Riforme Istituzionali
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Corriere della sera 09-05-2001
 
Ma al Quirinale non piacciono quegli spot
 
IL RETROSCENA: L’articolo 92 della Costituzione assegna al capo dello Stato il potere di nomina
 
di Francesco Verderami
 
Nell’esecutivo anche Mario Cicala e Jas Gawronsky
 
ROMA - Quando Berlusconi fece il pre-annuncio dell’annuncio, il Quirinale ritenne di non dover intervenire. È vero che quel discorso aveva destato scandalo sul Colle, «prima del voto presenterò la mia squadra di governo», ma era settembre, allo scioglimento delle Camere mancavano molti mesi, e la sortita del Cavaliere alla festa della Vela fu ridimensionata, derubricata a semplice slogan pre- elettorale. Epperò da quel momento il leader del Polo non smise di adoperare con cadenza ritmata quel messaggio, così incisivo che, appena l’Ulivo pose fine alla violenta battaglia per la premiership, anche Rutelli ne fece uso, «anch’io presenterò la mia squadra di governo prima del voto». Da allora fu un susseguirsi di preavvisi e indiscrezioni, «Tremonti all’Economia», «D’Alema agli Esteri», «noi avremo un mister I», «noi un mister C». Finché Ciampi decise di porre fine alla martellante sequenza di spot propagandistici, irritato e non poco per il modo in cui i due candidati a palazzo Chigi stavano calpestando - più o meno inavvertitamente - prerogative e funzioni proprie del capo dello Stato. Raccontano che dal Colle giunse ai duellanti lo stesso avviso: «Ora basta». «Ciampi mi ha invitato a non diffondere la lista dei ministri», spiegò Berlusconi ai suoi alleati. E anche Rutelli ammutolì, «sulla lista di governo non mi caverete più un nome, nemmeno sotto tortura», disse d’un tratto ai giornalisti, e ieri - durante il forum al Corriere - ne ha spiegato il motivo: «Al presidente della Repubblica si deve portare il rispetto che la Costituzione impone».

Perché ai duellanti il Quirinale ha ricordato la Costituzione, l’articolo 92 che assegna al capo dello Stato la «nomina» dei ministri, mentre al presidente del Consiglio tocca «proporli». La difesa di questa prerogativa non è solo questione di forma, è l’ultimo argine a una sorta di rivoluzione costituzionale in atto, se è vero che i nomi di Berlusconi e Rutelli nei simboli elettorali rappresentano - come disse Fini in un’intervista - «una sorta di elezione diretta del premier». Anticipare la lista dei ministri «sarebbe pertanto scorretto», sottolineò in seguito il leader di An, convenendo con Berlusconi sulla linea della discrezione.
Ieri però, nel confessionale mediatico di Porta a porta, il Cavaliere si è di nuovo spinto ai confini di quella frontiera invalicabile, annunciando nomi nuovi e preannunciandone altri: in caso di vittoria il 13 maggio Berlusconi vorrebbe con sé, oltre a Montezemolo, il suo portavoce del ’94 Jas Gawronsky. Di più, pare che dietro l’accenno ad alcuni magistrati da inserire nella squadra, si celi l’ex segretario dell’Anm Mario Cicala. Sua Emittenza è stato attento a non inserire i nomi nelle caselle dei ministeri proprio per non indisporre Ciampi, ma negli accordi con il Quirinale non era prevista la ripresa degli «spot». Perché in fondo di «spot» si tratta, perché la trattativa vera inizierà dopo le elezioni, chiunque le vinca, perché risultati alla mano si valuteranno la forza dei partiti e le loro richieste.
Bossi, per esempio, potrebbe accettare di andare al governo come gli chiede Berlusconi solo in presenza di una solida maggioranza di centro-destra e di un buon risultato della Lega, altrimenti - se il Carroccio dovesse incespicare - è certo che il Senatùr rimarrebbe fuori dall’esecutivo, con le mani un po’ più libere. Perfino Casini bada a non scoprirsi troppo. Ieri il Cavaliere ha ripetuto che «l’orientamento in principio era di avere due vice premier, però dovremo vedere come andrà il voto». Sarà un caso, ma nei giorni scorsi il capo del Ccd ha confidato di non aver ancora deciso se entrare nell’esecutivo, «perché o c’è la serenità di una maggioranza ampia alle Camere, oppure ci ragioneremo sopra».
E dire che Casini rimane uno dei candidati agli Esteri, la vera incognita dell’ipotetico gabinetto Berlusconi: sarà un tecnico o un politico a occupare quella poltrona? È possibile che proprio per quel dicastero Ciampi faccia valere l’articolo 92 della Costituzione, perchè la Farnesina riflette l’immagine del governo presso le Cancellerie internazionali, e sebbene il Cavaliere continui a dire che «il premier svolge di fatto le funzioni del ministro degli Esteri», c’è da supporre che il Quirinale avrà voce in capitolo.


 
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