Il presidenzialismo «ci serve a blindare la maggioranza»
perchè con un piano complessivo di riforme, nessuno potrà
dire no alla devolution. Francesco Speroni, braccio destro di Umberto Bossi
al ministero delle riforme, spiega così l´apertura del sentaur
al presidenzislimo. E lancia un avvertimento: sulla devolution serve una
«accelerata» e non verrano tollerati «sgambetti»
da parte dei centristi o di altri alleati.
Il presidenzialismo, insomma, è una garanzia per la il federalismo?
«In primo luogo noi pensiamo al semipresidenzialismo. Pensiamo al modello francese. Comunque è un´opportunità politica».
In che senso?
«Nel senso che con il presidenzialismo rispondiamo ad alcune esigenze della coalizione».
A quelle di Alleanza nazionale?
«Soprattutto a quelle di An, ma non solo. In questo modo riusciamo a offrire un piano organico di riforme e a rendere più compatta la maggioranza. Così blindiamo la Casa delle libertà».
In questo modo, però, una volta approvata questa riforma, si aprirebbe immediatamente la strada alle elezioni.
«No. Su questo Bossi è stato chiaro: bisogna arrivare al 2006. Si approva la riforma e si dice che entra in vigore nel 2006».
Pensate che di fronte ad una riforma presidenzialista l´attuale Presidente della Repubblica Ciampi possa pensare a rimettere il mandato anticipatamente?
«Per niente. Abbiamo fatto bene i conti. E guarda caso la fine della legislatura coincide con la fine del mandato di Ciampi. Non c´è quindi alcun contrasto. Il Capo dello Stato rimarrà al suo posto».
Il presidenzialismo renderà forse più difficile il dialogo con l´opposizione.
«Per noi la collaborazione con la minoranza è sempre ben accetta. Ma loro la riforma se la sono fatta da soli. Anche noi non rinunceremo alle nostre idee. Eppoi non mi sembra che il centrosinistra sia ben disposto nei nostri confronti. Sulla devolution al Senato hanno presentato quasi mille emendamenti. Più che da spirito costruttivo, mi sembrano animati da uno spirito quasi distruttivo».
A proposito di devolution, l´esame in Parlamento procede al rallentatore.
«In effetti bisogna dare una accelerata. Penso che subito dopo la pausa estiva si dovrà iniziare a votare».
E´ più l´opposizione o qualche settore della maggiornaza a frenare?
«Più l´opposizione. Nella maggioranza non ci sono problemi. Anche per questo abbiamo pensato di presentare una piattaforma globale di riforme. Che comprenda appunto anche il presidenzialismo».
Molti sostengono che l´Udc di Casini e Follini, sia pronta a fare qualche sgambetto sulla devolution.
«Perchè dovrebbe farli a noi. Certe cose si fanno agli avversari e non agli alleati. E´ vero, però, che ultimamente hanno dato segni di sbandamento. Ma la devolution fa parte del programma di governo. E sarebbe un tradimento non rispettare il patto con cui ci siamo presentati alle elezioni».
E quali sarebbero le conseguenze di questo eventuale tradimento?
La nostra uscita dal governo. Noi siamo al governo per fare le riforme. Se non le facciamo, usciamo».
Le prossime tappe riformatrici quali saranno?
«Oltre alla devolution su cui in autunno dovremo dare una svolta, inizieremo a mettere mano alla Corte costituzionale. Se le condizioni politiche lo permetteranno, entro fine anno credo che sarà tutto fatto. Poi il Senato delle regioni, che entrerà in funzione con la nuova legislatura».
E il federalismo dell´Ulivo?
«Dobbiamo solo superarlo. Quello crea solo un sacco di problemi».
Corriere della
sera 19-07-2002
Bossi rilancia il presidenzialismo alla francese
Il leader leghista: deve procedere insieme
con il federalismo. Il candidato ideale? Il premier
Gianni Fregonara
ROMA - L’occasione è solenne: nella sala
Maccari al Senato ci sono il presidente della Repubblica, il presidente
del Senato, i rappresentanti delle regioni, dei comuni e delle province.
