Riforme Istituzionali
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Dal sito www.regioni.it  13-10-2003
 
Consulta: ex presidenti criticano riforma
 
Da Vassalli a Conso coro di no; soluzione attuale è la migliore

(ANSA) - ROMA, 13 OTT - Il rischio, concreto, e' di  stravolgerne la natura e la connotazione. Cancellando in un  istante cinquant'anni di terzieta' e imparzialita' che hanno  rappresentato e costituito un equilibrio quasi perfetto, cosi'  come voluto dai padri costituenti, e inserendo, di fatto,  elementi ''di parte'' anziche' ''super partes''.
Non ce n'e' uno, tra gli ex presidenti della Corte  Costituzionale intervenuti d un convegno della fondazione Basso  sul tema 'Riformare la Corte Costituzionale?', che vede di buon  occhio la riforma della Consulta - portare da cinque a nove i  membri di nomina parlamentare, di cui tre eletti dalla Camera e  sei dal Senato federale - cosi' come previsto dal disegno di  legge approvato dal Consiglio dei Ministri lo scorso 16  settembre.
Da Vassalli a Conso, da Baldassarre a Ruperto, i  presidenti emeriti hanno criticato anche aspramente il progetto  di riforma, senza che una voce si sia levata a favore della  proposta elaborata dai quattro saggi della Cdl riuniti in  Cadore, a partire dal numero dei componenti, 19, giudicato  troppo elevato.
Il problema, e' la tesi di fondo degli ex  presidenti, non sta nel numero dei giudici ma nel rapporto che  si verrebbe a creare all'interno della Consulta con elementi che  manifestamente rappresentano gli interessi di una parte, le  Regioni appunto. Che, tra l'altro, rappresentano l'oggetto di  diverse controversie cui proprio la Corte Costituzionale e  chiamata a dirimere.
''E' fin troppo facile sparare contro questo testo - ha  esordito Giovanni Conso - il problema sta nel rapporto tra i  componenti, che va calibrato con estrema attenzione in quanto  non si tratta di una questione di aritmetica ma di alta  ingegneria costituzionale''. Il rischio, cosi' come e' stata  concepita, ''e' infatti che la Corte si sbilanci troppo sul  versante regionale'' e che il giudizio ''super partes, la  terzieta' del giudice'' venga di fatto annullata.
Stesso  concetto espresso da Antonio Baldassarre secondo il quale e'  ''profondamente sbagliato cambiare la connotazione della Corte,  cosa che invece fa la proposta del governo'' riservando un ruolo  ''privilegiato'' al Senato federale.
E per Leopoldo Elia, e  Cesare Mirabelli l'attuale soluzione italiana rappresenta ''un  mix riuscito che ha garantito equilibrio''. Toccarlo, ha  aggiunto Elia, ''e' molto pericoloso, perche' si rischia di  rompere il giocattolo''.
Ancor piu' diretto Renato Granata: ''il  testo di riforma - ha detto - stravolge la natura della Corte  cosi' come voluta dai padri costituenti. Un organo di garanzia e  terzieta', assicurate proprio dai criteri di arruolamento''. Il  nuovo testo, a giudizio di Granata, va esattamente nella  direzione opposta. ''Le parole dicono chiaramente che i nuovi  giudici saranno di parte, esprimendo le sensibilita'  regionali''.
Insomma, un coro di no chiaro e articolato, che punta anche  sulle difficolta' funzionali che scaturirebbero dall'aumento dei  componenti  - ''avremmo una corte elefantiaca dove sarebbe  impossibile arrivare all'unita''' ha spiegato Ruperto - e che  non risparmia critiche anche ai ''signori governatori'', come li  chiama l'ex presidente Giuliano Vassalli, e agli emendamenti da  loro presentati al testo, per ''lo scempio all'imparzialita'  della Corte''.
Vassalli ha inoltre parlato di un atteggiamento  ''prevaricatore'' da parte dei ''saggi del Cadore'': una  prevaricazione ''duplice'' rintracciabile nel voler ''introdurre  elementi che sono parte di un' istanza chiara'' e nel voler  ''aumentare il numero''.
Dopo aver respinto tout court il ddl varato dal Consiglio dei  ministri, gli ex presidenti hanno avanzato alcune proposte, ''se  proprio non si puo' fare a meno di modificare qualcosa che ha  funzionato e funziona bene''. Tre, fondamentalmente, i  suggerimenti: Vassalli ha proposto di portare la Consulta dagli  attuali 15 a sedici membri e far salire il numero degli elementi  nominati dal Parlamento da cinque a sei, in modo da lasciarne 3  alla Camera e 3 al nuovo Senato federale. Per Granata, invece,  la soluzione potrebbe essere quella di ridurre da 5 a 4 gli  eletti da parte della Magistratura e portare a 6 quelli nominati  dal Parlamento, ripetendo lo schema Vassalli, oppure far  eleggere i 5 membri 'parlamentari' dal solo Senato  Federale.(ANSA). 


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