ROMA — La questione è solo apparentemente tecnica. Perché
in realtà vuol dire per gli outsider di D’Antoni, Bertinotti e Di
Pietro il doppio dei seggi in Parlamento. A patto che intervenga una leggina
che proibisca le liste civetta su cui scaricare lo scorporo previsto dall’attuale
legge elettorale. Dopo alcuni giorni di lavoro dietro le quinte (per i
dantoniani la vicenda è seguita da Mario Adinolfi, già coordinatore
della campagna contro il referendum maggioritario; l’ex pm se ne occupa
personalmente, Rifondazione ha delegato il gruppo del Senato), ieri i tre
partiti sono usciti allo scoperto con un appello pubblico. Ma Silvio Berlusconi
ha già detto che non ci sta. «Noi non l’abbiamo mai fatto
mentre la sinistra sì», annuncia. «Ora non ci fidiamo
più della sinistra che dice che non le userà e faremo anche
noi ricorso a questo strumento».
I terzopolisti, però, non si arrendono. «In questi giorni»,
recita la nota, «si vocifera di un possibile ricorso alle cosidette
liste civetta da parte di entrambe le coalizioni di centrodestra e centrosinistra,
al fine di aggirare la legge elettorale. Chi lo facesse si renderebbe colpevole
di un vero e proprio furto di voti ai danni delle forze politiche non coalizzate:
un attentato alla democrazia ed una vera e propria truffa politica».
Firmato: Bertinotti, D’Antoni, Di Pietro. Fu Massimo D'Alema il primo,
nel dicembre scorso, a proporre un accordo bipartisan che impegnasse ad
evitare l'aggiramento del meccanismo di scorporo. Antonio Soda ha già
fatto sapere che l’Ulivo non è contrario. Anzi, il sottosegretario
Dario Franceschini ci lavora già da un po’: «Tocca al Polo»,
avverte, «rispondere con chiarezza anziché nascondersi dietro
falsità, come fa Berlusconi».