Riforme Istituzionali
Rassegna stampa
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Magistratura Democratica 14-03-2002
 
Documento-commento al disegno di legge delega sull'ordinamento giudiziario approvato dal Consiglio dei Ministri
La proposta di legge delega sull’ordinamento giudiziario oggi varata dal Consiglio dei Ministri non porterà beneficio alcuno sotto il profilo dell’efficienza del servizio, rappresenta un’occasione persa per una seria modernizzazione del sistema giudiziario e contiene punti del tutto inaccettabili.
Lo spirito in cui la stessa si muove è quello della mortificazione dell’autogoverno della magistratura, sia come Consiglio Superiore che come Consigli Giudiziari, e dell’esaltazione della Cassazione che si cerca di riproporre in una visione gerarchica (come si era avuto negli anni 50 prima dell’istituzione del C.S.M.) come vertice organizzativo e culturale della magistratura italiana.
La logica è sempre la stessa: cercare di dividere la magistratura, dapprima tra giudicanti e requirenti ed adesso tra merito e Cassazione.
Il C.S.M. viene mortificato togliendogli ogni competenza in materia di organizzazione e formazione, mirando a distruggere tra l’altro la formazione decentrata che buoni frutti aveva dato in questi ultimi anni.
I Consigli Giudiziari invece di essere potenziati, assicurandone una adeguata rappresentatività, vengono strutturati  con una presenza minoritaria di magistrati eletti (appena 3), con presenze esterne (due designati dal Consiglio Regionale) prive di qualsiasi giustificazione razionale, e con attribuzioni di compiti che li snaturano. Così è per la competenza esclusiva che viene loro data in tema di organizzazione degli uffici ( con il prevedibile risultato del trionfo del localismo con modelli organizzativi privi di qualsiasi omogeneità e possibilità di confronto) e per la competenza che viene data anche ad alcuni dei componenti non togati di partecipare alle delibere relative allo status dei magistrati.

La Cassazione viene trasformata in una sorta di anomalo vertice con la reintroduzione di concorsi per esami e titoli per accedervi ( a dire il vero abbandonati oltre 30 anni fa avendo dato pessima prova),  con l’incardinamento della Scuola presso la stessa, con la nomina da parte del Primo Presidente degli unici due componenti magistrati del Comitato direttivo della Scuola, con la creazione di una Commissione speciale per il conferimento delle funzioni di legittimità composta per tre quinti da componenti della Suprema Corte, con l’introduzione di una indennità mensile aggiuntiva per tutti i suoi componenti.

Va altresì rimarcato che:
- diversi punti della legge delega suonano come chiaramente incostituzionali, per la genericità della delega ( come è per la tipizzazione delle ipotesi di illecito disciplinare, in cui manca qualsiasi parametro) o per il contrasto con l’art. 105 Costituzione che riserva al C.S.M. assegnazioni, promozioni e con ciò anche l’organizzazione e l’attività formativa;
- viene attribuita al Ministro un’anomala facoltà di indicare la rosa dei componenti della Commissione speciale per le funzioni di legittimità;
- le modalità con cui viene istituita la Scuola della magistratura appaiono dirette più a semplici aggiornamenti periodici con impropri scopi valutativi e burocratici che ad una efficace formazione permanente ( che senso ha la previsione che un magistrato possa partecipare ai corsi solo ogni tre anni ?);
- l’incompatibilità distrettuale molto ampia ( con inclusione anche del distretto viciniore di cui all’art.11 C.P.P.) e senza distinzione alcuna tra funzioni civili e penali creata per il passaggio dalle funzioni giudicanti a quelle requirenti e viceversa introduce uno sbarramento rigido che va verso la direzione di una separazione di fatto delle carriere.

Anche i punti che a prima vista appaiono positivi e che rispondono ad una ampia elaborazione della magistratura associata e della cultura giuridica, destano preoccupazione per come sono formulati.
Così è per la revisione delle circoscrizioni territoriali degli uffici giudiziari, che, a leggere il testo, sembra preconizzare più il trionfo del localismo con l’istituzione di nuove Corti di Appello e nuovi Tribunali che una ridistribuzione sul territorio degli uffici a seconda delle effettive necessità del servizio.
Anche il modo con cui è formulata la temporaneità degli incarichi direttivi, richiesta storica della magistratura associata, non soddisfa, non modificando in alcun modo i parametri di anzianità, merito ed attitudine previsti dal vecchio ordinamento e perdendo l’occasione di valorizzare il dato attitudinale.

Vi era la possibilità perché anche in questo settore delicato si desse una forte spinta di modernizzazione e di attuazione dei principi costituzionali, con la creazione di una vera Scuola della magistratura come struttura di formazione permanente, con la piena attuazione dell’autogoverno, valorizzando C.S.M. e Consigli Giudiziari,  con una distribuzione degli uffici sul territorio corrispondente alle nuove realtà ed esigenze economiche e sociali, con la valorizzazione del dato attitudinale.
Questa possibilità è andata persa, perché quanto si persegue non è una modernizzazione ed una razionalizzazione, ma fini di divisione della magistratura ed il tentativo di riprendere un controllo sulla stessa. Il risultato è in larga parte un ritorno agli anni 50.

Milano, 14 marzo 2002
              Claudio Castelli
    Segretario nazionale Magistratura Democratica

 


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