Riforme Istituzionali
Rassegna stampa
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Repubblica.it 13-09-2005
 
Il centrodestra trova una intesa: abolire i collegi uninominali
Proporzionale con premio di maggioranza e sbarramento al 4%

Legge elettorale, accordo nella Cdl - Unione insorge: "Blocchiamo le Camere"
 
Ma l'Udc prepara un emendamento per salvare i partiti piccoli
Prodi: "Non si cambia la legge a 6 mesi dalle elezioni. Saranno scontri pesanti"
 
ROMA - E' scontro sulla legge elettorale. La Casa delle libertà ha trovato l'accordo su un testo "tecnico" per la riforma in senso proporzionale. E ha depositato alla Camera, in commissione Affari costituzionali, l'emendamento di maggioranza. L'opposizione, immediatamente, annuncia battaglia. Fino al punto di bloccare - con lo strumento della mancanza del numero legale - i lavori del Parlamento. "Cambiare la legge elettorale, a poco più di sei mesi dal voto - dice Romano Prodi - è una cosa indegna". E poi: "Ci saranno scontri pesanti".

I tempi. In quanto ai tempi, il presidente della Camera, Pier Ferdinando Casini sostiene che "se c'è la volontà politica, e soprattutto se ci sono i parlamentari in aula, la si può approvare". E sottolinea: "La legge elettorale era già calendarizzata: non c'è quindi nessuna novità".

I contenuti. L'emendamento di maggioranza al testo Bruno prevede la scomparsa dei collegi uninominali, l'elezione su base circoscrizionale con il riparto proporzionale dei seggi (50 per cento con le preferenze e 50 per cento con liste bloccate), un premio di maggioranza e lo sbarramento al 4 per cento.

Norma salva-piccoli. L'Udc sta elaborando un emendamento da presentare in aula al provvedimento di riforma elettorale in cui si tuteli il ruolo politico delle forze che non riescano a raggiungere la soglia minima del 4%. Secondo il testo sottoscritto oggi, le liste che non superano la soglia di sbarramento non solo non ottengono alcun seggio in Parlamento, ma i loro voti non servono neppure per il calcolo dei voti di coalizione. Di fatto vengono buttati. L'emendamento a cui sta lavorando l'Udc, si apprende da ambienti parlamentari, conferma che i "piccoli" non ottengono alcun seggio, ma prevede che i loro voti si contino per la coalizione di appartenenza al momento di stabilire a chi spetta il premio di maggioranza.

In una nota della segreteria, l'Udc afferma che "le intimidazioni dell'Unione non impediranno il tentativo serio di trovare in aula una intesa più larga".

L'opposizione. Dall'Unione, che da tempo ribadisce che non si possono cambiare le regole del gioco prima delle elezioni e senza un accordo bipartisan, la reazione è immediata. Spiega Luciano Violante, presidente dei deputati Ds: "La proposta della Cdl è nella tradizione delle leggi-truffa, gli italiani non potranno più scegliere ed eleggere direttamente il governo ma dovranno delegare i parlamentari. Un ritorno all'indietro inaccettabile".

Violante ricorda che "quando l'allora ministro Maccanico propose una riforma della legge elettorale a pochi mesi dalla scadenza della legislatura, La Loggia si alzò in piedi e disse che era inaccettabile cambiare le regole alla fine. Noi ne prendemmo atto e mi auguro che ora la Cdl faccia lo stesso, altrimenti - conclude - continueremo a fare come oggi, facendo mancare a oltranza il numero legale di qui fino alla fine della legislatura".

Carlo Leoni, capogruppo della Quercia in commissione Affari costituzionali alla Camera, annuncia: "Abbiamo presentato 500 emendamenti al testo del presidente Donato Bruno. Quando arriverà il maxiemendamento annunciato dalla maggioranza, ne presenteremo altrettanti".

Prodi: "Inaccettabile". Prodi ha parlato subito di "proposte assolutamente irricevibili" che "fanno pensare sulla necessità di riflettere di più sullo spirito democratico". E in quanto alla sua candidatura alle primarie, "quella - precisa - va avanti lo stesso".

In serata, partecipando alla Festa del Pdci a Firenze, il leader dell'Unione è tornato sull'argomento: "Questo testo - ha osservato - dà la possibilità ad una forte minoranza di votare e di eleggere la maggioranza dei parlamentari, distorce quindi ogni criterio di democrazia".

"Si può parlare di colpo di stato istituzionale?", gli è stato chiesto. "Si tratta di una forzatura enorme della legge elettorale con, soprattutto nella parte che riguarda il Senato, aspetti semplici di incostituzionalità".

Quanto ai motivi che hanno spinto la Casa delle libertà a mettere mano ad una nuova legge elettorale, Prodi parla di "un gesto di disperazione". "Non c' è dubbio - ha osservato Prodi - tutti i sondaggi danno la Cdl perdente ed allora si truccano le regole con cui si gioca. Quindi - ha concluso - è un gesto di disperazione, ma pericolosissimo per la nostra democrazia".


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