Corriere della
sera 16-10-2003
Il Ministro Giovanardi: attenti a non rompere senza la Lega si perde
ROMA - «C’è poco da fare: se il governo cade rompendo con
la Lega si va quasi certamente alle elezioni anticipate e quindi alla sconfitta
della Casa delle Libertà». Carlo Giovanardi lancia l’allarme
perché, politica a parte, si tratta di numeri: «Nei collegi
uninominali senza Bossi si perde». E così, mentre i vertici
del suo partito continuano a fare quadrato con Gianfranco Fini sulla legge
per il voto agli immigrati, il ministro udc per i Rapporti con il Parlamento
fa un appello a tutta la maggioranza, compresi i centristi: «Stiamo
attenti a non rompere davvero: ci ritroveremmo con D’Alema agli Esteri,
Violante alla Giustizia e Bertinotti al Lavoro».
Eppure, prima della «tregua» dichiarata nelle ultime
ore, lo stesso Bossi parlava di elezioni anticipate e ventilava la crisi
se Fini avesse presentato la sua proposta.
«La cittadinanza italiana si può prendere dopo 10 anni.
Non riesco quindi a capire come la Lega possa creare un problema così
rilevante su un disegno di legge che di fatto accorcia l’attesa per il
voto agli extracomunitari di appena due anni. E poi, calcolati i passaggi
necessari per approvare una legge di riforma costituzionale, gli immigrati
andrebbero a votare nel 2009».
Insomma, la Lega non dovrebbe fare di questo argomento un problema
capitale.
«Sono contento che Umberto Bossi abbia detto basta alle polemiche.
Del resto è significativo l’alto numero di telefonate alla Padania
per incoraggiare il ministro delle Riforme a restare nel governo».
Ma se alla fine la frizione con An e Udc provocasse una frattura
insanabile?
«Siamo realisti: per il centrodestra sarebbe uno scenario davvero
negativo perché si andrebbe verso la sconfitta».
Non ritiene possibile un Berlusconi bis senza il Carroccio, come
pure ipotizza qualche esponente della maggioranza?
«Una volta caduto l’attuale governo si andrebbe su un piano inclinato
che porterebbe inevitabilmente alle elezioni anticipate. Vale a dire quasi
certamente a perdere, dato che si vota con il maggioritario».
R. Zuc.
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