Riforme Istituzionali
Rassegna stampa
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Corriere della sera 21-07-2002

 
Il Cavaliere attacca, l’Ulivo sbanda

Presidenzialismo e colpi di teatro
 
Giovanni Sartori
 
Il Cavaliere ama i colpi di teatro. È un’arte di cui è maestro (e anche allievo). E così ieri l’altro, di punto in bianco, passeggiando su e giù per il Transatlantico di Montecitorio, ha dichiarato che occorre passare a un sistema presidenziale e che lui è pronto a sacrificarsi. Ha detto proprio così: «Se passa la riforma presidenziale francese o americana, sarebbe naturale che io mi presentassi come candidato alla presidenza della Repubblica, ma lo farei con sacrificio». Si tratta di un sacrificio balneare, annunziato soltanto per vivacizzare l’estate, oppure di un sacrificio da prendere sul serio? Secondo me, è da prendere sul serio. Intanto, covava da tempo. E poi questa volta è stato progettato da un think tank (un pensatoio) detto «Officina» che si è riunito per vari mesi. In verità, di pensatori in grado di pensare quel pensatoio ne ha pochi, al massimo un paio. Ma questa circostanza lo rende particolarmente temibile.
Vedremo. Ci sarà tempo. Al momento restiamo all’esordio. Un esordio che è stato davvero singolare. Una riforma di tipo presidenziale è una riforma che rivoluziona da capo a fondo il nostro sistema costituzionale. È una cosa molto seria, che dovrebbe essere ben meditata. Inoltre, non deve essere un vestito fatto su misura, fatto apposta, per un particolare candidato. Invece Berlusconi non cerca nemmeno di nascondere che il presidenzialismo serve a lui, che dev’essere fatto per lui. Non so se questa sia megalomania, ma certo è malagrazia.
Una seconda osservazione è che dopo tanti anni (dal 1994) di toccate e fughe sul presidenzialismo Berlusconi e il suo pensatoio dovrebbero finalmente avere idee chiare. Eppure no. Berlusconi lascia intendere che per lui il presidenzialismo all’americana e il semi-presidenzialismo alla francese vanno entrambi bene, come se fossero formule interscambiabili. Invece si somigliano quanto io somiglio a Marilyn Monroe (ammetto di esagerare, ma è per vedere se la differenza penetra). Può darsi che a Berlusconi riesca di fare il satrapo in entrambi i casi (dopotutto, ci riesce anche con un sistema parlamentare). Ma per i suoi successori (si spera che ne avrà) non sarà così. Per i suoi successori un presidenzialismo di tipo Usa sarebbe pessimo.
Una terza osservazione è che il pensatoio berlusconiano non sa rinunciare ai pastrocchi all’italiana. I cervelloni del Cavaliere ci propongono, come sistema elettorale del presidenzialismo, il Tatarellum, e cioè il sistema adottato per le nostre elezioni regionali. E il Tatarellum è un sistema proporzionale con premio di maggioranza il cui maggior pregio è, appunto, di essere un pastrocchio. Senza contare che la letteratura è pressoché unanime nel ritenere che nessun presidenzialismo è avvantaggiato dall’adozione del proporzionale. La Francia adopera il doppio turno, gli Stati Uniti l’uninominale. I presidenzialismi proporzionalisti sono quelli sudamericani, e cioè quelli che funzionano peggio.
Ma se la subitanea scesa in campo presidenzialista di Berlusconi non convince, la reazione dell’opposizione convince ancora meno. E’ evidente che la sinistra è stata presa in contropiede. Il che non toglie che la sua reazione sia stata scomposta, oscillante fra l’inconcludente e il rabbioso. La sinistra deve capire che non può urlare al lupo ogni giorno e su tutto. Sarà anche vero che Berlusconi ha cercato un diversivo (Castagnetti); ma la sinistra non può dimenticare di aver votato, in Bicamerale, il semi-presidenzialismo alla francese. Se andava bene allora, perché ora non va più bene? Questo è il punto da spiegare. La risposta è che allora Berlusconi non aveva ancora conquistato la Rai, e che il suo strapotere non era ancora stato rinforzato dal disegno di legge Frattini sul conflitto di interessi. Questo è il problema. Un problema che è sempre più tale anche per il Quirinale. Che si è trovato sull’uscio (pare senza preavviso) una bella polpetta avvelenata.


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