di Silvio Buzzanca
ROMA - Forza Italia pone cinque condizioni per aprire il dialogo sulla
legge elettorale; il ministro Antonio Maccanico, insiene al centrosinistra,
rinnova la disponibilità a trattare, ma chiede che le richieste
vengano tradotte al più presto in emendamenti. Un piccolo braccio
di ferro in cui c'è da segnalare l'intervento di Giuliano Urbani,
critico verso l'impianto della proposta e critico anche contro le pressioni
del presidente della Repubblica per un accordo. "Il Quirinale - spiega
il professore - è lodevolmente pressante perchè si faccia
una legge. Naturalmente deve essere altrettanto chiaro, anche al Quirinale,
che ci si può spingere a fare una buona legge, ma non ha diritto
di spingerci verso una qualsiasi legge". Prima timida presa di distanza
dal Colle, dove ieri sera è salito Giuliano Amato. E non è
da escludere che il capo dello Stato e il premier abbiano parlato anche
di legge elettorale.
Il nuovo capitolo della complicata partita per cambiare il Mattarellum
trova comunque sostanza nella risposta di Forza Italia in cinque punti
alla proposta unitaria della maggioranza. Tocca formalizzarla ad Enrico
La Loggia, il presidente dei senatori azzurri che mette nero su bianco
le richieste azzurre: ovviamente deve essere introdotto un premio di maggioranza;
le nuove norme elettorali devono valere anche per il Senato; va cambiato
il capitolo della sfiducia costruttiva (che secondo Forza Italia mal si
concilia con l'indicazione del premier e rischia di istituzionalizzare
i ribaltoni): il governo deve dare garanzie sulla modifica dei collegi;
infine, ultima, ma non certo richiesta secondaria, è ribadita la
richiesta di spazzare via la legge sulla par condicio.
La risposta di Maccanico a botta calda è molto "aperturista,
tutta tesa a mostrare "disponibilità al confronto". "Alcune proposte
- spiega però il ministro delle Riforme - oggi le hanno fatte. Ma
bisogna anche che le formulino, semprechè siano compatibili con
il testo del ddl". E il vice di Maccanico, Dario Franceschini, aggiunge
che "se il problema è davvero il premio noi abbiamo sempre detto
che se ne può discutere. E' però necessario che ora qualche
proposta venga anche da loro".
In effetti il problema del premio di maggioranza potrebbe essere superato
agevolmente visto che Umberto Bossi ha rotto gli indugi e ha dato il via
libera della Lega anche su questo punto. Maccanico sta lavorando anche
intorno a questa ipotesi ed è chiaro che il premio, tale da portare
la coalizione vincente che ha superato il 40 per cento al 55 per cento,
dovrà essere ritagliato dalla quota proporzionale.
Il ministro per le Riforme è meno ottimista, invece, sulla questione
fiducia costruttiva, innovazione che richiede la modifica della Costituzione.
"Vedremo quando la esamineremo: ricordo che questa questione va in discussione
alla Camera, non qui dove ci si confronta sulla legge elettorale", dice
Maccanico.
Le posizioni del governo sono sostenute dalla maggioranza che con forza
chiede al Polo di uscire allo scoperto. "Mi sembra come far partire il
Giro d'Italia sulle Dolomiti, anzichè in pianura come si fa di solito",
ironizza Gavino Angius di fronte alla richieste di La Loggia. Il capogruppo
dei Ds però non vuole demordere e attende di sapere cosa diranno
An, Ccd e la Lega.