Certamente, che già da oggi si cerchi di dotarsi degli strumenti
per non trovarsi impreparati non può che far piacere; ma risulta
estremamente difficile far finta di nulla di fronte al diverso modo di
atteggiarsi.
Tanto più che il danno, almeno per quanto riguarda la questione
"Titolo V", è già stato abbondantemente fatto dalla riforma
dell'Ulivo.
Che dire dell'odiosa costituzionalizzazione del principio
per cui lo Stato non persegue le uguali condizioni di vita, bensì
i "livelli essenziali delle prestazioni"?
Non siamo già di fronte ad una Costituzione che, fatti salvi
i livelli minimi, divide i cittadini in ricchi e poveri a seconda delle
regioni di residenza?
Paradossalmente, la riforma votata il 15 ottobre alla Camera, con la
restituzione d'importanti materie alla legislazione esclusiva dello Stato,
quali la sicurezza sul lavoro e la tutela della salute, è da preferire
a quella votata dall'Ulivo, e questo nonostante il contentino formale ricevuto
dalla Lega di Bossi sulla cosiddetta devolution.
Ma anche su altre questioni, quali la bipolarizzazione
forzata, l'elezione diretta dei sindaci e dei presidenti di regione, la
personalizzazione della politica ... il Governo Berlusconi non è
ancora riuscito ad eguagliare i disastri di chi lo ha preceduto e quelli
che potrebbero essere realizzati da chi potrebbe succedergli.
Anche la Bozza Amato, infatti,
sottoscritta da tutti i leader dell'opposizione, prevede l'istituzione
di assurdi meccanismi "antiribaltone". Sul punto, la riforma votata
dal Polo il 15 ottobre 2004 risulta essere l'esatta copia della Bozza Amato
del 10 dicembre 2003.
Del resto, non potrebbe essere altrimenti: se non ci si batte per rafforzare
la dialettica parlamentare e non si abbandona l'idea che le ragioni dell'efficienza
dell'azione di Governo possano arrivare al punto di calpestare i principi
di partecipazione e di rappresentanza, non c'è altra strada di quella
recepita dalla riforma votata dal centro-destra; la stessa via già
in precedenza indicata dalla Bozza Amato.
Per tutto questo, combattere la riforma del Polo è sì quanto mai urgente, ma non perché corpo estraneo ad una Costituzione che ancora conserva i connotati originari, ma in quanto innesto organico ad una Costituzione già svilita e stravolta dalle riforme degli ultimi anni e dall'introduzione del sistema elettorale maggioritario.
Spero, quindi, e in tal senso rinnovo l'invito a che trovino spazio le provocazioni, che all'appuntamento del 27 ottobre si possa parlare anche di questi problemi.
Con i più cari saluti.
Franco Ragusa
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