Riforme Istituzionali
Rassegna stampa
 
www.riforme.net


il manifesto 10-12-2001
 
Senza diritti dopo l'11 settembre
Assemblea pubblica al Rialtoccupato di Roma sulle nuove legislazioni d'emergenza
 
Tiziana Barrucci
 

Del diritto internazionale dei diritti umani si sta facendo carta straccia. Le nuove legislazioni d'emergenza stanno mandando all'aria il lavoro di secoli. La nuova legislazione sul terrorismo e il dibattito europeo sul mandato d'arresto internazionale sono i punti all'ordine del giorno su cui si concentra l'attenzione. Se n'è discusso ieri in un'assemblea pubblica organizzata da Antigone al Rialtoccupato di Roma. Presenti, tra gli altri, Mauro Palma, Giuseppe Cascini, Arturo Salerni, Daniela Di Lucio (Amnesty), Toni Negri, Ersilia Salvato, Cesare Salvi, Luigi Saraceni.
E all'elissi sui diritti l'unica via d'uscita è la resistenza, vale a dire la lotta guidata dalla socialdemocrazia europea arricchita con il nuovo movimentismo, no global e metalmeccanico. Soluzione proposta da Cesare Salvi come da Toni Negri, Giovanni Russo Spena, Papi Bronzini e Luigi Ferrajoli.
Mentre la discussione è scivolata via dall'assurdità della legge antiterrorismo - analizzata ieri dall'avvocato Arturo Salerni "rientrano nel reato anche l'occupazione abusiva e finanche la minaccia di commettere uno dei reati considerati terroristici" - al vero e proprio "editto" del presidente Bush sui tribunali speciali commentato da Luigi Ferrajoili. Tutto in un'operazione che vuole "cambiare il senso comune del diritto penale" e costruire una doppia legalità tra la garanzia "di impunità per lorsignori e di distruzione del principio di garantismo". Difronte a un terrorismo che Toni Negri vede come "una macchina di guerra a due facce degli stati canaglia e incanaglimento delle classi poericolose" o, per dirla come Cesare Salvi, dal garantismo di classe all'attacco a chi dissente. E non se ne esce se la questione viene posta a livello di massa come un'alternativa tra sicurezza e libertà, quando ai cittadini viene chiesto di rinunciare alla loro libertà per ottenere più sicurezza.
A proposito del mandato d'arresto si pone poi una questione metodologica di base: una costruzione dell'Unione europea al contrario, che parte dai principi di repressione comuni senza toccare gli aspetti che maggiormente dovrebbero costruirne le basi, vale a dire propio le garanzie dei diritti. Una questione quest'ultima affrontata con la carta di Nizza, ma che resta ancora aperta e poco chiara. Mentre il mandato di cattura, lo ricorda Bronzini, fa parte del secondo pilastro di costruzione europea: se il primo è quello del mercato comune il secondo riguarda la politica di sicurezza interna ed esterna. E a differenza dell'altro, il secondo pilastro non è ancora compreso nell'alveo garantista caratteristico del primo.
Se la questione della guerra in sé resta volutamente al margine della discussione - "abbiamo deciso di affrontare oggi solo l'aspetto degli effetti di essa sul diritto" spiega Mauro Palma nell'introduzione - in molti non possono fare a meno di parlarne, neanche lo stesso Ferrajoli che tiene subito a sottolineare la violazione della carta Onu e la posizione della guerra per sua natura negazione del diritto e occasione per la restrizione della libertà. Da qui gli aspetti "più spaventosi" come le leggi patriottiche made in Usa, fino alle pecche nostrane. Dalla "spudorata arroganza con la quale si tenta di sovvertire l'ordinamento affermando la superiorità dei poteri al diritto" fatta negli stati oltreoceano fino ad arrivare a quella italiana. Una parentesi che si apre ovviamente sulla linea del governo Berlusconi caratterizzata da "una spregiudicatezza inaudita". Dove il riferimento alla divisione dei poteri è davvero d'obbligo, anzi necessario, come lo è, secondo Ferrajoli, rovesciare le accuse di questi giorni contro la magistratura. Il senato ha violato una regola secolare. Per la prima volta influenzando processi in corso attraverso atti politici su due ordinanze della Corte costituzioneale che sarebbero state disattese dai giudici (per quanto riguarda il processo Previti) mentre in realtà la loro interpretazione è soltanto diversa da quella del governo". Soluzione, sempre, la lotta sociale, che non può essere che una lotta per i diritti. Mentre sul piano della discussione un nuovo appuntamento potrà essere fissato a breve: un convegno specifico, stavolta, su democrazia e diritti.



 
Indice "Rassegna Stampa e Opinioni"