Riforme Istituzionali
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Corriere della sera  19-09-2002

 
E Ciampi non bloccò il documento contestato

La difficile ricerca di un compromesso sul nodo principale del disegno di legge presentato dalla maggioranza: la sospensione automatica dei procedimenti in corso
 
Giovanni Bianconi - ROMA
 
Quando hanno capito che i «laici» della Casa delle libertà avrebbero giocato la carta dell’ostruzionismo facendo mancare il numero legale, l’altra fazione del Consiglio superiore della magistratura - tutti i «togati» più i «laici» dell’Ulivo - ha deciso la contromossa: la discussione del parere sulla legge Cirami non sarebbe più avvenuta con la «procedura d’urgenza», ma attraverso un «ordine del giorno aggiunto». Un accorgimento procedurale che cambia la sostanza, oltre che la forma, di come si iscrive un argomento da dibattere nel plenum. L’urgenza, infatti, non prevede l’avallo del presidente del Csm, cioè il capo dello Stato, al contrario dell’altra via. Sotto l’inserimento nella discussione al plenum di oggi del «parere sul disegno di legge di iniziativa parlamentare già approvato dal Senato», c’è dunque la firma più autorevole, quella di Carlo Azeglio Ciampi. E’ diventato così più difficile per «l’opposizione» del Csm (che rispecchia la maggioranza in Parlamento) sostenere l’illegittimità del documento dell’organo di autogoverno dei giudici sulla proposta di reinserire il «legittimo sospetto» sui magistrati tra le cause per cui si può spostare un processo da un tribunale all’altro. Per questo, fino a ieri sera, sono andate avanti le trattative per trovare una soluzione meno traumatica al muro contro muro che si prospetta nel Consiglio, uguale e contrario (come rapporti di forza) a quello che già s’è verificato al Senato durante il dibattito sulla «Cirami».
Dal Quirinale si fa sapere che Ciampi ha sottoscritto il nuovo calendario dei lavori perché si tratta di argomentazioni tecniche sulla ricaduta delle norme proposte sul funzionamento degli uffici giudiziari, e quindi non c’è alcun intento «politico» né polemico contro la maggioranza di governo che invece contesta la legittimità del parere del Csm. Ma a Palazzo dei Marescialli, sede del Csm, sottolineano che le cinque pagine di serrate critiche alla legge Cirami riprendono (facendole proprie) anche gli interrogativi sulla costituzionalità del testo in discussione alla Camera. In particolare laddove si afferma che «la previsione dei casi di sospensione dei dibattimenti, sia facoltativa che obbligatoria, avrà inevitabili conseguenze negative sul principio costituzionale della durata ragionevole del processo».
La sospensione automatica del giudizio in attesa del verdetto sul «legittimo sospetto» (regola già bocciata dalla Corte costituzionale) è il nodo di fondo della rissa sulla «Cirami», perché è il passaggio che consentirebbe il blocco dei processi milanesi dove sono imputati Cesare Previti e Silvio Berlusconi. Su questo punto, con un notevole esercizio di diplomazia, il documento messo a punto dai magistrati del Csm più i "laici" del centro-sinistra parla di «opportunità di una diversa modulazione degli effetti sospensivi ed impeditivi dell’istanza di rimessione». Un modo per dire che non è in discussione il principio di interrompere i procedimenti, ma l’automatismo previsto nell’attuale testo della «Cirami».
Fu lo stesso Berlusconi, dopo un colloquio con Ciampi, ad ammettere che dal Quirinale erano stati segnalati dei «punti da approfondire». Disse pure che «i nostri uffici hanno già pronte le risposte», ma nel dibattito alla Camera non sono ancora emerse proposte in grado di superare i rischi di incostituzionalità rispettando le esigenze della maggioranza. Una mediazione all’orizzonte, adombrata a suo tempo dal presidente della commissione Giustizia di Montecitorio (nonché avvocato del premier nel dibattimento milanese), ipotizza un vaglio preliminare della Cassazione sull’ammissibilità delle istanze, nel quale decidere anche l’eventuale sospensione del processo. Non tutti però sembrano d’accordo con questa soluzione. In attesa che il Parlamento concluda i suoi giochi, quello che accadrà oggi al Csm servirà non solo a capire lo stato dei rapporti tra i giudici rappresentati nell’organo di autogoverno e i politici del centro-destra, ma anche la disponibilità al dialogo sul «legittimo sospetto» fuori dal Palazzo dei Marescialli.


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