Riforme Istituzionali
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La Stampa 06-09-2003
 
L’IPOTESI DI MODIFICA DELLA COSTITUZIONE
 
Riforme da «saggi»

    di Angelo Benessia

 

LORENZAGO, in Cadore, è un'amena località dove a Ferragosto sono arrivati quattro senatori: un costituzionalista, un avvocato, un medico e un notaio, presto noti come i «saggi» che in breve tempo avrebbero dovuto riscrivere la seconda parte della Costituzione, dall'art. 55 fino all'art. 138. È la parte dedicata all'Ordinamento della Repubblica, cioè alle regole di funzionamento dello Stato: Parlamento, Presidente della Repubblica, Governo, Magistratura, Regioni, Corte costituzionale. In pochi giorni i «saggi» hanno scritto una bozza di «articolato», cui la stampa ha dato larga eco.

Nel giugno del 1946 l'Assemblea costituente, per preparare il progetto della Costituzione repubblicana, nominò una commissione di 75 deputati, presieduta da Meuccio Ruini. Dopo sei mesi di intenso lavoro da parte di tre sottocommissioni, venne presentato un progetto di costituzione che l'assemblea plenaria discusse, quasi ininterrottamente, da marzo a dicembre del 1947. La Carta fondamentale entrò in vigore il 1° gennaio 1948.

Altri tempi, altre tempre. De Nicola, De Gasperi, Einaudi, Calamandrei, Mortati, Terracini e tutti gli altri costituenti erano, al cospetto del quartetto cadorino, lenti plantigradi. È tuttavia possibile che il «metodo della malga» faccia pagare la rapidità dei risultati con i rischi dell'improvvisazione.

Autorevoli commentatori dubitano, per dirne una, che sia lungimirante comprimere i poteri del Quirinale e aumentare, invece, quelli del primo ministro. Oggi, ad esempio, l'art. 87 della Costituzione prevede che il Presidente della Repubblica «autorizza la presentazione alle Camere dei disegni di legge di iniziativa del Governo». È una forma di «bilanciamento» che recentemente ha mostrato di funzionare.
Come si leggeva su La Stampa di ieri, il Capo dello Stato non ha dato il suo «placet» alla presentazione del disegno di legge licenziato dal Governo lo scorso 11 luglio per attuare la decisione del Consiglio UE che istituisce Eurojust, l'organo comunitario di coordinamento delle inchieste sui reati che hanno una ricaduta transnazionale. Il Governo pensava che dovesse farne parte un giudice nominato dal Guardasigilli, cui avrebbe dovuto rispondere, diventando così un funzionario amministrativo. Ma si voleva dare il potere, a quel «giudice-funzionario», di acquisire anche atti giudiziari, con evidente violazione della regola che vuole la separazione del potere amministrativo da quello giudiziario. Dialettica normale quanto provvidenziale: lo stop farà sì che il Governo ci ripensi e che rinunci al giudice bon à tout faire.
Ebbene, nella bozza dei «saggi» questo bilanciamento non esiste più, il potere «autorizzativo» previsto dall'art. 87 è stato poco saggiamente soppresso. Meglio tornare, se questa è l'aria, al passo lento e ponderato dei padri fondatori.

Se qualcuno capita a Lorenzago, non si perda la Madonna della Difesa. E già che c'è, accenda una candela. Non guasta mai. 


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