Il ministero degli Esteri indaga sul comportamento
della polizia italiana. Anche Londra annuncia verifiche
Paolo Valentino
Tute nere, la Provincia accusa le forze dell’ordine
GENOVA - «Le forze dell’ordine sapevano
dove erano i Black bloc. Abbiamo avvertito noi personalmente Questura e
Prefettura più volte per più giorni che a Quarto dormivano
trecento Tute nere, che hanno fatto danni per ottocento milioni. Eppure
né carabinieri né polizia sono intervenuti». La denuncia
è del presidente della Provincia di Genova Marta Vincenzi che, insieme
ai suoi assessori, racconta di avere tempestato di telefonate le forze
dell’ordine, senza alcun risultato. «La prime richieste d’aiuto risalgono
già alla notte tra il 19 e il 20», dice. La Provincia aveva
concesso ai Cobas ospitalità negli uffici distaccati di Quarto.
Ma la sera del 19 una banda di Tute nere tedesche riesce a entrare con
violenza nella sede. La mattina dopo i Black bloc aumentano e diventano
300. Un furgone li rifornisce di spranghe. L’assessore Eugenio Massolo
verifica di persona la situazione. Vincenzi telefona «ogni ora»
in questura e in prefettura per chiedere aiuto, ma nessuno interviene.
Sabato 21 gli uffici di Quarto sono ormai completamente devastati dalle
Tute nere. Alle 10.30 la polizia si presenta finalmente nel rifugio dei
Black bloc. Quindici auto, racconta sempre Vincenzi, vengono accolte da
un lancio di pietre e se ne vanno dopo un quarto d’ora senza essere intervenute.
La presidente della Provincia chiede spiegazioni: «Hanno detto che
l’operazione era tecnicamente pericolosa». Poche ore dopo la polizia
interveniva duramente nella scuola Diaz, a caccia proprio di Tute nere.
Polizia, accuse dall'Europa
Il governo tedesco e Amnesty: Italia sotto osservazione
Andrea Tarquini
BERLINO - Accuse di pestaggi e maltrattamenti brutali, giovani manifestanti
stranieri arrestati e ricoverati con lesioni craniche gravi, e quel che
è peggio, i rappresentanti diplomatici e consolari tedeschi, inglesi
e di altri paesi europei che solo dopo giorni sono stati messi in condizioni
di esercitare il loro diritto di contattare immediatamente i concittadini
incarcerati. La Germania esige dalle autorità italiane un rapporto
con chiarimenti e spiegazioni esaurienti e denuncia la violazione degli
accordi internazionali di Vienna sui diritti consolari. I Verdi, partito
di governo, chiedono un'inchiesta internazionale sull'operato della polizia
a Genova. A Londra il ministro degli Esteri Jack Straw ammette in diretta
radio che il problema esiste, i liberaldemocratici premono su Blair per
energiche proteste presso Roma. In un'iniziativa assolutamente inabituale
verso un paese della Ue e della Nato, Amnesty international - la più
autorevole organizzazione per la difesa della libertà nel mondo
- lancia un urgente appello chiedendo al governo italiano il rispetto dei
diritti umani dei dimostranti arrestati; la Federazione internazionale
dei giornalisti deplora le brutalità: l'operato delle forze dell'ordine
nei giorni del G8 diventa scandalo internazionale, esplode come clamoroso
autogol del nuovo governo. E' un durissimo colpo che l'Italia del centrodestra
ha inferto da sola alla sua immagine nel mondo.
«Pesanti accuse alla polizia italiana», titolava ieri mattina
la liberale Sueddeutsche Zeitung, il più diffuso quotidiano tedesco
di qualità. «Quattro o cinque giorni di attesa imposta ai
diplomatici prima di poter incontrare i loro concittadini in prigione è
un comportamento da dittature del Terzo mondo», incalzava a Londra
il deputato liberaldemocratico Menzie Campbell, invitando Downing Street
a «ricordare a Berlusconi che l'Europa è fatta di valori comuni
di democrazia, non solo di economia e commercio». E insieme ad altri
prestigiosi intellettuali anglosassoni, Noam Chomsky lanciava un appello
per la liberazione dei dimostranti in prigione. Denunce della repressione
fioccavano su internet nei siti di monitoraggio dei diritti umani, come
usa per i regimi autoritari.
«Vogliamo un'inchiesta internazionale», dicono i Verdi
Cem Ozdemir e Hans Christian Stroebele. Il secondo è accorso in
volo a Genova per incontrare tutti i detenuti. Nei resoconti di media e
ambasciate attraverso l'Europa, l'Italia appariva simile alla Berlino Est
o alla Praga degli ultimi sussulti repressivi dell'89, alla Turchia delle
violenze in carcere o alle passate dittature latinoamericane, non a un
paese fondatore della Comunità europea. Mai nel dopoguerra democratico
costruito dagli Adenauer, dai De Gasperi, dai Mitterrand e dai Kohl un
paesechiave dell'Europa occidentale era apparso ai partner con un simile
volto da sorvegliato speciale deviante dai valori comuni.
«Solo da poche ore abbiamo potuto contattare tutti i tedeschi
arrestati», ci dice un portavoce del ministero degli Esteri di Berlino.
«Gli arrestati sono 68, di cui 9 in ospedale». La presenza
tra loro di feriti gravi, le denunce di gravi maltrattamenti nel blitz
al social forum, poi in caserme e centri raccolta dei detenuti, sono notizie
assolutamente inabituali in Europa, sottolineano i diplomatici tedeschi.
Aggiungendo: «Ascolteremo e registreremo tutte le testimonianze,
vogliamo dalle autorità italiane un rapporto chiarificatore, una
nostra protesta ufficiale non è esclusa». Particolarmente
gravi appaiono i casi del ventunenne tenuto in isolamento da autorità
consolari e famiglia anche durante il coma per lesioni cerebrali e l'operazione,
e della giovane giornalista di Junge Welt Kirsten Wagenstein, di cui Berlino
descrive come «molto nauseanti» le circostanze dell'arresto:
le è stato sequestrato l'accredito stampa, per 4 giorni non ha avuto
notificati capi d'accusa, a lungo il console ha chiesto invano informazioni
su di lei. O il dramma della giovane berlinese Katharina Zeuner, figlia
d'un professore dell'Università di Berlino. «Temo sia stata
maltrattata, ho paura per lei», ci dice il padre. Per la Federazione
internazionale dei giornalisti, Ajdan Whjite denuncia pestaggi anche contro
inviati dei media, e poliziotti travestiti da giornalisti, in palese violazione
degli accordi internazionali. Proteste anche nelle piazze europee: a Digione,
in Francia, e a Granada in Spagna i consolati italiani sono stati occupati
per alcune ore, a Madrid attentati hanno colpito una banca e una rivendita
d'automobili. Violenza chiama violenza, in una spirale che inquieta l'Europa
intera.