Riforme Istituzionali
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Corriere della sera  18-12-2002

Urbani: «premio» ai partiti se superano lo sbarramento

    Giuliano Urbani  (Ministro per i Beni culturali e professore ordinario di Scienza della politica)

Sono ormai decenni che gli italiani attendono la riforma delle loro istituzioni politiche. Il governo Berlusconi sa benissimo che non si può attendere ed ha perciò previsto la riforma già a partire dal prossimo anno, dando con ciò vita anche a una inevitabile discussione sul modo migliore di farla. In questo dibattito (che sarà tanto più utile, quanto più saprà essere costruttivo) è da ultimo intervenuto ancora una volta Giovanni Sartori, con tutta la sua esperienza di specialista della materia. E da Sartori sono venute sia delle luci «verdi» (di via libera), sia almeno una luce «rossa» sulla quale merita riflettere. Le luci verdi sono tutt’altro che trascurabili. Perché riguardano almeno due questioni di importanza cruciale: il presidenzialismo, nella versione cosiddetta francese (in luogo di quella americana), e il federalismo. Inoltre, Sartori ha apertamente condiviso anche la compatibilità del presidenzialismo (nella identica versione che Forza Italia ha sempre proposto nei propri impegni elettorali, fin dalla sua nascita nel ’94) con il proporzionalismo.
La luce rossa (un vero e proprio stop) ha invece riguardato il tipo di proporzionalismo, temendo egli che nella pentola del governo stia bollendo una mistura orripilante: «proporzionalismo » sbarramento » premio di maggioranza». E, visto che egli cita una mia intervista, sento il dovere di precisare che quella mistura voglio evitarla anch’io.
L’assunto da cui parte Sartori è da me condiviso: sbarramento e premio di maggioranza rischiano di contraddirsi, proprio perché il secondo potrebbe consentire di aggirare il primo. Mentre lo sbarramento cerca infatti di limitare il numero dei partiti, il premio potrebbe invece finire per aggregarli soltanto temporaneamente, fornendo loro un comodo alibi per superare lo scoglio elettorale, ma lasciando poi a ciascuno di loro la libertà di continuare ad operare in ordine sparso (con tanti auguri alle esigenze di semplificazione e di governabilità).
Sbarramento e premi elettorali sono allora sempre reciprocamente incompatibili? A me non sembra. Nel senso che è la stessa diagnosi sartoriana a indicarci il possibile antidoto. Dice Sartori: lo sbarramento «funziona solo se i partiti non si possono alleare per scavalcarlo» (aggirandolo). Come fare? Semplice: basterebbe stabilire che i partiti possono concorrere al premio solo se abbiano effettivamente superato lo sbarramento. Insomma, per un partito che sia parte della coalizione vincente, delle due l’una: o ha superato la soglia e allora conquista la sua parte di premio; oppure, se non l’ha fatto, si limita a dare il proprio contributo in voti alla causa comune (il patto di coalizione che ha sottoscritto), ma non riceve alcun seggio in «premio» (proprio perché è stato considerato «insufficientemente rappresentativo» degli interessi generali da parte degli stessi elettori).
Come si può capire, il freno alla frammentazione resterebbe davvero grande (logica dello sbarramento). Ma lo sarebbe anche l’incentivo a formare alleanze veramente stabili, poiché le coalizioni fra partiti non sarebbero più un mero espediente tattico - come invece avviene ancora oggi nel sistema maggioritario fin qui sperimentato in Italia - ma qualcosa di radicalmente diverso (e in meglio): sarebbero infatti coalizioni che danno luogo in ciascun caso ad una sola lista, un solo simbolo e (quel che più conta) un solo programma.
Un’ultima avvertenza. È certamente vero che il presidenzialismo alla francese dà il meglio di sé quando è accompagnato dal sistema maggioritario uninominale a doppio turno. Ma ho l’impressione che potrebbe dare qualcosa di ancora migliore con un proporzionale corretto da un significativo premio di maggioranza, proprio perché potrebbe offrire un altro vantaggio insperato: quello di evitarci il bruttissimo spettacolo delle cosiddette «desistenze incrociate» fra un partito e l’altro, con tutti i non edificanti mercanteggiamenti del caso.
Concludo: riconosco di avere ancora una volta ubbidito a un ordine superiore, come da otto anni in qua. Quello di chi sente forte il dovere di dare nuove istituzioni politiche alla nostra giovane democrazia. Nel corso di questi ultimi otto anni, tutti i tentativi sono andati a vuoto. Ma, prima di rassegnarmi, preferisco insistere, cercando magari di imparare qualcosa dalle esperienze fatte.
 



Corriere della sera  18-12-2002

Idea ingegnosa, ma rischia di piacere solo a Berlusconi e Fini
 
   Giovanni Sartori

Ogni giorno lamentiamo il «muro contro muro». Invece il ministro Urbani avvia con me un dialogo costruttivo. Del che lo ringrazio. Ed eccomi subito a ricambiarlo (costruttivamente). L’accoppiabilità tra presidenzialismo e proporzionalismo è stabilita dai fatti, e cioè dal fatto che i presidenzialismi sudamericani si avvalgono quasi tutti di sistemi elettorali proporzionali. Però quest’accoppiamento non dimostra che la soluzione sia ottimale. Secondo me, anche per l’America latina il doppio turno alla francese sarebbe preferibile. Ma se si opta per un sistema proporzionale, allora il problema è quale proporzionalismo.
Urbani condivide la mia obiezione di fondo, osservando che «sbarramento e premio di maggioranza rischiano di contraddirsi». In verità, sono in contraddizione. Se Urbani dice «rischiano» è perché suggerisce un modo per evitarla: stabilire che il premio compete solo a chi ha superato lo sbarramento. Questa soluzione è ingegnosa. Ma la vedo esposta al rischio di essere vanificata da partiti elettorali «finti». Lo sbarramento del 5 per cento (senza premio) basta in Germania. Perché non dovrebbe bastare anche da noi? Perché complicare quando non occorre? Aggiungi che lo sbarramento da solo può facilmente trovare una maggioranza trasversale che lo appoggia (è nell’interesse di tutti i partiti medio-grandi), mentre la proposta Urbani rischia di piacere soltanto a Berlusconi e a Fini, e quindi di non passare. In linea di principio l’idea è, ripeto, ingegnosa. Ma è praticabile?
Infine, Urbani ed io siamo d’accordo sul «bruttissimo spettacolo», o peggio, delle desistenze incrociate. Ma questo mercato delle vacche viene dal Mattarellum , e più precisamente dalla sua componente maggioritaria. E quindi verrebbe meno se venisse meno il Mattarellum . È la proporzionale che elimina le desistenze. A questo effetto il premio di maggioranza non sposta nulla, mi sembra.


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