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Amnesty International 10-12-2001
 
Diritti umani a rischio in ogni parte del mondo dopo l'11 settembre
Nell'anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, Amnesty International si appella alla responsabilita' della comunita' internazionale

          Nell'anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, Amnesty International chiede alla comunita' internazionale, Stati Uniti d'America e Regno Unito in particolare, di agire immediatamente per offrire adeguata e costante assistenza ai rifugiati in fuga dalla guerra in Afghanistan.
Gli aiuti internazionali dell'inizio del conflitto non hanno soddisfatto le esigenze e migliaia di persone versano tuttora in condizioni disperate, senza riparo ne' cibo, come denuncia Irene Khan, Segretaria Generale dell'organizzazione, attualmente in Pakistan per discutere di diritti umani con vittime, rifugiati, enti a tutela dei diritti umani, rappresentanti governativi e della societa'
civile.

          Amnesty International si appella inoltre alla comunita' internazionale affinche' rimanga imparziale nel giudicare tutti i governi per le violazioni dei diritti umani. Chiede alla comunita' internazionale e ai mezzi di comunicazione di non permettere che la campagna contro il "terrorismo" distolga l'attenzione dalle altre situazioni di crisi o di preoccupazione per il rispetto dei diritti umani in altre aree del mondo. "Per combattere il terrorismo internazionale, molti governi hanno introdotto nuove misure che minacciano i diritti umani dei loro stessi cittadini, immigrati e rifugiati. Dobbiamo impedire che gli attacchi negli Stati Uniti vengano utilizzati come pretesto per ulteriori abusi dei diritti umani", sostiene Amnesty International. L'organizzazione esprime la sua preoccupazione all'indomani dei molteplici provvedimenti legislativi e delle azioni procedurali adottate nel mondo, che minano fortemente gli standard minimi in materia di diritti umani, ponendo a rischio non solo il legittimo esercizio del diritto alla liberta' d'espressione e di associazione, ma anche il diritto alla privacy e i diritti di minoranze e richiedenti asilo.

          Negli Stati Uniti, il Patrioct Act, approvato lo scorso 26 ottobre, amplia enormemente i poteri governativi autorizzando le autorita' a deportare e trattenere, per un periodo di tempo indefinito, cittadini stranieri senza presentare prove contro di loro o permettere una significativa ricusazione della legalita' della detenzione. Sarebbero centinaia le persone oggi in carcere - le cifre fornite dal governo sono solo parziali - detenute in violazione dei loro diritti processuali: non sono note le accuse, non si conosce il luogo di detenzione, non sono state informate le rispettive ambasciate. Sono, inoltre, molte le denunce di maltrattamenti e abusi ai danni dei detenuti.

          Il Presidente George W. Bush ha firmato l'ordine che prevede l'istituzione di tribunali militari speciali per i cittadini stranieri accusati di terrorismo, concedendo una discrezionalita' assoluta all'esecutivo di decidere chi sara' perseguito e in virtu' di quali leggi, e di rivedere condanne e sentenze, violando cosi' il principio di separazione tra potere esecutivo e giudiziario.

          Si teme che le leggi approvate possano autorizzare il ricorso ad esecuzioni extragiudiziali o ad altre forme di abuso da parte di agenti federali statunitensi. Amnesty International ha inviato al Procuratore Generale Ashcroft un memorandum dettagliato con le sue preoccupazioni sulle recenti misure adottate dal Dipartimento di Giustizia statunitense.

          Nel Regno Unito, in deroga all'art. 5 della Convenzione europea dei diritti umani che vieta la detenzione senza processo, il governo ha presentato il 13 novembre un disegno di legge "anti-terrorismo" (Anti-terrorism, Crime and Security Bill) che intende convertire in legge entro breve. Amnesty International non e' a conoscenza di altri governi europei che intendano derogare i propri impegni presi sulla base dei trattati internazionali sui diritti umani dopo gli attacchi dell'11 settembre.
   Tale disegno di legge prevede la detenzione preventiva senza processo ("internamento"), la negazione del diritto di asilo e la detenzione illimitata senza le garanzie previste dalla Convenzione sui rifugiati del 1951 nei confronti delle persone sospettate di attivita' terroristiche. Il testo rende inoltre l'incitamento all'odio religioso un reato penale. Secondo tale provvedimento il ministro dell'interno potra' individuare le persone "sospettate di essere terroristi internazionali", la cui definizione e' estremamente vaga e include coloro che "hanno legami con esponenti di gruppi terroristi internazionali".

