Riforme Istituzionali
Rassegna stampa
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Magistratura Democratica 03-03-2002
Documento MD su perquisizione sede giuristi democratici

La perquisizione eseguita il 20 febbraio, su ordine della Procura Repubblica di Genova, presso la sede dell’Associazione Giuristi Democratici, nello studio dell’avv. Desi Bruno a Bologna è fonte di gravi preoccupazioni sotto diversi profili.
Il decreto di perquisizione si fonda sulla necessità, «al fine di proseguire l’attività investigativa », di acquisire, in modo generalizzato e senza ulteriori specificazioni, «materiali foto/video rea-lizzati da privati e riferibili alle manifestazioni verificatesi a Genova in occasione del G8 raccolti in rete ed a mezzo posta da ‘Indipendent Media Center – Italia’» detenuti, in ipotesi investigativa, nella sede dei Giuristi Democratici.
Come agevolmente prevedibile la perquisizione non ha portato al rinvenimento di alcunché, ma ciò non fa che aumentare le preoccupazioni.
Preoccupa il mancato bilanciamento tra esigenze di indagine e diritti di libertà e di informazione. Non è ovviamente in discussione la necessità e il dovere degli inquirenti di acquisire in modo sistematico e approfondito ogni elemento potenzialmente utile ai fini di una più ampia ricostruzione di quanto accaduto a Genova e delle connesse responsabilità. Ma le esigenze di conoscenza devono essere contemperate con la tutela di altri beni costituzionalmente garantiti, a cominciare dalla libertà di informazione (e, quindi, di raccolta e conservazione dei documenti a tal fine necessari). Materiali foto/video sui fatti di Genova (come su ogni altra manifestazione nel corso della quale si verifichino incidenti) sono conservati in una pluralità di luoghi, a cominciare dalle redazioni di tutti i grandi giornali e reti televisive, in quantità ben più ampia di quelli pubblicati e in possesso degli inquirenti. Ma solo uno Stato di polizia potrebbe pensare di acquisirli in modo generalizzato e indifferenziato a mezzo di perquisizioni.
Preoccupa che, nei confronti di un’associazione di giuristi da anni impegnata in modo pubblico e trasparente in difesa della legalità e delle regole dello Stato di diritto, si sia ritenuto di dover soprassedere persino dal previo invito a consegnare il materiale ricercato ai sensi dell’art.248 comma 1 del codice processuale.
Preoccupa la sottovalutazione della specificità del luogo in cui la perquisizione è stata eseguita (studio di un avvocato, difensore di due persone coinvolte nei fatti di Genova), non certo aggirabile con la disposizione, impartita alla polizia giudiziaria, di «accertare che il luogo perquisito non rientri tra quelli di cui all’art.103 cpp», come se fosse possibile distinguere tra stanza e stanza o tra armadio e armadio: non a caso l’art.247 comma 3 cpp prevede, con implicito riferimento alle situazioni limite, la presenza alla perquisizione del magistrato, nella specie neppur ipotizzata.
E ancor più preoccuperebbe, ove confermata, la circostanza (riferita da più parti e in qualche modo avallata dalla stessa motivazione del decreto) che la perquisizione sia stata disposta dalla Procura dopo che una richiesta di autorizzazione in tal senso, ai sensi dell’art.103 comma 4 cpp, era stata proposta al giudice per le indagini preliminari e da questi respinta: le regole valgono per tutti e non è consentito modificare l’interpretazione della legge a seconda delle utilità contingenti.
Quanto accaduto è un ulteriore segnale di sottovalutazione della cultura delle regole (che a Genova già si è manifestata nei giorni del G8 con il generalizzato differimento dei colloqui tra difensori e arrestati e l’altrettanto generalizzata autorizzazione alla espulsione dei cittadini stranieri arrestati all’atto della scarcerazione). La magistratura genovese, impegnata a seguito dei fatti del G8 in processi di grande complessità e delicatezza, merita ampio sostegno e ferma difesa dagli attacchi strumentali, da qualunque parte provengano. Ma quanto più i processi sono delicati, tanto più vale la regola in forza della quale il criterio fondamentale di legittimazione dei magistrati è il rigoroso rispetto delle regole.

Roma, 24 febbraio 2002

il comitato esecutivo  di
Magistratura democratica
 


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