Riforme Istituzionali
Rassegna stampa
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La Repubblica  11-12-2003
 
L´opposizione raggiunge l´accordo sulla bozza Amato: il primo ministro non può sciogliere le Camere
Riforme, l´Ulivo rilancia la sfida "Premierato sì, ma con un limite"
Il centrosinistra vuole mantenere, per il Capo dello Stato, la funzione di garante del sistema
 
ROMA - Il centrosinistra, tutto l´Ulivo più Rifondazione e Di Pietro, rilancia sulle riforme costituzionali. Le opposizioni unite si ritrovano in una bozza di controproposta al testo preparato dal governo elaborato da un gruppo di esperti coordinati da Giuliano Amato. Un progetto, subito battezzato "bozza Amato", che ruota, ma non solo, intorno all´idea di più poteri per il premier, ma non quello di scioglimento che resta nelle mani del presidente della Repubblica. Il centrosinistra inoltre non vuole che il primo ministro sia eletto direttamente né che ci sia l´indicazione del suo nome sulle schede elettorali. La "nomina" a capo di una coalizione resta un fatto politico e una volta eletto il premier riceve la fiducia dalla Camera.
Proposte che sembrerebbero simili a quelli usciti mercoledì dal vertice della Cdl con Berlusconi. Al punto che si potrebbe parlare di un abbozzo di testo condiviso. Voce che circolava già mercoledì al Senato, e che faceva prevedere al presidente della commissione Affari Costituzionale, il forzista Andrea Pastore, che si può incardinare il testo in aula prima di Natale, arrivare al primo voto a gennaio 2004 e terminare tutto l´iter nel 2005.
Ma, come spiega il senatore diessino Stefano Passigli, «il diavolo si annida nei dettagli e prima di fare qualsiasi passo vogliamo vedere cosa ci dirà domani (oggi ndr) il relatore Francesco D´Onofrio». Perché, spiega Passigli, «vogliamo vedere cosa dicono sull´elezione del premier: perché una cosa è l´elezione diretta e l´indicazione del nome sulla scheda, o il collegamento fra il suo nome e il candidato nel collegio, un´altra l´annuncio politico di una candidatura». Noi, conclude il senatore diessino siamo pronti a discutere «sulla base di un vero modello Westminster, dove la maggioranza, anche se perde un pezzo, o se ne aggiunge un altro che non altera l´esito del voto, può sfiduciare il premier e trovarne al suo interno un altro. Lasciando al presidente della Repubblica il potere di scioglimento».
Dunque l´Ulivo si muove con cautela. Nonostante l´esultanza di Sandro Bondi, coordinatore di Forza Italia, che plaude alla presunta svolta del centrosinistra, e il realismo di Umberto Bossi che ammette che sì, qualche cosa all´opposizione bisogna pur concedere. E minimizza l´importanza del documento il padre della bozza. Giuliano Amato, dice infatti che «è solo un documento preliminare che non doveva neanche uscire».
La parola così torna al relatore D´Onofrio che dovrà spiegare oggi quali sono i punti che la Cdl vuole modificare e in che modo. «Ma Pastore - spiega Massimo Villone, responsabile riforme dei Ds - si tolga l´idea che ascoltato D´Onofrio si passa
immediatamente a votare gli emendamenti, E´ una riforma costituzionale e ci vuole tempo per riflettere.
E se il presidente della commissione vuole forzare i tempi comincerò a fare l´ostruzionismo da solo».
Problemi e diversità restano anche su altri punti. A partire dalla norme contro i conflitti di interessi e sulla parità di accesso ai mass media che l´Ulivo inserisce nel suo progetto nel capitolo sullo statuto dell´opposizione. Il centrosinistra inoltre è contrario ad alterare il numero e la composizione della Corte costituzionale e chiede che vengano salvaguardati standard nazionali e unitari per sanità e scuola.
L´esatto contrario della devolution bossiana.

 SILVIO BUZZANCA



 
Corriere della sera  11-12-2003
 
NUOVE REGOLE / Nella bozza Amato i «4 paletti» per evitare gli stravolgimenti istituzionali.
D’accordo Rifondazione e Di Pietro Ulivo: dialogo sì ma meno poteri al premier
No allo scioglimento delle Camere e a un Quirinale indebolito. I nodi di Consulta e devolution
 
ROMA - Se la riforma costituzionale della maggioranza è nata dal vertice dei quattro «saggi» della Cdl in una baita del Cadore, quella «ombra» del centrosinistra è spuntata ieri dalla borsa di Giuliano Amato, presenti i leader di tutte le opposizioni. Dopo la bozza di Lorenzago, quella dell’ex presidente del consiglio è una proposta in sei cartelle su cui la minoranza, che ha trovato un accordo di massima, è pronta ad accettare la sfida della Cdl: sì al dialogo sulle riforme, ma il centrodestra rinunci allo scioglimento automatico delle Camere su iniziativa del primo ministro. Al premierato forte, il fronte unitario di «centrosinistra e sinistra» contrappone un premierato «temperato», che non intacchi l’assoluta centralità del Parlamento. Nella proposta della maggioranza il nome del premier compare sulla scheda elettorale, mentre l’Ulivo si accontenta di renderlo noto in campagna elettorale. Il candidato premier ha bisogno della fiducia del Parlamento e, una volta insediato a Palazzo Chigi, può nominare e revocare i ministri. Ma non decretare lo scioglimento delle Camere. C’è anche una norma «antiribaltone»: il premier può cambiare solo se non cambia la maggioranza, in caso contrario si torna alle urne.
Sulla via del dialogo il centrosinistra fissa quattro paletti, «stravolgimenti istituzionali» su cui non si tratta. Lo scioglimento automatico delle Camere da parte del primo ministro, perché darebbe luogo «a una forma di governo autoritario». L’indebolimento del Capo dello Stato, che deve conservare il ruolo di garante. La modifica dell’assetto della Corte costituzionale, cui l’Ulivo assegna nuovi poteri. E la devolution senza un sistema di contrappesi.
Sul nuovo assetto del Senato, invece, i due schieramenti non sono poi così distanti. La riforma del titolo V della Costituzione «impone» l’addio al bicameralismo perfetto, così anche nel progetto di Amato la seconda Camera ha una «maggiore sensibilità regionalistica». La «bozza Amato», che a gennaio (dopo opportune limature) dovrà avere il via libera dei parlamentari dei nove partiti dell’alleanza, è piaciuta anche a Di Pietro e Bertinotti. Tanto che l’ex premier parla di «notevole passo avanti» verso una posizione comune e annuncia che l’opposizione «non ha alcuna intenzione di bocciare una riforma che ha i contenuti da noi sostenuti». Dario Franceschini, Margherita, è convinto che l’opposizione abbia il «diritto-dovere» di dialogare sulle riforme. Più cauto il diessino Vannino Chiti: «La Cdl non ha più alibi, ma se avesse aperto al confronto anche sulla Gasparri, il clima sarebbe un altro».
 
Monica Guerzoni

Indice "Rassegna Stampa e Opinioni" - 2003
 
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