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Repubblica.it  29-05-2004
 
Una nazione senza leader che cresce grazie al fai da te
 
Secondo il Censis i cambiamenti nel mondo del lavoro degli ultimi dieci anni hanno trasformato la società italiana
Cresciute in modo esponenziale le imprese individuali La famiglia ha sostituito il welfare, l'indivitualità è esplosa
 
di BARBARA ARDU'
 
ROMA - Se fino a qualche anno fa eravamo una società molecolare ora ci siamo rimpiccioliti, siamo diventati una società pulviscolare dove l'interesse comune non è più rintracciabile, spezzettato com'è in una miriade di interessi frammentati. Siamo diventati un popolo di individualisti, sempre più incerto sul futuro, e che, incapace di costruire il proprio domani, è costretto a barattarlo con un presente che solo all'apparenza sembra più soddisfacente. Ma vivere nel presente non è una scelta, semmai una necessità, di fronte alla totale mancanza di alternative, di prospettive in un futuro che appare nebuloso e incerto.

E al momento nessuno sembra saper rispondere. La leadership del Paese "è ingabbiata nell'isolamento", è lontana dagli interessi e dai bisogni dei cittadini i quali, d'altra parte, sembrano avere perso ogni contatto con i propri rappresentanti. Due corpi che non riescono più a comunicare.

E' questa l'Italia di oggi secondo il Censis, che ha presentato la ricerca ''Come siamo cambiati. Una struttura socioeconomica in lenta evoluzione''. Un paese fatto "di leader senza popolo e di un popolo senza leader", secondo il Censis, dove l'interesse comune, che è alla base della democrazia, rischia di perdersi. Ma le radici di questo scollamento tra classe politica e corpo sociale vanno cercate nelle modifiche subite dalla società italiana negli ultimi dieci anni. Una società dove hanno cambiato pelle i due principali punti di riferimento che spingono verso la crescita, la famiglia e soprattutto il lavoro.
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Impresa fai-da-te. E' esplosa l'auto-impresa: il Paese è cresciuto grazie ai tanti cittadini che in assenza di adeguate politiche si sono rimboccati le maniche. Il 71,1% dei nuovi posti di lavoro creati nell'ultimo decennio ('91-'01), pari a 1 milione 838 mila (+7,8% di incremento occupazionale) - conferma la ricerca - è frutto della spontanea iniziativa dei singoli, che si sono ''inventati'' un lavoro in proprio. E tra i mestieri che hanno registrato l'incremento più alto spicca quella degli agenti matrimoniali (13.357 in più nel 2001 rispetto a dieci anni prima).

Anni, quelli dal '91 al 2001 in cui il tessuto produttivo è andato via via polverizzandosi. C'è stata una crescita anomala delle imprese con un solo dipendente, il titolare (+51 per cento a cavallo tra il 1991 e il 2002), c'è stato un aumento tout court del numero delle imprese (+23,7%), che nello stesso periodo però hanno visto diminuire il numero medio dei dipendenti (da 4,4 a 3,8). Il tutto mentre le risorse si trasferivano dall'industria al settore dei servizi.

L'outsourcing. Non solo, la globalizzazione ha costretto le industrie a sfidare la concorrenza facendo ricorso all'ousourcing e all'esternalizzazione della produzione. I lavoratori hanno così perso quel senso di appartenenza a un'impresa, a un progetto, che per decenni, spiega il Censis, ha caratterizzato il mondo produttivo. E nello stesso tempo è aumentato il numero dei lavoratori senza un contratto garantito, una dinamica che ha contribuito a trasferire il rischio e l'incertezza, un tempo caratteristiche del lavoro autonomo, su ampi strati di lavoratori.

"Le trasformazioni che alla fine degli anni Ottanta hanno investito il mercato del lavoro - scrive il Censis - hanno rappresentano il principale terreno di alimento per quel processo di disarticolazione delle identità individuale e collettive che tanto hanno pesato nella messa in crisi delle logiche tradizionali di rappresentanza degli interessi".

E la famiglia che ruolo ha svolto in questi ultimi dieci anni? "Ha visto progressivamente rafforzare il proprio ruolo funzionale, estendendo sempre più la sua rete di supplenza rispetto al progressivo indebolimento dei meccanismi istituzionali di protezione e sicurezza". La famiglia si è fatta insomma carico di quel welfare che andava scomparendo, ma nel farlo ne ha subito i contraccolpi. Ne è uscita indebolita nei legami, "sfrangiata" e al suo interno ha visto esplodere le individualità. Ha messo in luce insomma "tutti i paradossi di un sistema di protezione sociale che affida alla solidarietà familiare le principali forme di redistribuzione di benessere e assistenza".

Processi che hanno influito sulla società nel profondo. "Stando ai numeri, almeno quelli ufficiali - scrive il Censis - la nostra società sembrerebbe aver perso ogni speranza di autorigenerazione: stagnazione economica, denatalità, rischio di impoverimento, rappresentano forse gli aspetti più evidenti di una società che ha sempre più difficoltà a trovare dei punti di coagulo, che sia in grado di canalizzare in una spinta verticale risorse economiche e umane sempre più sparse e frammentarie".

Eppure secondo l'indagine del Censis il 67% degli italiani (di età compresa fra i 30 e i 60 anni, cioè nati fra il 1945 e il 1975) ritiene che la propria posizione sociale sia "migliorata" rispetto alle condizioni della famiglia di origine, per il 32% essa è rimasta "invariata" e solo per il 6,9% è "peggiorata". Anche la percezione del livello di benessere economico, rispetto alla famiglia di origine, appare molto significativa, per il 58,4%, infatti, è migliorato, per il 28,6% è rimasto invariato, mentre per il 13% è peggiorato.

Generazioni affaticate. Tuttavia analizzando questi dati, aggiunge il Censis, si nota che fra le generazioni più recenti, i trenta-quarantenni, avvertono un certo affaticamento. Il miglioramento della posizione sociale non viene avvertito dal 73,5% come nelle generazioni più anziane, bensì dal 59%; e anche il benessere economico non viene valutato migliore dal 63% come accade fra i più anziani, bensì dal 50,7%. A soffrire sono dunque le generazioni che si sono recentemente affacciate alla vita attiva e che si rifugiano nel presente, "rassegnati a un futuro che non siamo più in grado di immaginare".
 


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