Riforme Istituzionali
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Corriere
della sera 20-12-2001
Offese al Tricolore, la Giunta
della Camera «assolve» Bossi
Con i voti del Polo. Ulivo: scandalo. Era
stato condannato a 1 anno e 4 mesi
In un comizio nel ’97 il ministro leghista aveva
detto: «Con la bandiera mi ci pulisco il ....»
MILANO - Affermare durante un comizio che l’unica
cosa da fare quando si ha tra le mani il Tricolore è quella di «pulirsi
il culo» rientra nell’insindacabilità dell’espressione del
proprio pensiero di cui godono i parlamentari della nostra Repubblica.
Così almeno la pensa la Giunta per le autorizzazioni a procedere
della Camera che ieri, con i voti favorevoli della Casa delle Libertà
e quelli contrari del centrosinistra, ha «assolto» Umberto
Bossi. Il quale, in un’afosa serata di luglio di quattro anni fa, in un
paesino del Comasco, quando ancora il Carroccio faceva rima con secessione
e i palazzi del potere romano parevano lontani anni luce, arringò
il popolo padano, suggerendo, tra le altre cose, questo inedito uso della
nostra bandiera. A differenza di altri comizi, contro il Senatur non si
limitarono a levarsi le consuete grida scandalizzate da destra e da sinistra:
intervenne la magistratura e al leghista venne inflitto un anno e quattro
mesi di reclusione (pena sospesa) per vilipendio del vessillo nazionale.
Quattro anni dopo, e siamo a ieri, scenario diverso: il ministro Umberto
Bossi, a detta degli esponenti del centrodestra (suoi alleati) che compongono
la Giunta, pronunciò quella frase in «un momento in cui era
all’opposizione» e perdippiù mentre «si stava votando
in Parlamento una legge sull’esposizione del Tricolore negli edifici pubblici»:
insomma, quell’espressione rientrava nella legittima «critica politica».
Lo stesso Senatur, va detto, ha in qualche modo agevolato l’indirizzo assolutorio
della Giunta, inviando una lettera di scuse nella quale ammette di aver
usato quel giorno «un’espressione infelice», imputa ogni responsabilità
alla «foga del comizio» e giura che non era sua intenzione
«offendere la bandiera».
Battuto dal voto, il centrosinistra ha dato sfogo
alla sua ira. «Se Bossi ha dignità politica e istituzionale,
si deve dimettere subito da ministro» ha detto Giuseppe Fanfani della
Margherita. E un gruppo di ds (Bielli, Carboni e Kessler), fatto presente
che «è la prima volta che insulti alla bandiera sono considerati
prerogative parlamentari», accusa An di «aver rinunciato a
tutelare il Tricolore per convenienze di tipo elettorale». Ignazio
La Russa, uno dei colonnelli di Fini, pur preferendo tenersi alla larga
da un giudizio di merito sulla decisione della Giunta, ha affermato: «Reato
era e reato rimane. Forse Bossi è riuscito a dimostrare che frasi
di quel tipo le aveva già dette nell’esercizio dell’attività
parlamentare. Non so... Certo, chi l’ha votato non giustifica e non condivide».
Ora l’«assoluzione» della Giunta dovrà essere ratificata
dalla Camera. Se passa, il giudice che condannò Bossi ha due possibilità:
accettare il pronunciamento di Montecitorio e annullare la sentenza oppure
fare ricorso alla Corte Costituzionale.
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