Riforme Istituzionali
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Corriere della sera 26-07-2001
 
Il governo tedesco: chiarezza su feriti e arresti

Il ministero degli Esteri indaga sul comportamento della polizia italiana. Anche Londra annuncia verifiche
 
Paolo Valentino

BERLINO - Il governo federale vuole vederci chiaro sulle brutalità e i maltrattamenti contro cittadini tedeschi cui, secondo molte testimonianze, la polizia italiana avrebbe fatto ricorso durante e dopo le dimostrazioni di Genova. Sei funzionari delle missioni diplomatiche di Berlino in Italia sono stati incaricati dal ministero degli Esteri di verificare i racconti, le condizioni e il trattamento ricevuto dai tedeschi, ricoverati o arrestati in seguito agli incidenti dello scorso fine settimana. Ma i dubbi sul comportamento delle forze dell’ordine italiane e sull’effettivo rispetto delle garanzie dei manifestanti non sono solo tedeschi. In Gran Bretagna i giovani fermati a Genova hanno raccontato di essere stati picchiati durante il blitz nella scuola, ma anche durante la successiva detenzione, e il ministro degli Esteri britannico Jack Straw, intervistato dalla Bbc, ha assicurato che sarà accertata la veridicità delle denunce. Accuse anche dalla Spagna: diversi cittadini iberici hanno raccontato di avere subito gravi violenze dalla polizia italiana e la rappresentanza consolare spagnola ha documentato il quadro clinico preoccupante di molti di loro.
In Germania, il comportamento delle forze di sicurezza italiane ha sollevato dubbi anche al Bundestag, il Parlamento tedesco. Un deputato verde, Christian Stroebele, è volato ieri in Italia per accertarsi di persona della situazione, mentre, sia dalle file della maggioranza rosso-verde che dell’opposizione di sinistra, si sono levate voci in favore di una indagine internazionale sui fatti avvenuti in margine al G8. Secondo l’Auswaertigesamt, la Farnesina tedesca, molti dei 70 giovani arrestati dopo le proteste si sono lamentati di essere stati maltrattati dai poliziotti. «Accerteremo queste informazioni e ne parleremo con le autorità italiane», ha detto una portavoce. E ha fatto l’esempio di una donna, con i denti rotti per le percosse ricevute durante gli scontri, alla quale sarebbe stata data assistenza medica soltanto dopo l’intervento dei funzionari consolari. Secondo il loro rapporto, l’attuale trattamento in prigione sarebbe corretto, ma l’arresto e la sistemazione provvisoria sarebbero stati «molto, molto cattivi». Chiarimenti, il governo federale, ha anche chiesto a proposito della giornalista Kirsten Wagenschein, l’inviata del giornale berlinese «Junge Welt», da quattro giorni in carcere, senza che siano state specificate le accuse. L’ipotesi di una commissione internazionale d’inchiesta sugli incidenti di Genova è stata evocata ieri da Cem Oezdemir, deputato ecologista vicino al ministro degli Esteri, Joschka Fischer. Gli ha fatto eco Winfried Wolf, parlamentare della Pds, il partito neo-comunista erede della Germania orientale. Wolf ha citato il racconto di alcune interpreti, che hanno assistito gli arrestati, secondo le quali la polizia avrebbe violato «massicciamente i più elementari diritti dei fermati».
L’accusa di scarsa trasparenza rimbalza in altri Paesi. Funzionari del ministero degli Esteri svedesi hanno lamentato di non riuscire ad ottenere informazioni sui cittadini finiti in carcere e in ospedale. E in Gran Bretagna - dove i primi due reduci da Genova hanno denunciato un pestaggio in carcere - le critiche in Parlamento sono esplicite. Secondo il parlamentare Menzie Campbell, portavoce del partito liberal-democratico per gli affari esteri, «il governo britannico dovrebbe esprimere nel modo più fermo a quello italiano che l’Europa non è solo economia e commerci, ma anche standard e valori comuni. Impedire per quattro giorni l’accesso alle autorità consolari è una cosa che ci si potrebbe aspettare da dittature del Terzo Mondo».
 


 La presidente: erano 300, avvertimmo questura e prefettura, nessuno intervenne

Tute nere, la Provincia accusa le forze dell’ordine

GENOVA - «Le forze dell’ordine sapevano dove erano i Black bloc. Abbiamo avvertito noi personalmente Questura e Prefettura più volte per più giorni che a Quarto dormivano trecento Tute nere, che hanno fatto danni per ottocento milioni. Eppure né carabinieri né polizia sono intervenuti». La denuncia è del presidente della Provincia di Genova Marta Vincenzi che, insieme ai suoi assessori, racconta di avere tempestato di telefonate le forze dell’ordine, senza alcun risultato. «La prime richieste d’aiuto risalgono già alla notte tra il 19 e il 20», dice. La Provincia aveva concesso ai Cobas ospitalità negli uffici distaccati di Quarto. Ma la sera del 19 una banda di Tute nere tedesche riesce a entrare con violenza nella sede. La mattina dopo i Black bloc aumentano e diventano 300. Un furgone li rifornisce di spranghe. L’assessore Eugenio Massolo verifica di persona la situazione. Vincenzi telefona «ogni ora» in questura e in prefettura per chiedere aiuto, ma nessuno interviene. Sabato 21 gli uffici di Quarto sono ormai completamente devastati dalle Tute nere. Alle 10.30 la polizia si presenta finalmente nel rifugio dei Black bloc. Quindici auto, racconta sempre Vincenzi, vengono accolte da un lancio di pietre e se ne vanno dopo un quarto d’ora senza essere intervenute. La presidente della Provincia chiede spiegazioni: «Hanno detto che l’operazione era tecnicamente pericolosa». Poche ore dopo la polizia interveniva duramente nella scuola Diaz, a caccia proprio di Tute nere.
 



