Riforme Istituzionali
Rassegna stampa
www.riforme.net


La Stampa 16-07-2002
 
Casini e l´ex Guardasigilli, vince la strana coppia
 
L´idea di «sua Eccellenza», la scaltrezza dei «post Dc»: e il Polo si deve inchinare
 
ROMA - Alla fine non ci è voluto granchè per individuare i veri vincitori del lungo braccio di ferro ingaggiato sulla vicenda dei cosiddetti "seggi contesi". Bastava guardare un paio di volti sorridenti, molto sorridenti. Il primo era lassù, sullo scranno più alto di Montecitorio: Pier Ferdinando Casini era soddisfatto mentre annunciava che «è stata riaffermata la piena legittimità costituzionale della Camera nell´attuale composizione inferiore al plenum...». Il secondo era assai più giù nell´emiciclo, quasi invisibile, un po´ per l´altezza - che è quella che è - e un po´ per gli abbracci e i complimenti che gli arrivavano da esponenti dell´"odiata" opposizione. Sì, è sua eccellenza Filippo Mancuso l´altro vincitore. Ed è un piccolo capolavoro di elegante perfidia, la prima battuta con la quale celebra il trionfo dell´ordine del giorno col quale ha più o meno sottratto, d´un sol colpo, ben 12 seggi alla Casa della Libertà. Mentre lo cingono d´assedio il comunista Diliberto e il diessino Soda, assieme a Soro, Rizzo e insomma mezza opposizione, dice: «Visto da chi mi arrivano le congratulazioni - ironizza mentre a passettini veloci cerca di liberarsi dalla morsa - quasi quasi mi sto convincendo di aver sbagliato». E invece, altro che sbagliato: mai vendetta fu servita più fredda ed al momento più opportuno. Tenuto per mesi sulla mortificante graticola dei voti a raffica per l´elezione a giudice costituzionale e poi bruscamente tolto dal campo, sua Eccellenza Filippo Mancuso si è preso una grande rivincita. Merito suo (e del presidente Casini, di cui diremo poi) ma anche demerito della maggioranza, parola di Francesco Cossiga: «Spregiudicati giovani ex-democristiani del "teatrino" della politica contro ingenui dilettanti de-ideologizzati della platea: 4 a 0». E che le cose siano andate proprio così, lo dimostrano l´ira fredda con la quale Ignazio La Russa applaude Marco Follini (capo dei "traditori" dell´Udc) che lascia l´aula e il commento dello stesso capogruppo di Alleanza nazionale: «L´Udc ha dato prova di grande miopia politica».
Gli uomini del presidente della Camera spiegano ora che Casini ha tentato fino all´ultimo minuto utile di giungere ad una soluzione che evitasse l´ennesimo scontro tra partiti di governo e di opposizione, e che solo di fronte all´intenzione degli uomini della Casa della Libertà di andare avanti a colpi di maggioranza e di attribuirsi tutti e 12 i seggi, si è messo alla ricerca di una via d´uscita dalla pericolosissima situazione di empasse. Via d´uscita trovata in due mosse. La prima: individuare un deputato né di maggioranza né di opposizione che avesse l´autorevolezza e il prestigio per dire sia a destra che a sinistra "lasciamo le cose come stanno per evitare guai maggiori". Filippo Mancuso, per altro assai interessato alla discussione sui "seggi contesi", era l´uomo giusto. Seconda mossa: ottenere che il tentativo-Mancuso vedesse almeno la luce così da poter sortire l´effetto sperato. Per ottenere questo, era indispensabile che l´ordine del giorno di sua Eccellenza arrivasse almeno al voto: obiettivo per il quale era necessario farlo giungere in votazione prima del testo della maggioranza, che sarebbe stato presumibilmente approvato. Ed è in questo secondo passaggio che all´azione di Casini si è aggiunta l´opera di quelli che Francesco Cossiga ha definito «spregiudicati giovani ex dc»: intendiamo Marco Follini e Luca Volontè. Ingaggiando discussioni interminabili all´interno della maggioranza, invitando alla prudenza e proponendo ora questo emendamento all´ordine del giorno del centrodestra e ora quell´altro, insomma tirandola per le lunghe, hanno ottenuto che fossero presentati a Casini prima l´ordine del giorno dell´opposizione, poi quello di Mancuso (che loro stessi hanno poi votato) e infine quello della maggioranza. E poichè i testi vengono portati al voto secondo i tempi di presentazione e poichè il primo ordine del giorno approvato fa automaticamente decadere tutti gli altri... A risultato noto, gli uomini del presidente della Camera apparivano soddisfatti «ma soprattutto per il governo». Facevano notare che, dopo la votazione, in mezz´ora era stato approvato il decreto sul trasporto aereo (cosa impossibile in un clima di scontro). Aggiungevano: «Gli effetti positivi della soluzione trovata alla vicenda dei "seggi contesi" potrà avere effetti positivi anche sul voto per il Csm e sui tanti appuntamenti importanti che sono di fronte al Parlamento». Insomma, ogni cosa era stata fatta a fin di bene. Peccato che nelle file di Fi, An e Lega nessuno la pensasse così. E se a tranello e a vendetta seguiranno tranelli e vendette, non ci vorrà molto per scoprirlo: basterà contare i voti che otterrà oggi a scrutinio segreto il candidato dei centristi per il Csm.
 

