Riforme Istituzionali
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L'Espresso 28-12-2001
 
Carlo Azeglio, vecchio scemo? 
di Giampaolo Pansa 

Confesso che non mi aspettavo di trovare su "Linus", pregiato mensile della sinistra iper-intelligente, una vassallata volgare come quella che vi illustrerò. Tantomeno pensavo di vederla firmata da uno dei disegnatori satirici che stimo di più, Sergio Staino, il padre di "Bobo". Il quale ha pensato di rifilare un ceffone a una vittima di rango, ma che non può replicargli: nientemento che Carlo Azeglio Ciampi, il galantuomo che, per fortuna dell'Italia, abbiamo mandato al Quirinale.

Dunque, la striscia a fumetti di Staino, lunga due pagine, si apre con un Ciampi dall'aria bollita che agita un tricolore e canta: «E la bandiera dai tre colori è sempre stata la più bella, noi vogliamo sempre quella, noi vogliam la... la... la...». L'invito a completare l'inno è rivolto a Silvio Berlusconi che però non sa rispondere e biascica: «La vittoria, no, la fede, no...».

Il Ciampi con la lobbia sulle ventitré chiede a una figura fuori campo: «Franca!! Cos'è che vogliamo noi?». «La libertà!» risponde la signora Ciampi. L'uomo del Quirinale torna a rivolgersi al Berlusca: «Ah, ecco! Noi vogliamo sempre quella, noi vogliam la libertà».

Adesso il Berlusca sorride a tutto denti: «Splendida! Molto bella davvero! Ora, presidente, una firmetta». Ciampi afferra il foglio e la penna offerti dal Cavaliere e borbotta: «Sì, firmo. Ma prima fammi sentire cosa hai imparato. Su, canta!». Berlusconi canta l'inno, con soddisfazione di Ciampi che, ancora più stordito, conclude: «Tienla sempre a mente, e insegnala agli altri, soprattutto al Bossi». Il Berlusca, più dentuto che mai, annuisce: «Certo! E adesso la firma!».

Ciampi domanda: «Legge sulle rogatorie. Cos'è?». Berlusconi: «Una legge per la mia..., ehm, cioè per la libertà». Ciampi firma, esclamando: «Bravo! Perché noi vogliamo...». Berlusconi: «Noi vogliamo sempre quella, noi vogliam la libertà. Buongiorno!».

Il Cavaliere scompare. Nella striscia rimane solo Ciampi che elogia il Berlusconi: «Bravo, quel ragazzo! Apprende subito». Poi, seduto in poltrona, si rivolge di nuovo alla moglie: «Franca! Che dici, me la guardo un po' di televisione?». La moglie: «No! Lo sai che si diventa scemi!». Ciampi: «Ma ci sono io, a reti unificate...». «Appunto!» conclude la signora Franca. Fine della striscia.

Che ve ne pare? D'accordo, può essere soltanto una smarronata di Staino: capita anche ai professionisti navigati come lui. Però un direttore l'ha approvata, un giornale l'ha stampata, e può darsi che non pochi lettori di "Linus" si siano pure divertiti alle spalle di questo Ciampi grottesco che si becca dello scemo pure dalla moglie. Ma allora non sarà ozioso domandarsi che cosa riveli, lo scoop di Staino-"Linus". E da dove nasca questo sberleffo ingiusto, impensabile soltanto qualche mese fa.

Qui, purtroppo, siamo alle solite. Ossia a un problema sempre più attuale che abbiamo già avvistato da tempo: quello di una sinistra che non ha ancora elaborato il lutto per il suo, il nostro 13 maggio sfigato. Che cosa vorremmo sentire da questa sinistra? Per esempio, quanto segue. Ho perso? Ok, adesso mi rimbocco le maniche e cerco di uscire dalla cupezza. Ho davanti a me il governo Berlusconi nel pieno della sua strapotenza arrogante. Non è l'Esercito della salvezza, nè una compagnia di dame della San Vincenzo. Sono destroni. Vogliosi di diventare i padroni d'Italia. Signori spicci che vanno al sodo della propria idea di società, plasmata a misura dei loro interessi di classe, si sarebbe detto una volta. E anche delle loro comodità giudiziarie: su questo non ci piove.

Per di più, i conquistatori del 13 maggio godono di una maggioranza blindata e procedono come schiacciasassi. Alcune delle leggi già approvate fanno davvero schifo. E molte di quelle che verranno non saranno diverse. Ma che cosa volevamo aspettarci da loro? "L'Espresso" non ha mancato di gettare l'allarme per tempo: attendiamoci il peggio. Per questo siamo stati sbeffeggiati da tanti vip progressisti: ecco i demonizzatori di via Po! E ogni volta che qualcuno di noi incitava le tante sinistre a prepararsi nel modo giusto allo scontro, ci veniva replicato con l'accusa delle accuse: giocate a favore del re di Arcore!

Adesso l'opposizione si trova in brache di tela. Dovrebbe dire a se stessa: diamoci da fare e cerchiamo una strada nuova per sperare nella rivincita del 2006. Ma questo le tante sinistre non sanno ancora dirlo. E si presentano alla battaglia con idee stantie, vecchie lacerazioni, inutili manifestazioni di piazza. Per di più, una parte delle opposizioni ha trovato un paravento per la propria impotenza: Ciampi. Vogliono che il presidente non firmi le leggi del governo. Vogliono che dichiari guerra al Berlusca. Vogliono che faccia e dica quello che la Costituzione non gli consente di fare e di dire.

Sono pretese assurde. Che offendono il rigore e l'equilibrio di Ciampi. Il quale conosce meglio di chiunque i suoi poteri e i suoi limiti. E quando lo riterrà legittimo, parlerà e farà. A garanzia di tutti. Non di chi ha vinto o di chi ha perso.



 
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