L'Unità
09-12-2004
Riforma elettorale della destra: «Una truffa per gli elettori»
Secondo il senatore diesse Franco Bassanini siamo di fronte a un «duplice
scandalo». «Si vogliono cambiare le regole del gioco a colpi
di maggioranza, in modo arbitrario, solo perché una delle due parti
rischia di perdere. Si riscrivono le regole non per il bene del paese ma
per semplice utilità di parte». La riforma elettorale che
vuole Berlusconi? «Altro che aggiustamento tecnico. È un imbroglio.
Riduce la libertà di scelta degli elettori (chiamati ad esprimere
un solo voto che viene conteggiato due volte con due sistemi diversi).
Rende il voto confuso e oscuro». Da una parte la riforma elettorale,
dall’altra l’abolizione della par condicio. Berlusconi sostiene che non
si può negare a un partito la libertà di spendere? «Ma
in tutti i paesi democratici esistono regole e limiti che servono ad evitare
una sproporzione eccessiva di risorse da spendere in campagna elettorale.
Se in Italia aboliamo anche la par condicio la competizione elettorale
si trasformerà in una gara nella quale uno corre con una Ferrari
e l’altro con il monopattino. Non ci sarà partita. È allarmante.
Vedo che Berlusconi si richiama alle regole vigenti negli Usa. Ebbene negli
Usa ci sono limiti alla raccolta e all’uso delle risorse elettorali. Ma
soprattutto, un candidato molto ricco non può usare le sue ricchezze
personali per finanziare la sua campagna elettorale e squilibrare il rapporto
con gli altri...».
Senatore, c’è proprio bisogno oggi di intervenire sulla legge
elettorale? Non le sembra che questa sia una priorità solo per Berlusconi?
«Siamo alle solite. In questa legislatura le priorità
sono state di volta in volta abolire l’imposta di successione sulle grandi
ricchezze, depenalizzare il falso in bilancio, introdurre norme per esportare
i processi da un tribunale all’altro, per l’immunità, per riformare
l’ordinamento giudiziario... Le vere priorità del paese (crescita,
competitività, sviluppo, caro prezzi, servizi fondamentali, ricerca)
per il premier non sono mai in testa alla classifica...».
Lui sostiene che anche D’Alema ha riconosciuto la necessità
di intervenire sulla legge elettorale...
«Questo è un imbroglio. E sono indignato per le parole
di Berlusconi e, a ruota, di Bondi. D’Alema ha detto un’altra cosa: quando
si deciderà di mettere mano alla legge elettorale bisogna farlo
in modo da risolvere una serie di problemi del nostro sistema istituzionale
e politico e vi dico subito che per noi la soluzione migliore sarebbe l’uninominale
a doppio turno alla francese (nel primo turno concorrono tutti e nel secondo
restano in gara coloro che hanno superato una certa soglia) ma con una
correzione rispetto al sistema francese (una piccola quota riservata interamente
al diritto di tribuna, cioè ai partiti e alle liste che non si coalizzano).
Un sistema che potrebbe contribuire a risolvere i problemi dell’eccessiva
frammentazione e della scarsa coesione delle coalizioni. Ha detto anche
che questa non è questione che riguarda l’oggi. Riguarda il domani,
quando si riprenderà la strada di un confronto vero sulle riforme
utili a rafforzare la nostra democrazia. Proprio perché abbiamo
idee opposte sulla riforma elettorale non si può pensare di farla
adesso, nella fase finale della legislatura. Per fare una riforma elettorale
occorre una larga convergenza».
Eppure la Cdl andrà avanti sulla proposta Nespoli.
«Perché vuole una legge che la renda più competitiva
di fronte al rischio di perdere le elezioni. Una riforma fatta per cambiare
le regole del gioco da parte di una squadra che rischia di perdere. Ed
è gravissimo che ritengano di andare avanti prima ancora di avere
verificato l’esistenza di una possibilità di intesa con l’opposizione.
È perfettamente legittimo che una maggioranza che ha vinto le elezioni
faccia la riforma delle pensioni e la riforma fiscale che vuole, ma qui
stiamo parlando di regole: la legge elettorale così come la Costituzione
rappresentano le regole fondamentali di una democrazia e non possono essere
appannaggio di chi ha vinto le elezioni. Sarebbe un atto di prevaricazione».
Berlusconi dice che si tratta di fare solo alcuni aggiustamenti
tecnici migliorativi: scheda unica per la quota proporzionale e per il
voto uninominale, senza preferenze e con l’ abolizione dello scorporo.
Che ricadute avrebbe?
«È una modifica drastica e rilevantissima. Il sistema
attuale è prevalentemente maggioritario e uninominale (si eleggono
così i senatori e i tre quarti dei deputati). È un sistema
che ha pregi e difetti. Ma offre al cittadino la possibilità di
scegliere il rappresentante in Parlamento del suo collegio elettorale anche
in base alle qualità dei candidati. Il nostro sistema prevede anche,
per il restante quarto dei deputati, un sistema proporzionale di lista
(il cittadino sceglie un partito e la sua lista di candidati). Una commistione
confusa della logica proporzionale e maggioritaria rischia di creare solo
caos e di imbrogliare l’elettore».
Ma il “Mattarellum” è già tre quarti di maggioritario
e un quarto di proporzionale.
«Sì, ma le due logiche sono tenute distinte in due schede
diverse. Così come accade anche in Germania. L’idea del “Nespolum”
è di mantenere i tre quarti di maggioritario e un quarto di proporzionale,
ma il cittadino votando il partito vota automaticamente il deputato del
collegio. Abbiamo così un voto di partito che si impadronisce in
maniera spuria dell’elezione uninominale e maggioritaria. Il cittadino
è costretto a scegliere il simbolo del partito anche quando vota
per il candidato della coalizione nel collegio. Solo perché fa comodo
alla Cdl. Che con il voto sui simboli di partito riduce il suo svantaggio
nei sondaggi rispetto al centrosinistra. Il centrosinistra (al contrario
del centrodestra) infatti è più forte laddove si votano i
candidati della coalizione. Insomma, il Nespolum è una vera e propria
truffa: mantiene un sistema per tre quarti maggioritario e uninominale
ma incanala il voto dell’elettore nella scelta dei simboli di partito.
Con la sola finalità di avvantaggiare i partiti della maggioranza».
C’è anche l’abolizione dello scorporo. Che effetti avrebbe?
«Verrebbe fortemente limitato il meccanismo di correzione del
maggioritario introdotto per dare rappresentanza anche ai minori che non
si coalizzano. Eliminando lo scorporo i tre quarti della quota proporzionale
sarebbero divisi fra i partiti delle coalizioni e ai minori non coalizzati
resterebbe all’incirca il 5-6%».
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