiungere questo obiettivo, per avere paletti visibili e solidi in grado di resistere ai capricci estemporanei di una singola formazione».
Il numero due del suo partito, Pietro Folena, ieri ha dichiarato anche una disponibilità a rivedere la par condicio: era la condizione posta da Silvio Berlusconi per parlare di legge elettorale.
«E' chiaro che ci debba essere una corrispondenza tra sistema di voto e norme che regolano la comunicazione politica in campagna elettorale, l'abbiamo sempre affermato. Il ricatto politico invece è inaccettabile. Poi rimane sempre il conflitto di interessi, che il centrosinistra dovrebbe affrontare come una delle riforme incompiute da portare a termine».
Fausto Bertinotti, leader di Rifondazione comunista, critica la proposta elaborata dalla maggioranza ribadendo che l'unica via è quella di seguire il sistema tedesco puro.
«Noi siamo per il "cittadino arbitro", come diceva Roberto Ruffilli, per il cittadino che sceglie. Per Bertinotti invece è il partito che deve essere arbitro: tornando al sistema proporzionale senza l'elemento coalizione, ogni partito pensa a sé. E' una sorta di idea pessimistica per cui il centrosinistra ha perso e ognuno raccolga i propri cocci, un'idea che non condivido».
Il segretario della Quercia Walter Veltroni ha più volte sollecitato la riapertura di un dialogo con Rifondazione, la quale però si assesta su un modello elettorale diverso dal vostro. Come si può comporre la frattura?
«La necessità di aprire un confronto con Rifondazione è diffusamente sentita. Però è ovvio che tra noi e loro esistono diversità di opinioni. Io vorrei invitare Bertinotti a riflettere su un punto: la sinistra da sola non vince; può farlo quando si allea con il centro. E allora quando si discute di legge elettorale bisogna liberarsi dal rischio di far prevalere l'interesse particolare su quello generale, che è un sistema di voto imperniato sulla garanzia della stabilità».
Il presidente del Consiglio Giuliano Amato si dice ottimista sulla possibilità di varare la nuova legge elettorale. E lei?
«Diciamo che sono più ottimista di qualche settimana fa. Anche se comunque sto con i piedi per terra: le valutazioni non positive sulla possibilità di fare la riforma arrivate da esponenti del Polo, come Fisichella, Tremonti, Urbani, fanno nascere il sospetto che nel centrodestra prevalga il calcolo numerico in base al quale per loro sarebbe più favorevole l'attuale Mattarellum».
Al di là di tecnicalità e calcoli, la partita comunque appare sostanzialmente politica, giocata con la regola del "perde chi resta con il cerino acceso in mano", cioè chi alla fine apparirà come affossatore della riforma.
«Noi non vogliamo fare il gioco del cerino, vogliamo discutere in modo chiaro e trasparente. Però, certo, è bene che emerga da dove arrivano le resistenze e perché…»
 



 
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