La Cassazione viene trasformata in una sorta di anomalo vertice con la reintroduzione di concorsi per esami e titoli per accedervi ( a dire il vero abbandonati oltre 30 anni fa avendo dato pessima prova), con l’incardinamento della Scuola presso la stessa, con la nomina da parte del Primo Presidente degli unici due componenti magistrati del Comitato direttivo della Scuola, con la creazione di una Commissione speciale per il conferimento delle funzioni di legittimità composta per tre quinti da componenti della Suprema Corte, con l’introduzione di una indennità mensile aggiuntiva per tutti i suoi componenti.
Va altresì rimarcato che:
- diversi punti della legge delega suonano come chiaramente incostituzionali,
per la genericità della delega ( come è per la tipizzazione
delle ipotesi di illecito disciplinare, in cui manca qualsiasi parametro)
o per il contrasto con l’art. 105 Costituzione che riserva al C.S.M. assegnazioni,
promozioni e con ciò anche l’organizzazione e l’attività
formativa;
- viene attribuita al Ministro un’anomala facoltà di indicare
la rosa dei componenti della Commissione speciale per le funzioni di legittimità;
- le modalità con cui viene istituita la Scuola della magistratura
appaiono dirette più a semplici aggiornamenti periodici con impropri
scopi valutativi e burocratici che ad una efficace formazione permanente
( che senso ha la previsione che un magistrato possa partecipare ai corsi
solo ogni tre anni ?);
- l’incompatibilità distrettuale molto ampia ( con inclusione
anche del distretto viciniore di cui all’art.11 C.P.P.) e senza distinzione
alcuna tra funzioni civili e penali creata per il passaggio dalle funzioni
giudicanti a quelle requirenti e viceversa introduce uno sbarramento rigido
che va verso la direzione di una separazione di fatto delle carriere.
Anche i punti che a prima vista appaiono positivi e che rispondono ad
una ampia elaborazione della magistratura associata e della cultura giuridica,
destano preoccupazione per come sono formulati.
Così è per la revisione delle circoscrizioni territoriali
degli uffici giudiziari, che, a leggere il testo, sembra preconizzare più
il trionfo del localismo con l’istituzione di nuove Corti di Appello e
nuovi Tribunali che una ridistribuzione sul territorio degli uffici a seconda
delle effettive necessità del servizio.
Anche il modo con cui è formulata la temporaneità degli
incarichi direttivi, richiesta storica della magistratura associata, non
soddisfa, non modificando in alcun modo i parametri di anzianità,
merito ed attitudine previsti dal vecchio ordinamento e perdendo l’occasione
di valorizzare il dato attitudinale.
Vi era la possibilità perché anche in questo settore delicato
si desse una forte spinta di modernizzazione e di attuazione dei principi
costituzionali, con la creazione di una vera Scuola della magistratura
come struttura di formazione permanente, con la piena attuazione dell’autogoverno,
valorizzando C.S.M. e Consigli Giudiziari, con una distribuzione
degli uffici sul territorio corrispondente alle nuove realtà ed
esigenze economiche e sociali, con la valorizzazione del dato attitudinale.
Questa possibilità è andata persa, perché quanto
si persegue non è una modernizzazione ed una razionalizzazione,
ma fini di divisione della magistratura ed il tentativo di riprendere un
controllo sulla stessa. Il risultato è in larga parte un ritorno
agli anni 50.
Milano, 14 marzo 2002
Claudio Castelli
Segretario nazionale Magistratura Democratica