Riforme Istituzionali
Rassegna stampa e Opinioni
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Franco Ragusa  24-10-2004
 
Lettera aperta ai nascenti Comitati per il "NO"  nel referendum costituzionale
 
   Caro Domenico e tutti i firmatari dell'appello per la costituzione di Comitati per il "NO" nel referendum costituzionale,
è con molto piacere che ho ricevuto l'appello-invito all'iniziativa del 27 ottobre.
Motivi di lavoro fuori Roma non mi permetteranno, purtroppo, di essere presente.
Spero lo stesso, però, che possa esservi lo spazio per una provocazione che non avrei mancato di lanciare:
   come e perché per il Nuovo Titolo V dell'Ulivo, sia nelle battute iniziali che in quelle finali, non ci fu il medesimo fermento?
Senza troppi giri di parole, nel caso della riforma del Polo siamo ancora ad una prima lettura (con alcune parti della riforma che, indipendentemente dal giudizio sulle scelte, per banali questioni tecnico-funzionali sarà necessario operare delle correzioni, così come è già stato per il progetto votato in prima lettura dal Senato) ... è già tutti sulle barricate.

Certamente, che già da oggi si cerchi di dotarsi degli strumenti per non trovarsi impreparati non può che far piacere; ma risulta estremamente difficile far finta di nulla di fronte al diverso modo di atteggiarsi.
Tanto più che il danno, almeno per quanto riguarda la questione "Titolo V", è già stato abbondantemente fatto dalla riforma dell'Ulivo.
   Che dire dell'odiosa costituzionalizzazione del principio per cui lo Stato non persegue le uguali condizioni di vita, bensì i "livelli essenziali delle prestazioni"?
Non siamo già di fronte ad una Costituzione che, fatti salvi i livelli minimi, divide i cittadini in ricchi e poveri a seconda delle regioni di residenza?
Paradossalmente, la riforma votata il 15 ottobre alla Camera, con la restituzione d'importanti materie alla legislazione esclusiva dello Stato, quali la sicurezza sul lavoro e la tutela della salute, è da preferire a quella votata dall'Ulivo, e questo nonostante il contentino formale ricevuto dalla Lega di Bossi sulla cosiddetta devolution.
   Ma anche su altre questioni, quali la bipolarizzazione forzata, l'elezione diretta dei sindaci e dei presidenti di regione, la personalizzazione della politica ... il Governo Berlusconi non è ancora riuscito ad eguagliare i disastri di chi lo ha preceduto e quelli che potrebbero essere realizzati da chi potrebbe succedergli.
Anche la Bozza Amato, infatti, sottoscritta da tutti i leader dell'opposizione, prevede l'istituzione di assurdi meccanismi "antiribaltone". Sul punto, la riforma votata dal Polo il 15 ottobre 2004 risulta essere l'esatta copia della Bozza Amato del 10 dicembre 2003.
Del resto, non potrebbe essere altrimenti: se non ci si batte per rafforzare la dialettica parlamentare e non si abbandona l'idea che le ragioni dell'efficienza dell'azione di Governo possano arrivare al punto di calpestare i principi di partecipazione e di rappresentanza, non c'è altra strada di quella recepita dalla riforma votata dal centro-destra; la stessa via già in precedenza indicata dalla Bozza Amato.

Per tutto questo, combattere la riforma del Polo è sì quanto mai urgente, ma non perché corpo estraneo ad una Costituzione che ancora conserva i connotati originari, ma in quanto innesto organico ad una Costituzione già svilita e stravolta dalle riforme degli ultimi anni e dall'introduzione del sistema elettorale maggioritario.

Spero, quindi, e in tal senso rinnovo l'invito a che trovino spazio le provocazioni, che all'appuntamento del 27 ottobre si possa parlare anche di questi problemi.

Con i più cari saluti.

Franco Ragusa


Indice "Rassegna Stampa e Opinioni" - 2004
 
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