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Corriere della sera  03-12-2004
 
La nuova legge elettorale ci garantirà la vittoria

Berlusconi: abbiamo i numeri anche per modificare la par condicio. La sinistra non potrà dire nulla
 

ROMA - Ricorre ai precedenti storici per spiegare che la corsa verso le Politiche del 2006 sarà difficile, niente affatto da sottovalutare: «Siamo in grande ripresa, è vero, l’unico sondaggista di cui mi fido dà la Cdl al 46,5%, di poco sopra il centrosinistra, ma sopra, mentre gli altri governanti europei sono tutti al di sotto. Abbiamo fatto grandi cose con questo governo, con il taglio delle tasse abbiamo realizzato tutti i punti del programma. Però, anche questi risultati straordinari non ci danno la garanzia assoluta che i cittadini ci voteranno. Altrimenti, non si spiegherebbero sconfitte come quella di Churchill, della Thatcher, di Kohl, di Aznar che in fondo se ne è andato per conto suo...». E’ sicuramente carico Silvio Berlusconi, motivatissimo, felice mentre arringa 140 giovani di Forza Italia convocati (tra le proteste del centrosinistra) nella Sala della Regina, a Montecitorio, per far di loro la testa di ponte delle 1.000 «camicie azzurre» che dovranno battere metro per metro ogni collegio elettorale in vista delle prossime elezioni. Ma è anche conscio che il passaggio che si annuncia va preparato al meglio. Perché quella che si è aperta un secondo dopo la chiusura della partita rimpasto è la grande corsa verso le elezioni.
E dunque, mentre sprona i ragazzi perché «non basta vincere, voglio stravincere, voglio una valanga di voti», mentre rivela che sta pensando a un programma che «batta sul concetto di sogno» e che preveda anche nuovi «passi» sulla giustizia magari «nella prossima legislatura», mentre indica come obiettivo «il 40% per FI» per ottenere verosimilmente «il 33%», spiega anche - rigorosamente a porte chiuse - che per farcela bisogna cambiare la legge elettorale. E nulla lo fermerà, perché è grazie a questa modifica che «ci garantiremo la vittoria».
«Noi - annuncia dunque - cambieremo la legge elettorale, introducendo il sistema di voto della scheda unica. Approveremo la modifica in Parlamento, abbiamo i numeri per farlo, e nessuno potrà dire nulla perché vengono cambiate le regole del gioco a fine legislatura, visto che la sinistra lo ha fatto più volte». Poi spiega, didascalico e con una chiarezza mai usata prima: «Il problema che ha sempre avuto il centrodestra è che nel proporzionale vinciamo, ma nel maggioritario l’elettore della Lega non vota il candidato di An, e viceversa. Allora il sistema a cui pensiamo è molto semplice: una scheda sola con i simboli dei partiti, di fianco i nomi dei candidati nel proporzionale e solo ultimo il nome del candidato nel collegio».
L’elettore, continua il premier davanti ai ragazzi che lo seguono affascinati «per dare il suo voto, non dovrà far altro che barrare con una croce il partito prescelto»: meccanismo perfetto per «annullare la differenza di voti a nostro svantaggio che sempre abbiamo tra maggioritario e proporzionale». Insomma, è la conclusione che fa scattare l’applauso «con questo dovremmo garantirci assolutamente la vittoria alle prossime elezioni». E tanto ne sono convinti nella Cdl che l’autore della proposta di modifica elettorale, Vincenzo Nespoli di An, detta i tempi del percorso: la proposta di modifica sarà presentata a gennaio, alla ripresa dei lavori, e «potremo chiedere l’urgenza», con l’obiettivo di varare la riforma «prima delle regionali».
Ma non è tutto. Berlusconi è decisissimo a cambiare anche la legge sulla par condicio, «nome furbo, è una "legge bavaglio"». E questo perché, si è sfogato, «non è possibile che FI, che ha avuto il 30%, debba avere in tivù lo stesso spazio che va a un partito che scende in campo per la prima volta. Sul mercato se vuoi mantenere le tue quote, nella pubblicità di un prodotto devi mantenere le stesse quote rispetto ai concorrenti, o addirittura un 5% in più. E’ come una donna di casa che al supermercato allunga la mano per prendere l’olio o la pasta: la sua decisione viene fuori da tante esperienze, ma anche da tanta comunicazione».
E poi c’è altro da fare, per non trovarsi impreparati. Blindare il governo con l’ingresso di Follini è stato un passo, certo, ma adesso bisogna ridare la carica a Forza Italia che necessita non «di un mio delfino ma di una classe dirigente». Ecco dunque il compito affidato ai giovani, che secondo il loro responsabile Simone Baldelli per carità «non significa certo che vogliamo essere una struttura che si sovrappone al partito o rubare spazi...» come qualcuno lamenta. Ed ecco la ristrutturazione di FI con il recupero di Scajola all’organizzazione, l’arrivo di Tremonti e il ritorno di Dell’Utri (sul quale Berlusconi non mette «una, ma due mani sul fuoco») pure come vice presidente.
Il tutto, per battere un centrosinistra che il premier vede esangue: «Lo sciopero generale? E’ stato un flop. Questi signori non hanno un leader riconosciuto, non hanno programma, non hanno neppure un nome. Prodi e Bertinotti non potranno mai trovare un'intesa su un programma economico di governo, sono divisi su tutto». Ma per batterli, il premier è pronto a tutto.
 
Paola Di Caro


Indice "Rassegna Stampa e Opinioni" - 2004
 
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