La Repubblica 26-7-2001

Polizia, accuse dall'Europa
Il governo tedesco e Amnesty: Italia sotto osservazione
 
Andrea Tarquini

BERLINO - Accuse di pestaggi e maltrattamenti brutali, giovani manifestanti stranieri arrestati e ricoverati con lesioni craniche gravi, e quel che è peggio, i rappresentanti diplomatici e consolari tedeschi, inglesi e di altri paesi europei che solo dopo giorni sono stati messi in condizioni di esercitare il loro diritto di contattare immediatamente i concittadini incarcerati. La Germania esige dalle autorità italiane un rapporto con chiarimenti e spiegazioni esaurienti e denuncia la violazione degli accordi internazionali di Vienna sui diritti consolari. I Verdi, partito di governo, chiedono un'inchiesta internazionale sull'operato della polizia a Genova. A Londra il ministro degli Esteri Jack Straw ammette in diretta radio che il problema esiste, i liberaldemocratici premono su Blair per energiche proteste presso Roma. In un'iniziativa assolutamente inabituale verso un paese della Ue e della Nato, Amnesty international - la più autorevole organizzazione per la difesa della libertà nel mondo - lancia un urgente appello chiedendo al governo italiano il rispetto dei diritti umani dei dimostranti arrestati; la Federazione internazionale dei giornalisti deplora le brutalità: l'operato delle forze dell'ordine nei giorni del G8 diventa scandalo internazionale, esplode come clamoroso autogol del nuovo governo. E' un durissimo colpo che l'Italia del centrodestra ha inferto da sola alla sua immagine nel mondo.
«Pesanti accuse alla polizia italiana», titolava ieri mattina la liberale Sueddeutsche Zeitung, il più diffuso quotidiano tedesco di qualità. «Quattro o cinque giorni di attesa imposta ai diplomatici prima di poter incontrare i loro concittadini in prigione è un comportamento da dittature del Terzo mondo», incalzava a Londra il deputato liberaldemocratico Menzie Campbell, invitando Downing Street a «ricordare a Berlusconi che l'Europa è fatta di valori comuni di democrazia, non solo di economia e commercio». E insieme ad altri prestigiosi intellettuali anglosassoni, Noam Chomsky lanciava un appello per la liberazione dei dimostranti in prigione. Denunce della repressione fioccavano su internet nei siti di monitoraggio dei diritti umani, come usa per i regimi autoritari.
«Vogliamo un'inchiesta internazionale», dicono i Verdi Cem Ozdemir e Hans Christian Stroebele. Il secondo è accorso in volo a Genova per incontrare tutti i detenuti. Nei resoconti di media e ambasciate attraverso l'Europa, l'Italia appariva simile alla Berlino Est o alla Praga degli ultimi sussulti repressivi dell'89, alla Turchia delle violenze in carcere o alle passate dittature latinoamericane, non a un paese fondatore della Comunità europea. Mai nel dopoguerra democratico costruito dagli Adenauer, dai De Gasperi, dai Mitterrand e dai Kohl un paesechiave dell'Europa occidentale era apparso ai partner con un simile volto da sorvegliato speciale deviante dai valori comuni.
«Solo da poche ore abbiamo potuto contattare tutti i tedeschi arrestati», ci dice un portavoce del ministero degli Esteri di Berlino. «Gli arrestati sono 68, di cui 9 in ospedale». La presenza tra loro di feriti gravi, le denunce di gravi maltrattamenti nel blitz al social forum, poi in caserme e centri raccolta dei detenuti, sono notizie assolutamente inabituali in Europa, sottolineano i diplomatici tedeschi. Aggiungendo: «Ascolteremo e registreremo tutte le testimonianze, vogliamo dalle autorità italiane un rapporto chiarificatore, una nostra protesta ufficiale non è esclusa». Particolarmente gravi appaiono i casi del ventunenne tenuto in isolamento da autorità consolari e famiglia anche durante il coma per lesioni cerebrali e l'operazione, e della giovane giornalista di Junge Welt Kirsten Wagenstein, di cui Berlino descrive come «molto nauseanti» le circostanze dell'arresto: le è stato sequestrato l'accredito stampa, per 4 giorni non ha avuto notificati capi d'accusa, a lungo il console ha chiesto invano informazioni su di lei. O il dramma della giovane berlinese Katharina Zeuner, figlia d'un professore dell'Università di Berlino. «Temo sia stata maltrattata, ho paura per lei», ci dice il padre. Per la Federazione internazionale dei giornalisti, Ajdan Whjite denuncia pestaggi anche contro inviati dei media, e poliziotti travestiti da giornalisti, in palese violazione degli accordi internazionali. Proteste anche nelle piazze europee: a Digione, in Francia, e a Granada in Spagna i consolati italiani sono stati occupati per alcune ore, a Madrid attentati hanno colpito una banca e una rivendita d'automobili. Violenza chiama violenza, in una spirale che inquieta l'Europa intera.
 



 
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