Riforme Istituzionali
Rassegna stampa
www.riforme.net



 
Corriere della sera  22-05-2003
 
Tessera elettorale al capolinea, si tornerà al vecchio certificato

Viola la privacy e viene smarrita spesso. Per il voto elettronico si dovranno aspettare quattro anni
 
ROMA - Questa potrebbe essere davvero l’ultima volta. Perché la tessera elettorale non funziona. E il governo ha deciso di mandarla in pensione. Per il futuro si punta sul voto elettronico. Ma è un futuro lontano, nonostante le sperimentazioni. Nell’immediato si pensa a una soluzione di passaggio già per le europee del 2004: il ritorno al vecchio certificato, quello consegnato a casa pochi giorni prima del voto, o anche una semplice lettera. Sulla tessera, distribuita nel 2001, pesa il giudizio del Garante della privacy: un documento che viola la riservatezza del cittadino. Perché quei 18 spazi da timbrare dicono a quali consultazioni ha partecipato, compresi i referendum dove pure l’astensione può avere un significato politico. Basta pensare al prossimo, quello sull’articolo 18. Ma contano ancora di più considerazioni pratiche. Spiega il sottosegretario all’Interno, Antonio D’Alì: «E’ un documento che va conservato a lungo e che serve solo una volta ogni tanto. Molti italiani finiscono per perderlo». Alle amministrative del 2002 il 10% degli elettori non ha trovato l’originale e si è presentato al seggio con la copia rilasciata dal Comune. «Questa volta - osserva D’Alì - potrebbero essere ancora di più, visto che è passato un altro anno. Senza contare chi rinuncia a votare proprio per evitare la seccatura di chiedere il duplicato. Si rischia di incentivare l’astensionismo».
I Comuni sono in allarme. A Brescia, ad esempio, già da 15 giorni è possibile prenotare il duplicato sul sito Internet dell’amministrazione. E poi c’è un altro problema. «La tessera - dice ancora D’Alì - serve solo a indicare la sezione dove votare. E questo potrebbe diventare un boomerang». Con i dati dell’ultimo censimento, infatti, il Viminale ridisegnerà la composizione dei seggi. Risultato? «Quel documento potrebbe contenere un’indicazione sbagliata: una sezione soppressa, oppure diversa da quella in cui l’elettore è stato trasferito».
Un motivo in più per cambiare. Il punto è decidere come. «La soluzione ottimale è il voto elettronico. Procediamo con le sperimentazioni». L’anno scorso è toccato a 800 elettori di Parma, questa volta a 4 mila fra Trieste e Gorizia. Ma i tempi sono lunghi. Perché voto elettronico vuol dire carta d’identità elettronica: un documento che per ora hanno 100 mila italiani. Diventeranno un milione e mezzo entro la fine dell’anno. Per arrivare a tutti ci vorranno almeno 3 o 4 anni. Nel frattempo ci saranno altre elezioni. «E per queste stiamo decidendo come fare». Nulla di definito, solo ipotesi: «Il problema è dire all’elettore dove deve votare. Un’idea è quella di tornare al vecchio certificato». Era stato abbandonato per i costi: 35 milioni di euro ad ogni tornata. «Ma tutto sommato dava meno problemi. Un’altra ipotesi è quella di avvisare il cittadino direttamente per lettera. Una strada più semplice: stiamo facendo gli approfondimenti necessari».
 
Lorenzo Salvia


Indice "Rassegna Stampa e Opinioni" - 2003
 
 
Mailing List di Riforme istituzionali