Al Csm vittoria della sinistra «Ma rappresenteremo tutti»
Salmè: rifiutiamo ogni forma di bipolarismo che ha senso nel governo non tra i magistrati
ROMA - Tocca a Pino Salmè, giudice di Cassazione
eletto nelle liste di sinistra, esprimere la preoccupazione comune: che
la vittoria della sinistra alle elezioni per il nuovo Consiglio superiore
della magistratura finisca per «mettere all’angolo» le altre
componenti. «Abbiamo chiesto ai magistrati italiani di poterli rappresentare
per garantire la loro indipendenza - dice dunque Salmè -. Questo
risultato può essere raggiunto solo se all’interno del Csm sono
rappresentate, con pari dignità, tutte le idee presenti in magistratura.
Perciò abbiamo anche detto agli elettori che rifiutiamo ogni forma
di bipolarismo, che forse può avere un senso nelle istituzioni di
governo, ma non in quelle di garanzia, come il Csm». L’euforia per
la vittoria insomma, ben rappresentata dalle parole del pm Armando Spataro
(«ha vinto la magistratura con la schiena dritta: è un giorno
radioso»), sembra essere già alle spalle. Certo, a leggere
fino in fondo i dati della elezione dei 16 membri «togati»
del Consiglio superiore della magistratura, emergeva l’affermazione netta
delle componenti di sinistra coalizzate (Md e Movimenti per la giustizia),
la tenuta del raggruppamento di centro (Unicost), la decisa flessione dei
moderati di Magistratura indipendente che pagano la dissociazione dallo
sciopero del 20 giugno. Sconfitti, infine, tutti gli «outsider»,
la novità di queste elezioni. Adesso però il Parlamento è
convocato in seduta comune per mercoledì, per eleggere i consiglieri
laici. E, con i «togati» sbilanciati a sinistra, la battaglia
in aula non sarà incruenta.
IL GOVERNO - Il dato fornito dalle urne, hanno
votato 7.519 magistrati su 8.555 (l’88 per cento), apre ora il dibattito
sulla riforma elettorale del Csm voluta dal Guardasigilli Roberto Castelli
(Lega) che, alla prima prova, ha raggiunto solo in parte gli obiettivi.
E il sottosegretario alla Giustizia, Michele
Vietti (Ccd), ammette che «ogni illusione di ridurre il peso delle
correnti si è infranta contro la realtà. Ha vinto la capacità
delle componenti della sinistra di presentarsi con un cartello molto forte».
IL NUOVO PLENUM - Adesso il Csm è composto
da 24 consiglieri: 16 «togati» (4 pm, 10 giudici, 2 magistrati
di Cassazione) e 8 «laici» eletti dal Parlamento (5 per la
maggioranza, tre per l’opposizione). Arrivano così a Palazzo dei
Marescialli 8 «toghe» progressiste grazie a un bottino di voti
che sfiora il 50 per cento dei consensi, con un incremento del 10 per cento
rispetto alle elezioni del 1998. La nuova squadra dei magistrati di sinistra
è composta da Giuseppe Salmè, Giovanni Salvi e Giuseppe Fici,
Paolo Arbasino, Luigi Aghina, Luigi Marini, Francesco Menditto, Maria Giuliana
Civinini. Segue Unicost, che invia al Csm 6 «togati»: Vladimiro
Di Nunzio, Leonida Primicerio, Luigi Riello, Giuseppe Meliadò, Nello
Stabile e Lanfranco Tenaglia.
Deludente il risultato ottenuto dai moderati
di Mi che vedono ridurre la propria rappresentanza a causa di una netta
flessione dei voti, dal 20 al 12,5 per cento: passano solo il pm Francesco
Lo Voi e il giudice Giovanni Mammone. L’ex presidente dell’Anm, Antonio
Patrono, commenta così la sconfitta della sua corrente: «Finché
il governo e la maggioranza non interverranno con efficacia sui problemi
della giustizia, la maggioranza della magistratura continuerà a
premiare i gruppi che contesteranno il governo in maniera più evidente».
E su questa linea si muove il pm romano Giovanni Salvi: «Non è
una rivincita, ma un confortante riconoscimento. Ha prevalso chi ha sostenuto
con nettezza la difesa dell’autonomia e dell’indipendenza della magistratura»