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Repubblica.it  30-05-2005
 
La politica si spacca su referendum di Parigi. Tutti d'accordo: "non può essere essere minimizzato o ignorato"
Pera: "No francese colpo mortale"; Bossi: "E' la fine dell'Europa"; Prodi: "Continuità, bisogna andare avanti"
 
ROMA - La vittoria del "no, al referendum francese sulla Costituzione europea ha avuto ripercussioni sul dibattito politico italiano. Pur con sfumature diverse, a seconda dell'adesione più o meno entusiastica al sogno europeista, da ogni parte viene l'indicazione che il risultato francese deve esserte considerato con attenzione.

C'è poi chi è più pessimista sul futuro dell'Unione e chi meno, come il presidente del Senato Marcello Pera, che definisce il risultato francese "un colpo mortale alla Costituzione europea",ma osserva che il voto francese non arriverà a "bloccare l'Europa". Un richiamo a valutare l'esito del referendum arriva anche da Pier Ferdinando Casini: "Non mi piace chi fa finta di niente, chi minimizza, chi ricorre all'euroretorica", osserva il presidente della Camera, che invita a "fermarsi e a ripensare l'Europa".

Condivide il leader dei Ds Piero Fassino: il no francese "non può essere considerato un incidente di percorso". Gli fa eco Massimo D'Alema: "E' un colpo all'unità europea", frutto, a suo giudizio, della paura.

Sulle conseguenze del voto d'Oltralpe ci sono divergenze anche all'interno di maggioranza e opposizione, con Romano Prodi a capitanare i difensori dell'Unione, che sperano in un rilancio della spinta europeista, dall'altra i critici delle politiche di Bruxelles che invocano un cambio di rotta.Il fronte del no è trasversale e riunisce un improbabile terzetto composto da Umberto Bossi, Fausto Bertinotti e Giulio Tremonti. Sono loro tre, con le loro visioni politiche quasi sempre agli antipodi, a gioire oggi per il risultato francese.

"Il voto in Francia è la fine dell'Europa, di quell'Europa che hanno voluto fare contro il popolo", esclama Umberto Bossi. La Lega Nord accarezza l'idea di seguire l'esempio francese e di sottoporre la Costituzione Europea a referendum. Il ministro delle Riforme Calderoli annuncia che porrà la questione in Consiglio dei ministri: ma l'idea viene subito bocciata, oltre che da Romano Prodi, anche dall'alleato Follini perché il trattato è stato già ratificato dal Parlamento. E' soddisfatto per l'esito del voto in Francia anche il vicepremier Giulio Tremonti: "Mi sono messo la Legion d'Onore", dice ai giornalisti con una battuta. E sostiene che il voto francese è il prodotto di "un cumulo di errori enormi" compiuti da Bruxelles.

Se la destra vede nel referendum francese un no all'Euro, alla burocrazia e all'immigrazione, Rifondazione Comunista lo interpreta come un atto di accusa contro l'Europa neoliberista. La critica di Bertinotti è a trecentosessanta gradi "da Fassino a Fini" e comprende anche Prodi: "Il Professore non ha alcuna responsabilità in più o in meno. E' uguale a tutti gli altri". Questo però non vuol dire, argomenta Bertinotti, che Prodi sia indebolito come leader.

Il voto francese porta allo scoperto anche l'euroscetticismo di Forza Italia. Il coordinatore Sandro Bondi parla di un voto "contro l'Europa dei banchieri, della tecnocrazia e non dei popoli", mentre il suo vice Fabrizio Cicchitto, sostiene che "non sarebbe male una revisione del patto di Maastricht" e un alleggerimento dei vincoli europei. A fare il tifo contro il Trattato c'è anche l'ex presidente della Repubblica Cossiga, che a questo punto spera in una vittoria del no in Olanda: servirebbe, dice, "ad affondare per sempre il pasticcio".

Sul fronte opposto, Prodi interpreta la linea della continuità. Dopo aver analizzato "gli equivoci e le verità" del no francese, sottolinea, bisognerà andare avanti sulla strada intrapresa. Il Professore non vuol sentir parlare di uno stop all'allargamento: "E' un fatto storico. Tornare indietro significherebbe uccidere la pace in Europa".

Indirettamente, Prodi se la prende anche con Berlusconi e il suo governo. Lo fa quando sostiene che l'idea di un'Europa burocratica e lontana dai cittadini è stata alimentata dai "primi ministri che di fronte alle difficoltà dicevano che a Bruxelles sono tutti cattivi". Il leader del centrosinistra è un po' più in imbarazzo di fronte alla "strana alleanza" Lega-Rifondazione: "Sono incroci casuali tra sinistra e destra, perché Calderoli e Bertinotti sono l'estrema destra e l'estrema sinistra francese".

Contro Bertinotti si schiera, come sempre del resto, Armando Cossutta: il presidente dei Comunisti italiani dice che con la vittoria del no "chi si rallegra più di tutti è Bush". Anche Clemente Mastella si unisce nella polemica contro Rifondazione: gli attacchi di Bertinotti a Prodi, sostiene, sono "fuori luogo". "Hanno vinto le posizioni estreme: l'antieuropeismo dell'estrema destra e dell'estrema sinistra. Occorre che l'Europa cambi rapidamente e in profondita", è il commento del leader della Margherita Rutelli.


Indice "Rassegna Stampa e Opinioni" - 2005
 
 
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