Riforme Istituzionali
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Corriere della sera 13-04-2001
 
Sulla scheda i nomi dei due candidati

Il voto al Premier? L'ultimo sopruso

di Giovanni Sartori

A quanto pare la cosiddetta Casa delle Libertà (tale, immagino, per contrapporsi a una malvagia Casa delle Oppressioni) si propone di far stampare sulla scheda elettorale il nome del premier designato. E dunque, per la Casa delle Libertà, il nome di un certo Silvio Berlusconi. Ma la Casa delle Oppressioni (pardon, volevo dire il Centrosinistra) non eccepisce e si propone di fare la stessa cosa. E dunque per l’Ulivo, Margherita e compagni, sulla scheda elettorale dovrebbe apparire il nome di Rutelli. Chi lo ha stabilito? A quanto pare lo hanno deciso di comune accordo i partiti dei due schieramenti. Verrebbe voglia di festeggiare: in tanta smodata rissa su tutto, finalmente un consenso su qualcosa. Ma questo accordo è consentito dalla legge? A me sembra di no. Anzi, a me sembra incostituzionale.
Chi stampa le schede di voto le deve stampare come dispone la legge elettorale, e cioè in conformità ai dettati del famigerato Mattarellum. E il Mattarellum non contempla che la scheda elettorale contenga l’indicazione di un premier designato. Si potrà osservare che se la legge elettorale non lo prevede, nemmeno lo vieta. Ma in questo caso il divieto discende dritto dritto dalla Costituzione; una Costituzione che è di tipo parlamentare e che con l’indicazione del capo del governo sulla scheda del voto verrebbe trasformata in un sistema diverso. Diverso perché (1) spoglia il Parlamento del diritto di scegliere e investire il premier, (2) spoglia il Parlamento del diritto di cambiarlo, e perché (3) spoglia anche il capo dello Stato di una delle sue prerogative.
Alle eccezioni di incostituzionalità si risponderà, immagino, che l’indicazione sulla scheda non è vincolante, che equivale a una promessa elettorale (e si sa che le promesse elettorali sono promesse da marinaio). Ma questa è una scappatoia che non regge. Le promesse elettorali sono verbali o stampate dai partiti sulla loro stampa. Se stampate dallo Stato su una scheda di voto diventano invece un impegno giuridicamente vincolante. Dopo il voto il vincitore potrà sostenere di essere stato «voluto» dal popolo. Dal che ulteriormente discende che cambiarlo sarebbe tradire la volontà dell’elettore.
A proposito, povero elettore. Passin passetto il votante italiano sta diventando il più violentato del mondo. I sistemi elettorali maggioritari (e il Mattarellum lo è per tre quarti) sono di per sé sistemi di voto fortemente coercitivi. Il votante è costretto a scegliere, nel suo collegio, per un solo candidato; e meno scelta di così si muore. Peraltro nei sistemi maggioritari che funzionano a dovere questa imposizione è alleviata dal fatto che gli elettori inglesi, o canadesi, o americani, si imbattono in candidati «propri», in candidati locali che sono espressione del loro collegio. Da noi, invece, abbiamo candidati «paracadutati», talché il signor Vendramin si presenta a Palermo e il signor Fecarotta si presenta a Varese. Nessuno li ha mai visti prima, e Vendramin e Fecarotta trovano i loro collegi soltanto con l’aiuto di una guida.
Ed ecco, ora, che a questo povero elettore costretto a votare per dei paracadutisti, o dei paracadutati, si impone anche di abbinare Fecarotta a Rutelli, o (dico a caso) Vendramin a Berlusconi. Il che aggiunge sopruso a sopruso. Mettiamo che io sia un elettore di sinistra, e come tale disposto a digerire il candidato che la sinistra mi spedisce da Roma. Ma perché mai dovrei anche digerire la incambiabilità di Rutelli? Alla stessa stregua, mettiamo che io sia un elettore di destra. Ma posso votare destra perché sono contrario alla sinistra, e non perché io sia innamorato di Berlusconi. Questa doppia imposizione, questa doppia coercizione, è davvero necessaria? Rispondo: a mio sommesso parere è non soltanto un sopruso, ma è anche una violazione surrettizia della Costituzione che abbiamo. Perché l’indicazione del premier sulla scheda di voto trasforma il nostro sistema in un sistema di elezione diretta del capo del governo. E’ un sistema attuato solo in Israele, e che in Israele ha dato pessima prova. Non sia mai detto che i nostri politici si lascino fermare da così poco. Possono essere fermati, però, da una elezione inficiata (inficiabile) per incostituzionalità.



 
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