Riforme Istituzionali
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il manifesto 24-01-2003
 
Il premier di Bassanini
Una proposta contro ogni presidenzialismo. Firmata anche da Nicola Mancino
Ulivo e riforme Martedì l'assemblea, ci sono già due proposte contrapposte. E Giuliano Amato, deludendo i dalemiani, le firma tutte e due

Un presidente del consiglio che può mandare a casa i suoi ministri, ma non sciogliere le camere, indicato dalla coalizione ma non dagli elettori, visto che il suo nome non compare nemmeno sulla scheda elettorale. Nemici di ogni forma di presidenzialismo, o di «premierato forte», un folto gruppo di senatori ulivisti ha deciso di mettere nero su bianco le proprie proposte. Undici articoli per un disegno di legge costituzionale, presentato ieri mattina da Franco Bassanini, Cesare Salvi, Nicola Mancino e Stefano Passigli con il chiaro intento di condizionare l'assemblea con cui martedì prossimo l'Ulivo dovrà definire una posizione unitaria sulle riforme costituzionali. Una mossa per bloccare chi, anche nei Ds, non aveva affatto disdeganto le offerte di Gianfranco Fini sul rafforzamento dei poteri dell'esecutivo. Primo tra tutti il senatore della Quercia Tonini, che ha già presentato un suo disegno di legge che prevede per l'appunto il potere del premier di sciogliere le camere. Ma di fronte a un dissidio così palese, a sorpresa, c'è chi sceglie di tenere i piedi in due scarpe. Ieri mattina Giuliano Amato si è presentato infatti impavido ai giornalisti come firmatario di entrambe le ipotesi. Alla prima, quella di Salvi e Bassanini, l'ex consigliori di Bettino Craxi, aveva già aderito da tempo. Poi, mercoledì, spiazzando tutti, ha deciso di aderire anche all'ipotesi di «premierato forte». «Vi chiederete perché - ha detto ieri serafico Amato - Ma a mio parere non sono due proposte antitetiche, e poi sono tutte e due del centrosinistra...».

Una equidistanza che fa dire a uno sconsolato Boselli, ex compagno di partito di Amato, che «la matassa delle riforme invece di dipanarsi si sta, proposta dopo proposta, ingarbugliando sempre di più». Ma che, soprattutto, amareggia chi già si era entusiasmato per la firma di Amato sul testo Tonini, considerandola segno di un significativo ripensamento. Così il Riformista, che ieri aveva tanto lodato la mossa dell'ex premier, ora glissa sulle sue dichiarazioni e si rifugia nell'attacco frontale alla «quarta via, fatta di melina e proposte contraddittorie» di Franco Bassanini. Ma visto che, prima ancora che di modelli istituzionali, in discussione c'è il fantomatico dialogo bipartisan sulle riforme, il giornale vicino a Massimo D'Alema se la prende soprattutto con la «norma sul conflitto di interessi a cui manca solo la foto di Silvio Berlusconi». Ovvero i primi due articoli della nuova proposta di legge, che sanciscono «l'ineleggibilità di tutti coloro che detengano la proprietà, o abbiano il controllo, anche indiretto, di mezzi di comunicazione di massa». «C'è bisogno di portare all'interno della Costituzione i casi di compatibilità tra la funzione di governo e altre attività, diciamo così, liberoprofessionali» ha spiegato ieri mattina Nicola Mancino. Ma l'effetto immediato è, ovviamente, quello di chiudere ogni via all'ipotetico dialogo con il centrodestra.

«Il disegno di legge del senatore Bassanini ha l'obiettivo strumentale di ostacolare il confronto di merito» si inalbera così il forzista Lucio Malan. Uno dei pochi che, nonostante il palese fallimento delle due giorni organizzata sulle riforme dal presidente del senato Pera, ancora crede al «confronto tra i riformatori dei due schieramenti».
 

G.P.

Indice "Rassegna Stampa e Opinioni" - 2003
 
 
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