Riforme Istituzionali
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Corriere della sera 08-07-2002
 
Otto consiglieri su 16. Vietti: sforzi inutili contro le correnti

Al Csm vittoria della sinistra «Ma rappresenteremo tutti»

Salmè: rifiutiamo ogni forma di bipolarismo che ha senso nel governo non tra i magistrati

ROMA - Tocca a Pino Salmè, giudice di Cassazione eletto nelle liste di sinistra, esprimere la preoccupazione comune: che la vittoria della sinistra alle elezioni per il nuovo Consiglio superiore della magistratura finisca per «mettere all’angolo» le altre componenti. «Abbiamo chiesto ai magistrati italiani di poterli rappresentare per garantire la loro indipendenza - dice dunque Salmè -. Questo risultato può essere raggiunto solo se all’interno del Csm sono rappresentate, con pari dignità, tutte le idee presenti in magistratura. Perciò abbiamo anche detto agli elettori che rifiutiamo ogni forma di bipolarismo, che forse può avere un senso nelle istituzioni di governo, ma non in quelle di garanzia, come il Csm». L’euforia per la vittoria insomma, ben rappresentata dalle parole del pm Armando Spataro («ha vinto la magistratura con la schiena dritta: è un giorno radioso»), sembra essere già alle spalle. Certo, a leggere fino in fondo i dati della elezione dei 16 membri «togati» del Consiglio superiore della magistratura, emergeva l’affermazione netta delle componenti di sinistra coalizzate (Md e Movimenti per la giustizia), la tenuta del raggruppamento di centro (Unicost), la decisa flessione dei moderati di Magistratura indipendente che pagano la dissociazione dallo sciopero del 20 giugno. Sconfitti, infine, tutti gli «outsider», la novità di queste elezioni. Adesso però il Parlamento è convocato in seduta comune per mercoledì, per eleggere i consiglieri laici. E, con i «togati» sbilanciati a sinistra, la battaglia in aula non sarà incruenta.
 

IL GOVERNO - Il dato fornito dalle urne, hanno votato 7.519 magistrati su 8.555 (l’88 per cento), apre ora il dibattito sulla riforma elettorale del Csm voluta dal Guardasigilli Roberto Castelli (Lega) che, alla prima prova, ha raggiunto solo in parte gli obiettivi.
E il sottosegretario alla Giustizia, Michele Vietti (Ccd), ammette che «ogni illusione di ridurre il peso delle correnti si è infranta contro la realtà. Ha vinto la capacità delle componenti della sinistra di presentarsi con un cartello molto forte».
 

IL NUOVO PLENUM - Adesso il Csm è composto da 24 consiglieri: 16 «togati» (4 pm, 10 giudici, 2 magistrati di Cassazione) e 8 «laici» eletti dal Parlamento (5 per la maggioranza, tre per l’opposizione). Arrivano così a Palazzo dei Marescialli 8 «toghe» progressiste grazie a un bottino di voti che sfiora il 50 per cento dei consensi, con un incremento del 10 per cento rispetto alle elezioni del 1998. La nuova squadra dei magistrati di sinistra è composta da Giuseppe Salmè, Giovanni Salvi e Giuseppe Fici, Paolo Arbasino, Luigi Aghina, Luigi Marini, Francesco Menditto, Maria Giuliana Civinini. Segue Unicost, che invia al Csm 6 «togati»: Vladimiro Di Nunzio, Leonida Primicerio, Luigi Riello, Giuseppe Meliadò, Nello Stabile e Lanfranco Tenaglia.
Deludente il risultato ottenuto dai moderati di Mi che vedono ridurre la propria rappresentanza a causa di una netta flessione dei voti, dal 20 al 12,5 per cento: passano solo il pm Francesco Lo Voi e il giudice Giovanni Mammone. L’ex presidente dell’Anm, Antonio Patrono, commenta così la sconfitta della sua corrente: «Finché il governo e la maggioranza non interverranno con efficacia sui problemi della giustizia, la maggioranza della magistratura continuerà a premiare i gruppi che contesteranno il governo in maniera più evidente». E su questa linea si muove il pm romano Giovanni Salvi: «Non è una rivincita, ma un confortante riconoscimento. Ha prevalso chi ha sostenuto con nettezza la difesa dell’autonomia e dell’indipendenza della magistratura»


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