Riforme Istituzionali
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La Stampa - 04/10/2000
 
L'amaro frutto di una farsa
 
di Federico Geremicca

Se la disputa non riguardasse una faccenda seria, verrebbe da dire che tutto è bene quel che finisce bene: e che dunque è un’ottima cosa che il balletto si sia concluso e che qualcuno, finalmente, abbia deciso di calare il sipario sulla farsa della riforma della legge elettorale. Ma, appunto, la questione in discussione è seria. E non essendo nemmeno detto che sia poi davvero conclusa, il comunicato con il quale la Casa delle libertà ha annunciato che "non esistono più le condizioni tecniche e politiche per proseguire nel confronto", un paio di annotazioni almeno le merita.

La prima riguarda l’argomento scelto per decretare la fine del confronto: e cioè il fatto che, con la doppia apparizione tv dell’altra sera, "Rutelli ha aperto formalmente la campagna elettorale". Argomentazione debole, come lo sono - inevitabilmente - tutte le argomentazioni non genuine. Infatti, se bastasse un passaggio in tv a decretare l’avvio del confronto elettorale, l’Ulivo - di fronte alle ripetute apparizioni del leader del Polo sulle sue televisioni - avrebbe potuto dichiarare la campagna elettorale aperta già mesi e mesi fa.

Meglio sarebbe stato, insomma, se il Polo avesse detto le cose per come stanno: e cioè che, per legittimi motivi di coesione interna e di oggettiva utilità, non vede ragione per cambiare un sistema elettorale che sembra favorirlo (così come nel 1996, al contrario, favorì la vittoria dell’Ulivo). La seconda annotazione riguarda, invece, il futuro. E cioè cosa è possibile attendersi da oggi in poi. La risposta pare semplice: o la presa d’atto che si tornerà al voto con l’attuale e incongrua legge elettorale oppure un ulteriore inasprimento della tensione politica, di fronte all’annunciata volontà del centrosinistra di procedere da solo alla modifica delle norme attuali.

Tra le due possibilità, è davvero difficile immaginare quale sia la peggiore. E’ certo, però, che se la Casa delle Libertà si è assunta ieri una pesante responsabilità annunciando la fine del confronto, appare pericolosa e velleitaria la tentazione del centrosinistra di cambiare a sei mesi dal voto la legge elettorale a colpi di maggioranza: ammesso e non concesso, naturalmente, che sia davvero compatto e dunque in maggioranza, su una questione tanto scivolosa come quella in discussione.



 
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