Riforme Istituzionali
Rassegna stampa
 
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il manifesto 24-07-2001
 
I diritti che non si possono sospendere 
 
Claudio Castelli, Segretario Naz. di Magistratura Democratica
 
Le drammatiche vicende che hanno accompagnato il vertice del G8 pongono gravi interrogativi a tutti coloro che hanno a cuore il rigoroso rispetto dei diritti e delle libertà nel nostro paese.
Come magistrati - che sono stati costretti in passato a confrontarsi con gravissime forme di violenza «politica» - assistiamo con preoccupazione alla rinascita di inaccettabili forme di violenza. Con eguale preoccupazione percepiamo il pericolo che siano indebitamente assimilate alla rinascente violenza anche le manifestazioni di dissenso e di protesta, in una indistinta ottica repressiva che ha il duplice negativo effetto di rafforzare chi pratica la violenza e di limitare i diritti costituzionali di chi dissente e contesta pacificamente.
In uno stato diritto le istituzioni devono garantire in ogni momento che divergenze e conflitti possano esplicarsi e svilupparsi nella legalità; e alla legalità deve essere informata l’azione degli organi di polizia e di sicurezza. Con questo spinto occorrerà ricercare la verità sui fatti di Genova senza allinearsi ad alcuna versione «precostituita».

In tale ottica suscita allarme l’anomalo provvedimento con cui il procuratore della repubblica di Genova ha inibito ad uno dei pm assegnatari di partecipare agli atti del procedimento relativo alla perquisizione svolta sabato sera, giustificandolo sulle base di dichiarazioni, peraltro di ordine generale e non sul merito, rilasciate dallo stesso.
In questo contesto si susseguono notizie che tutte suscitano allarme ed inquietudine: l'esecuzione nel centro stampa del Gsf di una perquisizione motivata dall'art. 41 Tulps (che non richiede preventiva autorizzazione da parte della magistratura) sul presupposto dell'avvenuta identificazione di una associazione a delinquere; le informazioni date dalla stampa sui numerosi arresti effettuati nel corso della perquisizione, su violenze avvenute nei confronti degli arrestati e sulle lesioni, anche assai gravi, da questi riportate.
In attesa degli accertamenti doverosi che verranno compiuti sui fatti ricordiamo che la Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo ha più volte affermato che il divieto di trattamenti «inumani e degradanti (art. 3 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo) è assoluto, non consente deroghe «neppure nelle circostanze più difficili quali la lotta contro il terrorismo ed il crimine organizzato, e neppure in caso di pericolo pubblico», e comprende certamente i maltrattamenti e le percosse inflitte alle persone comunque arrestate. Anche «nei confronti della persona privata della sua libertà il ricorso alla costrizione fisica che non sia reso strettamente necessario dalla condotta dell'arrestato sminuisce la dignità umana e costituisce in via di principio una violazione dell'art 3 della Convenzione». Nessuna situazione di eccezionalità può giustificare sospensioni o interruzioni di diritti costituzionali.

 



 
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