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La Stampa 20-05-2003
 
PER LA MANCATA ADESIONE ALLO SCIOPERO NAZIONALE
Gli avvocati contro i difensori del premier

ROMA. La prima delle tre giornate di sciopero consecutive indette dall’Unione camere penali ha visto la paralisi quasi totale
dei tribunali di tutta Italia. Ma la presenza degli avvocati del premier al processo stralcio per la vicenda Sme ha suscitato
polemiche tra gli avvocati. «Stupisce, ma non sorprende che, di fronte alla totale adesione dell'avvocatura, in un noto processo
milanese alcuni rappresentanti del foro abbiano ritenuto di non condividere le battaglie per la separazione delle carriere, contro
la detenzione speciale, per una disciplina organica delle garanzie nel processo penale per le quale essi stessi si sono sempre
battuti». Così, in un comunicato, la Camera penale di Roma ha renso noto la propria perplessità davanti al fatto che ieri il
processo Sme sia andato avanti, sia pure limitatamente alla fissazione delle prossime udienze come concordate tra il tribunale e i
difensori di Silvio Berlusconi, gli avvocati Gaetano Pecorella e Nicolò Ghedini. «Chiedetelo a loro perchè non si sono astenuti -
risponde l'avvocato Ettore Randazzo, presidente dell'Unione delle Camere penali italiane -. Del resto, la nostra astensione dalle
udienze è stata proclamata principalmente per protestare contro la politica del Governo che «attua interventi disorganici ed
emergenziali in materia di giustizia e procede in modo occasionale», dedicando la propria attenzione «esclusivamente ad alcuni
processi» in modo tale da «lasciare sgomenta l'opinione pubblica». L'opposizione, dal canto suo, «anziché avanzare proposte
concrete e costruttive, si impegna soltanto a demonizzare le iniziative della maggioranza». Per Randazzo l'astensione dalle
udienze appare l'unico strumento efficace per denunciare pubblicamente che i principi del giusto processo, sanciti dall'articolo
111 della Costituzione, «sono rimasti inattuati» e che la proposta di riforma dell'ordinamento giudiziario, avanzata dall'esecutivo,
«non realizza affatto l'obiettivo dell'effettiva terzietà del giudice». Dal canto suo Ghedini ha definito «assolutamente condivisibili»
i motivi dello sciopero. «La posizione dei penalisti è condivisibile, anche perché le istanze che portano avanti, come l'attuazione
del giusto processo, la separazione delle carriere, una semplificazione del processo, la depenalizzazione, sono punti certamente
contenuti anche nel programma della maggioranza, che effettivamente ad oggi lo ha attuato solo in minima parte. Intanto domani
ci sarà l’incontro tra i vertici dell’Unione penalisti e il presidente del Consiglio e quelli di Senato e Camera. 


Indice "Rassegna Stampa e Opinioni" - 2003
 
 
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