IL CAVALIERE E L’AVVOCATO
Inopinatamente l’ultima difesa del Cavaliere è firmata su queste
colonne da Piero Ostellino. In un primo pezzo Ostellino ha sostenuto che
il problema Berlusconi è insolubile; ed è poi tornato alla
carica (il 9 marzo) osservando che «anche negli Stati Uniti la legge
non detta al presidente e vicepresidente alcuna soluzione per risolvere
un loro eventuale conflitto di interessi». E dunque come si fa a
imporre a Berlusconi un obbligo di dismissione che non esiste per Bush?
Si fa, si fa, caro Ostellino. Perché tra i due casi non c’è
nessuna analogia. Negli Stati Uniti vige un sistema presidenziale nel quale
il presidente è eletto dal voto di tutti gli americani. Pertanto
non gli può essere consentito di cancellare quel voto, e cioè
di salvare il patrimonio rinunziando alla carica. In Italia, invece, vige
un sistema parlamentare che non prevede l’elezione popolare diretta di
nessuno, e nel quale anche Berlusconi è eletto in un particolare
collegio. Pertanto il Cavaliere ricade, come qualsiasi altro eletto, sotto
l’articolo 65 della Costituzione: che «la legge determina i casi
di ineleggibilità o di incompatibilità con l’ufficio di deputato
o senatore». E quindi nel suo caso può benissimo essere consentito
di scegliere tra patrimonio e carica. Se poi a Ostellino interessa capire
come mai i presidenti americani hanno tutti venduto senza eccezione i loro
beni, la spiegazione è che gli Stati Uniti sono pieni di sartorini
(tipi come me) pronti a fare fuoco e fiamme su un presidente in odore di
sospetto, mentre l’Italia è piena di ostellini che si arrendono
anzitempo a inevitabilità rese tali dalla loro resa.
Tornando al punto, la Frattini si impernia su questa intoccabile premessa:
che la proprietà di Berlusconi non è il problema, e che non
è negoziabile. Ma su questa premessa non capisco proprio l’invocazione
(del Quirinale e altri) di «correzioni». Perché - cito
ancora Manzella - è impossibile «correggere il niente»,
e cioè correggere una legge che «lascia nudo il conflitto
di interessi che voleva vestire». Le modifiche preannunziate da Frattini
per il riesame del Senato sono soltanto foglie di fico. Alzata la foglia,
l’impudicizia sottostante resta.