Ci sono maggioranza e opposizione. E Umberto Bossi, che parla «da
ministro ma anche da segretario del partito che proprio a causa del federalismo
ha subito sei-settecento processi», annuncia quale sarà la
riforma federalista che ha in mente il centrodestra. Una riforma, precisa
Bossi, che «deve avere il respiro di legislatura». Con questo
intervento il leader della Lega smina il terreno del prossimo possibile
scontro nel centrodestra. E anzi cerca di rilanciare la riforma, visto
che «ci troviamo in un periodo di paralisi di iniziativa».
Poiché è stata «scelta la strada dei piccoli passi,
spiega Bossi, andremo avanti per stadi». Primo: la devolution con
l’attuazione della riforma del titolo V della Costituzione, perché
finora con la legge approvata dall’Ulivo «abbiamo un federalismo
caotico». Secondo: la riforma della Corte Costituzionale con elezione
dei giudici da parte delle Regioni. Terzo: la nuova forma di Stato e di
governo insieme, cioè federalismo e presidenzialismo, «che
è la bandiera della destra nazionale».
E’ la prima volta che Bossi dice sì in
modo così esplicito anche alla riforma presidenziale, ma lì,
davanti a Ciampi e a Pera, fa anche di più. Suggerisce quello che
gli sembra al momento il modello «più probabile»: «quello
del presidenzialismo alla francese». Poi, davanti ad un gruppetto
di giornalisti, aggiunge: «Chi potrà essere il presidente
eletto? Non vedo chi meglio di Berlusconi...».
Dai discorsi del ministro per le riforme, che
ieri ha faticosamente concluso il suo intervento perché era febbricitante
ed è stato scortato in infermeria da Tremonti e Brancher, scompaiono
così i toni propagandistici, come il riferimento ai tre parlamenti.
E prende corpo un progetto condiviso dalla maggioranza: «Non ne ho
parlato con Berlusconi nelle ultime ventiquattr’ore - racconta Bossi -
ma è chiaro che il premier ha il desiderio di mettersi alla testa
del grande cambiamento federalista» e di far uscire il Paese «dal
pantano». Non a caso il presidente del Senato Marcello Pera parla,
introducendo la discussione, della necessità di occuparsi del problema
della Corte Costituzionale e di fare la Camera delle Regioni. Enrico La
Loggia, ministro delle Regioni e fedelissimo del Cavaliere, appoggia il
progetto Bossi. Persino Francesco D’Onofrio dell’Udc spiega che «è
importante quello che ha detto il ministro delle Riforme perché
ha parlato di un progetto di coalizione per la legislatura, con buona pace
di chi pensa ad altri scenari», aggiunge forse riferendosi al braccio
di ferro tra Berlusconi e Casini.
Avanti verso la riforma istituzionale, dunque.
Ma come? Marcello Pera parla di uno scenario bipartisan e anche Bossi a
modo suo spiega che «non si può fare una legge costituzionale
come ha fatto l’Ulivo nella passata legislatura, con quattro voti trasformisti».
L’annuncio di Bossi non era scontato, ma nel centrodestra ci hanno lavorato
a lungo. E prima del convegno, ieri, il presidente della Repubblica ha
voluto incontrare i partecipanti: da Bossi, al presidente del Piemonte
Enzo Ghigo, dal presidente dell’Anci Leonardo Domenici a Franco Bassanini.
E’ con il senatore diessino che Bossi indirettamente si scambia messaggi
distensivi. «Qualsiasi passo fatto finora anche dal centrosinistra
è positivo», dice Bossi spiegando che «adesso tocca
a noi fare il passo definitivo». Bassanini propone che «ognuna
delle due parti faccia un passo verso l’altra».
Bossi non ha fretta per la riforma costituzionale:
«Per un anno c’è stata la priorità economica affidata
al nostro creativo ministro del Tesoro - sorride - adesso si potranno fare
le correzioni della devolution e le norme per la Corte Costituzionale,
per le quali al massimo ci vorranno sei mesi». Ma il presidenzialismo?
«Ci sarà il semestre di presidenza europea dell’Italia, poi
partirà il progetto federalista della Casa delle libertà».