Riforme Istituzionali
Rassegna stampa
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il manifesto  10-07-2004
 
Se nasce solo l'Unione del mercato
 
ERIC DECARRO (Eric Decarro è stato presidente del sindacato svizzero dei servizi pubblici. Attualmente è impegnato nel Forum sociale di Ginevra)
 
Finora non c'è stato nessun dibattito democratico tra le popolazioni interessate alla Costituzione europea. La discussione si è limitata agli aspetti istituzionali e all'impronta cristiana che avrebbe dovuto dichiarare. Di fatto questa Costituzione, fondamentalmente neoliberista, è in contraddizione con quella Europa sociale, pacifica e solidale alle quale tutti aspiriamo. Privilegia la concorrenza e le politiche monetariste e avvia l'Europa verso una politica di potenza militare. All'art. 3 la Costituzione dichiara che gli obiettivi dominanti sono quelli della concorrenza e di «una economia sociale di mercato altamente competitiva». Ogni politica nazionale suscettibile di «falsare la concorrenza» verrebbe annullata. I servizi pubblici non vengono mai nominati, si legge invece di «servizi di interesse generale» che possono essere sia pubblici sia privati. L'obiettivo principale della Banca centrale europea - sovrana e assolutamente indipendente sia dalle istituzioni europee sia dai governi nazionali - è quello di assicurare la conservazione del valore dell'euro e del pareggio dei bilanci. Questa politica di austerità non tiene in nessuna considerazione i problemi dell'occupazione e della protezione sociale e rafforza la tendenza alla privatizzazione.

L'Unione si muove nella direzione di una politica di potenza, per un verso subordinata agli Usa attraverso la Nato, per l'altro loro rivale attraverso «la definizione progressiva di una difesa comune». La Costituzione raccomanda il rafforzamento della capacità militare dell'Ue nel quadro di una cooperazione strutturata tra gli stati più importanti e avvia la partecipazione dell'Unione alla corsa agli armamenti con l'affermata volontà di sviluppare nuove tecnologie in questo settore della produzione: premessa evidente per un aumento delle spese militari a tutto scapito di quelle civili e sociali.

L'Ue non riconosce alcun diritto agli immigrati extra comunitari, salvo gli elementi altamente qualificati, incentivando così la fuga dei cervelli dai paesi di origine: Ma anche i diritti politici degli immigrati intra-comunitari saranno assai ridotti.

Quanto ai diritti sociali, è senz'altro vero che in alcuni suoi articoli la Costituzione parla di politiche di pieno impiego e di dialogo sociale, ma nell'economia generale del progetto questi riferimenti pesano assai poco di fronte al rilievo che hanno l'economia di mercato e la concorrenza, che sono dominati rispetto alle libertà sindacali e ai diritti dei lavoratori. Concorrenza e competitività sono messi al primo posto dalle attuali politiche dei governi e dall'Ue e corrispondono a quelle politiche di regressione sociale praticate attualmente da tutti i governi dell'Unione, senza eccezione alcuna.

E' vero anche che il progetto si richiama alla Carta dei diritti umani fondamentali. E' ovvio che non si può non apprezzare l'affermazione del diritto alla vita e alla dignità della persona umana, così come l'interdizione della tortura e del lavoro forzato, ma che ne è dei diritti sociali fondamentali come il diritto al lavoro, a un reddito decente, a un alloggio? Che ne è del diritto ai contratti collettivi e allo sciopero su scala europea? Invece dell'affermazione del diritto al lavoro, che implica l'impegno di tutta la comunità a garantirlo, la Costituzione prevede «il diritto di tutte le persone umane a lavorare e esercitare una professione liberamente scelta ed accettata». Ma che cosa significa «il diritto di lavorare» in un sistema di economia di mercato sempre più incapace di offrire un'occupazione e che non cessa di precarizzare il lavoro? Un tale diritto assicura soltanto la possibilità di entrare in competizione, di cercare un lavoro, senza nessuna garanzia di reddito.

Ci si dice: «o la Costituzione o il caos» e poi «la si potrà sempre modificare e migliorare, ora bisogna accettarla». Ma il fatto è che, per modificare questa Costituzione ora approvata è necessaria l'unanimità dei 25 paesi membri: missione impossibile. In quanto altermondialisti, alle critiche di chi, anche a sinistra, dice che avversare questa Costituzione significa essere contro l'Europa, dobbiamo rispondere che noi siamo per l'Europa, ma non per questa Europa. La totale liberalizzazione in un'Europa caratterizzata da enormi disparità salariali e di condizioni di vita, può scatenare la concorrenza tra i salariati e un vero dumping sociale con delocalizzazione delle imprese e così via. Le multinazionali dei paesi europei più ricchi avranno così l'opportunità di potenziarsi . Non possiamo dire che un altro mondo è possibile e poi accettare una tale Costituzione, che disegna una Europa funzionale alle politiche del G8, del Fondo monetario internazionale e del Wto. Dobbiamo a mio avviso rifiutarla, e al tempo stesso avviare dalla base un nuovo processo costituente per definire l'Europa che vogliamo.
 


Indice "Rassegna Stampa e Opinioni" - 2004
 
 
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