          La definizione di "terrorismo" e' stata ripresa dal Terrorism Act entrato in vigore per l'Irlanda del Nord nel febbraio 2001 e gia' oggetto di forti critiche da parte di Amnesty International. Una definizione cosi' vaga rischia di colpire gli individui soltanto
sulla base della loro appartenenza politica, etnica, religiosa o della loro nazionalita'. Nel corso degli anni le legislazioni di emergenza sono state causa di gravi violazioni dei diritti umani, come processi iniqui, tortura e trattamenti crudeli, inumani e degradanti. In particolare, le misure di "internamento" sono state in passato causa - soprattutto in Irlanda del Nord - dell'incarcerazione di numerose persone innocenti.

          In Cina il codice penale prevede reati, come attivita' "contro la sicurezza dello stato", o "contro l'unita' della madrepatria"
formulati in maniera sufficientemente vaga per poter considerare terroristi semplici dissidenti o simpatizzanti di movimenti indipendentisti, o chi pratica la propria fede religiosa al di fuori delle istituzioni statali.

          In tal modo, le autorita' cinesi - cogliendo l'opportunita' della lotta interna al terrorismo - hanno chiesto solidarieta' alla comunita' internazionale per la loro "lotta interna contro il terrorismo", favorendo cosi' una dura repressione nelle zone interessate da fermenti indipendentisti come il Xinjiang, a maggioranza musulmana, la Mongolia interna e il Tibet ed estendendo la campagna Yanda ("colpire duro"), gia' in atto contro la criminalita' dall'inizio dell'anno con oltre 3000 condanne a morte comminate nella prima meta' del 2001, anche sui movimenti indipendentisti e religiosi.
Benche' le autorita' cinesi rifiutino di fornire qualsiasi dato in proposito, Amnesty International e' a conoscenza di centinaia di persone di etnia uigura accusate di appartenere o solo fiancheggiare movimenti indipendentisti o autonomisti arrestate nelle ultime settimane e della chiusura e in alcuni casi della distruzione di moschee e scuole coraniche in Xinjiang. Anche nella regione tibetana si e' assistito ad un incremento della attivita' repressive.

          La Cina sta vivendo un momento molto positivo nelle sue relazioni internazionali con l'assegnazione dei Giochi Olimpici, l'ingresso nel WTO, tuttavia, continua a non rispettare le norme internazionali, come la Convenzione Internazionale sui Diritti Civili e Politici e quella sui Diritti Economici e Sociali e Culturali, di cui e' firmataria, ed e' forte il timore che nel prossimo futuro la situazione possa ulteriormente deteriorasi, anche a causa della diminuzione della pressione internazionale.

           Amnesty International teme inoltre che alcuni governi possano utilizzare la campagna contro il "terrorismo internazionale" per inasprire la repressione nei confronti dei loro avversari.

          Nella Confederazione Russa c'e' stata una crescente discussione tra i governanti circa l'"utilizzo" della guerra contro il terrorismo" in tutto il mondo per risolvere la questione della Cecenia, ipotizzando uno stretto legame tra l'organizzazione di Usama Bin Laden e i combattenti ceceni. In Turchia, membri sospetti dell'Hizbullah, gruppo armato dell'opposizione, sono stati di recente detenuti arbitrariamente e torturati. In Israele e nei Territori Occupati il numero delle vittime e' continuato ad aumentare, sono state osservate da Amnesty International uccisioni illegali da parte di gruppi armati israeliani e palestinesi, torture, processi iniqui, chiusure e demolizioni di case. In molti paesi delle Americhe, inclusi Argentina, Brasile, Repubblica Dominicana, Messico, Paraguay, Peru' e Uruguay, persone sono state trattenute e sospetti sono ricercati per avere legami con Usama Bin Laden. Si teme che alcuni possano essere vittime di detenzione arbitraria e maltrattamenti.
 
FINE DEL COMUNICATO

Roma, 10 dicembre 2001

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