Berlusconi apprezza le parole sulla reciproca
legittimazione. Bossi: a Ciampi la tessera di leghista. Critiche di Verdi
e comunisti
ROMA - Il messaggio di fine anno di Carlo Azeglio
Ciampi viene accolto con soddisfazione dalla Casa delle Libertà
e da buona parte del centrosinistra. L’appello all’«unità»
del Paese e alla «concordia» tra le forze politiche mette quasi
tutti d’accordo, così come l’invito a porre mano alle riforme necessarie
per ammodernare lo Stato e permettere alla maggioranza di governare e all’opposizione
di controllare. Meno gradito a sinistra - contestano infatti Rifondazione,
Verdi e Pdci - il passaggio nel quale il capo dello Stato sprona l’Italia
a fare il suo dovere nella guerra contro il terrorismo, anche se nell’ambito
delle organizzazioni internazionali di cui fa parte. Accolto, invece, senza
polemiche, da Bossi l’appello per un federalismo solidale in un’Italia
unita: «Va a finire che a Ciampi gli diamo la tessera di leghista
ad honorem...», ma il capogruppo Cè giudica invece «esasperante
e anche provocatorio quell’invito continuo all’unità». Comunque,
a parte i duri commenti di Bertinotti («Sulla guerra parole inaccettabili»),
di Cossutta (scontento su guerra e riforme) e dei radicali, che con il
segretario Capezzone contestano l’invito di Ciampi alla «sacra partitocrazia
unita», il resto è un coro di sì al presidente. A partire
da Berlusconi, che martedì notte ha chiamato Ciampi per gli auguri
e che, raccontano, ha gradito le parole del capo dello Stato soprattutto
sulla necessità di una reciproca legittimazione tra le forze politiche.
D’altra parte, il premier stesso, nella sua conferenza stampa di fine anno,
spiega il suo portavoce Paolo Bonaiuti, ha «aperto una porta, confermando
la volontà di ricerca del dialogo: adesso serve che l’opposizione
faccia un passo in avanti, poi sono convinto che si potrà aprire
un confronto costruttivo». E il capogruppo della Margherita Castagnetti
una prima risposta la dà: «Sì al dialogo, ma senza
pregiudizi. E sia la maggioranza a fare il primo passo».
E però i segnali di disgelo si alternano
alle polemiche sull’interpretazione del messaggio di Ciampi. Se l’azzurro
Bondi ritiene che l’appello all’unità e alla legittimazione reciproca
tocchi «tutti, indistintamente», il capogruppo di FI Schifani
e il ministro Buttiglione lo leggono indirizzato alla sinistra, mentre
il ds Violante, come Castagnetti, ritiene invece che sia diretto a Berlusconi.
E anche il segretario della Quercia, Fassino, fa notare quanto siano «diversi»
in «tono e stile» i discorsi di Berlusconi e Ciampi che, secondo
il leader della Margherita Rutelli, dimostra come al Quirinale serva «un
garante che si sforza di unire piuttosto che un uomo di parte».
FEDERALISMO. Sì al federalismo, ma tenendo fermo il principio di solidarietà, in modo che «non si mette a rischio, in nessun modo, l´unità nazionale». Perciò serve «spirito di collaborazione» tra le istituzioni, mentre si devono superare le «inaccettabili sperequazioni tra le regioni», specie tra Nord e Sud.
GIUSTIZIA. L´appello di Ciampi è rivolto a «sentire più vicina la magistratura come istituzione». Con una richiesta precisa: «dare certezza del buon funzionamento della amministrazione della giustizia», salvaguardando l´autonomia dei giudici.
REGOLE. «Per assicurare la stabilità si è dato vita - ha ricordato il Presidente -, quasi 10 anni fa, ad una democrazia dell'alternanza adottando un sistema elettorale maggioritario. Ma non è stato completato il cambiamento adeguando le garanzie istituzionali». Un cammino da completare per «dare alla maggioranza la possibilità di svolgere attraverso il necessario confronto parlamentare il programma concordato con gli elettori, e a chi è in minoranza garanzie pari e certe. In democrazia, chi governa lavora anche per chi verrà dopo». Soprattutto, bisogna fare in fretta: «Urge provvedere», ha aggiunto Ciampi.
GIOVANI. «Vi vedo, con i vostri sguardi luminosi, pieni di entusiasmo, che mi danno forza quando vi incontro in tutte le città d'Italia». Ai giovani il Presidente ha dedicato un passaggio significativo del suo discorso, ed ha aggiunto un appello rivolto direttamente a loro: «Abbiate fiducia in voi stessi. Questo significa anche: non abbiate timore di formare una famiglia». Con una specificazione: vi ascoltiamo anche quando protestate.
INFORMAZIONE. Ripetendo i concetti del messaggio inviato al Parlamento nel luglio scorso, Ciampi ha chiesto «parità di condizioni e libertà di informazione in ogni campo, a cominciare da quello radiotelevisivo» per garantire «il libero gioco delle opinioni»: è «una delle condizioni per generare quella distensione di cui tutti avvertiamo il bisogno».
ECONOMIA. «Il nostro è un paese antico e giovane. Oggi occorre un nuovo slancio per creare un maggiore e più diffuso benessere». In questa situazione «ben vengano gli immigrati, nel rispetto delle leggi». E se la congiuntura economica è negativa, non si deve aspettare la ripresa, ma favorirla con infrastrutture e competitività.
EUROPA ED EURO. Ciampi ha ricordato con entusiasmo il primo compleanno dell´euro, una moneta che «ci protegge» e si va affermando «come mezzo di scambi internazionali e gode di crescente fiducia sui mercati». Partendo dal recente vertice Ue di Copenaghen, il presidente della Repubblica ha aggiunto che l´allargamento «rende indispensabile creare nuove norme, per ben governare una comunità di Stati tanto più vasta». Perciò si deve arrivare, «prima delle elezioni europee della primavera del 2004» ad una nuova Unione, «con una sua Costituzione, che garantisca libertà, democrazia e buongoverno su scala europea». E con il semestre italiano «si profila la possibilità di un nuovo Trattato di Roma».
PACE E GUERRA. L'Italia ripudia la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali ma non ignora «i crimini e le minacce del terrorismo internazionale e i pericoli che derivano dalla diffusione delle armi di sterminio». Il Presidente ha invitato a leggere con attenzione l'articolo 11 della nostra Costituzione, ed ha ricordato che «come italiani e come europei dobbiamo adoprarci per ristabilire la pace nelle aree di crisi, a partire dal Medioriente».
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