Corriere della sera 16-07-2002

Accordo sui seggi vacanti: nessuno li avrà

Mancuso sblocca la situazione con la proposta di «congelamento». Sì da Ulivo e Udc. Il ruolo di Casini
 
Lorenzo Fuccaro
 

ROMA - «Soluzione condivisa». A mettere d’accordo tutti, sul caso dei dodici seggi vacanti alla Camera reclamati da Forza Italia, è stato l’ex ministro Filippo Mancuso, il quale ha proposto di congelare tutto. Sul suo ordine del giorno sono confluiti i voti del centrosinistra e dell’Udc. Una conclusione che non dispiace neppure alla Casa delle libertà. E che fa tirare un sospiro di sollievo al presidente della Camera che su questa ipotesi si era speso, arrivando a suggerire, in via del tutto confidenziale, a Mancuso proprio la presentazione della mozione. «L’assemblea di Montecitorio è pienamente legittima», commenta soddisfatto Casini. Si chiude così, con la non assegnazione dei seggi, una vicenda nata all’indomani del voto politico del 13 maggio, quando per l’entità imprevista del suo successo il partito del premier non ebbe un numero sufficiente di candidati da utilizzare nel recupero proporzionale.

Il pronunciamento di Montecitorio conclude una giornata convulsa. In mattinata, la riunione della giunta per le elezioni non era approdata ad alcun risultato. Gli schieramenti erano rimasti sulle rispettive posizioni. Da una parte la Casa delle libertà, con l’eccezione dell’Udc da cui è venuto un nuovo «strappo», che rivendicava l’attribuzione dei seggi a Forza Italia, affermando che sarebbe stato un tradimento della volontà popolare assegnarli allo schieramento del centrosinistra. Il centrosinistra, al contrario, riteneva che essi dovessero essere attribuiti a quei partiti che avessero superato la soglia del 4 per cento, perché così stabilisce il regolamento di attuazione del Mattarellum (la legge elettorale, ndr). In quella sede non era stato possibile raggiungere una composizione. Ma all’interno della maggioranza l’Udc si era smarcata dagli alleati. Luca Volontè aveva fatto presente che se il resto della coalizione avesse scelto di arrivare a una soluzione a colpi di maggioranza, senza cioè l’apporto dell’opposizione in forme da definire, loro non avrebbero seguito gli alleati. E una indiretta conferma era venuta dalle parole di Gregorio Fontana di Forza Italia, che uscendo dalla riunione aveva detto sibillino: «Noi, An e Lega stiamo valutando».
Quindi una situazione di stallo che rischiava di far saltare tutto il complicato lavoro diplomatico svolto dal presidente della Camera anche sull’onda del satyagraha di Marco Pannella, interrotto la scorsa settimana proprio perché aveva ricevuto assicurazione che il caso dei seggi vacanti sarebbe stato risolto entro il 15 luglio.
Nel pomeriggio, quando si apre la seduta è ancora tutto incerto. Lo stesso presidente della giunta per le elezioni Antonello Soro, che si è appena sentito con Casini, entra in aula mostrando scetticismo: «Non so come ne verremo fuori». Non dice, o meglio, preferisce tacere che Casini ha già preso contatto con Filippo Mancuso. L’ex Guardasigilli è oggetto di insistenti attenzioni da parte centrista da un po’ di tempo in qua, da quando cioè ha abbandonato il gruppo di Forza Italia dopo la mancata elezione del nipote a giudice costituzionale. «Gli ho telefonato dall’auto mentre venivo alla Camera - ricorderà più tardi lo stesso Mancuso - e mentre mi illustrava la questione io gli ho anticipato che avrei presentato quell’ordine del giorno sul congelamento dei seggi». Ed è questo il punto di svolta.
Casini, aprendo la seduta, definisce la cornice entro cui dovrà svolgersi la discussione, mette cioè quelli che in gergo politico si chiamano i paletti. Innanzitutto rivendica a sé di avere voluto il dibattito in aula, sottolinea la circostanza che nella riunione della giunta non è stato raggiunto un accordo tra i partiti, annuncia che si dovrà trovare una soluzione definitiva entro la giornata e qualunque pronunciamento dell’aula assicura la piena legittimità della Camera. Lascia, cioè, intendere che se anche non raggiunge il plenum dei 630 deputati l’assemblea è nella pienezza delle sue funzioni. Parlano Soro, i rappresentanti di maggioranza e opposizione. E arriva poi il tempo delle mozioni. Sono tre: una del centrosinistra, firmata dai capigruppo, quella della Casa delle libertà sottoscritta da Forza Italia, An e Lega, ma non dall’Udc. E poi, inaspettata, quella di Mancuso: «È una leale presa d’atto, non è certo una soluzione vile». E alla fine quando l’aula l’approva commenta soddisfatto: «Non ci sono né vincitori né vinti».


Indice "Rassegna Stampa e Opinioni"