Caro direttore,
il professor Sartori, nell'articolo del 2 novembre, ricorda che sulle leggi
approvate dal Parlamento il presidente
"deve soltanto effettuare un controllo di legittimità (specialmente
sulla copertura finanziaria); dopodiché la sua firma è un
atto
dovuto".
In effetti, nella nostra prassi costituzionale, il presidente, invece
di promulgarle, ha rinviato alle Camere quasi sempre solo leggi
viziate in legittimtà e soprattutto per motivi di mancata copertura
finanziaria. Ricordo però un caso in cui il Presidente Einaudi
esercitò un controllo di merito, rinviando con un messaggio
motivato una legge alle Camere perché altamente inopportuna. La
legge disponeva in via provvisoria a favore di certi funzionari la
conservazione di un aberrante sistema di compensi integrativi di
magre retribuzioni: tasse pagate dal singolo utente per ottenere un
servizio dallo Stato avrebbero dovuto continuare a passare
direttamente nelle tasche del funzionario. Nessuna norma costituzionale
lo vietava. Nondimeno Einaudi prese carta e penna,
scrisse il messaggio, spiegò che l'esigenza di retribuire degnamente
i funzionari era giusta ma quel sistema era aberrante, e
rinviò la legge alle Camere. Gli diedero ragione.
Chi vuole può leggersi il messaggio nel volume degli "Scritti
economici storici e civili" di Luigi Einaudi, pubblicato da Arnaldo
Mondadori nella collana dei Meridiani.
Silvio Basile