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La Repubblica - 10/02/2001
 
Appello antiliste civetta
Berlusconi: ma io le farò
Bocciata una richiesta D’Antoni-Bertinotti-Di Pietro
 

ROMA — La questione è solo apparentemente tecnica. Perché in realtà vuol dire per gli outsider di D’Antoni, Bertinotti e Di Pietro il doppio dei seggi in Parlamento. A patto che intervenga una leggina che proibisca le liste civetta su cui scaricare lo scorporo previsto dall’attuale legge elettorale. Dopo alcuni giorni di lavoro dietro le quinte (per i dantoniani la vicenda è seguita da Mario Adinolfi, già coordinatore della campagna contro il referendum maggioritario; l’ex pm se ne occupa personalmente, Rifondazione ha delegato il gruppo del Senato), ieri i tre partiti sono usciti allo scoperto con un appello pubblico. Ma Silvio Berlusconi ha già detto che non ci sta. «Noi non l’abbiamo mai fatto mentre la sinistra sì», annuncia. «Ora non ci fidiamo più della sinistra che dice che non le userà e faremo anche noi ricorso a questo strumento».
I terzopolisti, però, non si arrendono. «In questi giorni», recita la nota, «si vocifera di un possibile ricorso alle cosidette liste civetta da parte di entrambe le coalizioni di centrodestra e centrosinistra, al fine di aggirare la legge elettorale. Chi lo facesse si renderebbe colpevole di un vero e proprio furto di voti ai danni delle forze politiche non coalizzate: un attentato alla democrazia ed una vera e propria truffa politica». Firmato: Bertinotti, D’Antoni, Di Pietro. Fu Massimo D'Alema il primo, nel dicembre scorso, a proporre un accordo bipartisan che impegnasse ad evitare l'aggiramento del meccanismo di scorporo. Antonio Soda ha già fatto sapere che l’Ulivo non è contrario. Anzi, il sottosegretario Dario Franceschini ci lavora già da un po’: «Tocca al Polo», avverte, «rispondere con chiarezza anziché nascondersi dietro falsità, come fa Berlusconi».
 



 
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