Riforme Istituzionali
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Corriere della sera  15-07-2004
 
Nel giorno della Repubblica, il presidente auspica la revisione delle norme del Patto di stabilità
 
«I francesi al voto sulla Costituzione Ue»
 
Chirac annuncia a sorpresa un referendum sul nuovo Trattato. E anche la data: metà 2005
 
PARIGI - Dicono che sia «alla frutta». Certo l'immagine è un po' sbiadita. Sondaggi in caduta, distacco dal Paese, isolamento persino nel suo partito, pretendenti al trono sempre più agguerriti, come quel Nicolas Sarkozy che su Le Monde si è permesso di spiegare le linee guida della politica francese in anticipo sulla festa della Repubblica, tradizionale palcoscenico televisivo del presidente.
Eppure Jacques Chirac non demorde e con consumata esperienza cerca di stroncare gli avversari interni, imbarazzare l'opposizione e soprattutto sedurre i francesi toccando le corde più sensibili: coesione sociale, interessi nazionali, scelte consensuali. L'esperienza serve anche a saper giocare d'anticipo. Per questo, ha scelto la festa della Repubblica per annunciare ufficialmente un referendum sulla Costituzione europea, fissando anche una data, la metà del 2005. Chirac ha detto di aver fiducia nella capacità dei francesi di scegliere il loro futuro e ha confermato il proprio giudizio positivo sul testo attuale. Tuttavia, il presidente ha anche percepito che la scelta referendaria trova consenso in quasi tutte le forze politiche e che l'opposizione ai contenuti della Carta cresce sia nella sinistra socialista e comunista sia nelle componenti «sovraniste» e nazionaliste del Paese.
Meglio dunque correre il rischio, mettendosi nella scia dei numerosi Paesi europei che faranno un’analoga scelta e sperare di vincere la scommessa, come capitò nel 1992 a Mitterrand per il referendum su Maastricht. Passò per un pugno di voti, ma la vittoria fu una formidabile iniezione all’immagine europeista dell'ex presidente. Annunciando un referendum, Chirac ha anche messo nell'imbarazzo i leader più in vista del partito socialista, globalmente favorevoli al referendum ma divisi sul giudizio sulla costituzione di un Europa che molti giudicano troppo liberale. In questo modo, l'eventuale bocciatura avrebbe responsabilità più ampia.
I socialisti non hanno ancora una posizione ufficiale e mettono le mani avanti: «Dipenderà dalla situazione del Paese e dalla posizione di Chirac». Accusato di attendismo, consapevole che quest'Europa piace poco ai francesi e delude le classi dirigenti, Chirac sa che un referendum servirà almeno a discuterne e che sarà lui al centro del dibattito. Il che in vista delle presidenziali del 2007 non guasta.
La Costituzione è stato uno dei pochi argomenti di politica estera affrontati. Il secondo, sempre guardando ai problemi di casa propria, è il patto di stabilità. Chirac accetta i richiami, ma dice chiaro e tondo che la Bce non può avere come unico obiettivo la stabilità dei prezzi. Anche la crescita deve essere un obiettivo. Il richiamo alla Bce risente della preoccupazione, peraltro ammessa, di non poter mantenere una promessa elettorale, la riduzione delle imposte. Senza crescita, in una fase di taglio della spesa e di riforme strutturali, una «pausa» è necessaria.
Chirac si è irrigidito alle domande sul tormentone della politica francese: i rapporti con il potente e onnipresente ministro dell'Economia Sarkozy, l'uomo che la stampa considera sempre più l'astro nascente e che si è autoproclamato alla successione. «I francesi - ha detto il leader socialista, François Hollande - hanno assistito in diretta alla crisi d'autorità fra il presidente e il ministro dell'Economia». «Non lascerò che le polemiche e le rivalità personali vadano a detrimento dell'azione di governo e dell'interesse dei francesi» ha detto Chirac, stroncando le querelle sulla guida del partito e sulle scelte del governo.
Sui temi sociali ed economici (riforme, 35 ore, lotta alla disoccupazione, laicità e antisemitismo) il presidente ha ripetuto i concetti base della politica che gli è più congeniale: ridurre la frattura sociale, integrazione, consenso. Anche se Sarkozy si afferma come l'uomo della rottura e della novità, il presidente mira a far comprendere che la politica francese non si discosta da una coerenza di vedute che è la sua. Sulle 35 ore, ad esempio, Chirac ha ribadito che l'orario legale non sarà modificato e che «attraverso il dialogo» imprese e lavoratori avranno maggiore libertà di scelta. Né più né meno di quanto detto da Sarkozy, anche se il ministro dell'Economia aveva sparato ad alzo zero accreditandosi come l'uomo che avrebbe detto addio alle 35 ore. Un ultimo accenno alla vicenda che ha sconvolto la Francia in questi giorni, l'aggressione antisemita nel metro di Parigi rivelatasi un'invenzione di una giovane mitomane. «E' una storia spiacevole» ha detto il presidente che però non rimpiange di aver richiamato l'attenzione su problemi reali. «Le manipolazioni sono anche conseguenza di questo clima».
 
Massimo Nava

Indice "Rassegna Stampa e Opinioni" - 2004
 
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